Erzegovina: itinerario tra castelli, monasteri e vigneti

Un po’ alla volta ve la racconterò tutta, la mia amata Bosnia-Erzegovina. Stavolta è il turno di una bella fetta di Erzegovina, la parte a sud-est del Paese, estesa circa 10.000 chilometri quadrati e caratterizzata per la maggior parte da un paesaggio di colline attraversate da fiumi, il più importante dei quali è la Neretva. La maggior parte delle persone conosce e ha visitato il capoluogo della regione, Mostar, dove anch’io sono stata due volte, e la nota località di pellegrinaggio, Medjugorje, dove invece non sono riuscita ad andare nemmeno stavolta. L’Erzegovina, però, cela molti tesori, sparsi in villaggi e località minori, ma facili da raggiungere, soprattutto se seguirete questo facile itinerario.

L'itinerario

Blagaj

Blagaj è una tappa imperdibile di un giro in Erzegovina. L’attrazione principale di questo villaggio è un monastero ricavato nella roccia a strapiombo sulla sorgente del fiume Buna, un affluente della Neretva con cui condivide il colore verde intenso. Non si tratta di un monastero qualunque, ma di una tekija dei dervisci e se siete fortunati potrete ancora incrociarli mentre si aggirano e pregano nell’edificio, incuranti dei turisti.

L’entrata è a pagamento (4 Km, 2 Euro) ma il luogo è anche un importante centro spirituale. Le scarpe vanno lasciate all’entrata e le donne devono coprirsi la testa (ci sono sciarpe e veli a disposizione all’entrata, se non doveste averne con voi).

L’interno è stato ristrutturato, ma gli ambienti conservano molti arredi originali. Vi consiglio due riti se capitate qui, il primo sacro, il secondo profano. Ancorata ad una catenella, su alcuni scalini in riva al fiume, c’è una ciotola: raccogliere e bere un sorso d’acqua si dice abbia proprietà curative. Usciti dal monastero, intorno alla sorgente ci sono alcuni ristoranti: accomodatevi a un tavolo non soltanto per godere di una fantastica vista, ma anche per assaggiare le squisite ed economiche trote della Buna. Dalle terrazze dei ristoranti inoltre si gode la migliore vista in assoluto sulla sorgente che sgorga dall’imponente roccia, sulla cascata da cui poi scorre il fiume e sul monastero affacciato sull’acqua verde scuro. Davvero imperdibile.

Distanze: 15 km da Mostar, 35 km da Stolac

Dove mangiare: ce ne sono tre proprio davanti al monastero, in riva al fiume, noi abbiamo provato il Vrelo, quello che sembra avere la vista migliore sulla tekija. Qui è d’obbligo assaggiare le squisite trote.

erzegovina itinerario
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Počitelj

Počitelj è un micro villaggio arrampicato su una collina diventato famoso perché ancora oggi presenta la sua tipica forma architettonica medievale e ottomana. Questo piccolo scrigno dal sapore d’oriente si individua facilmente lungo la statale che da Čapljina porta a Mostar.

Il villaggio, che ormai è una sorta di museo a cielo aperto dell’architettura ottomana del passato fatta di edifici di sassi e stradine acciottolate, si inerpica completamente sulla collina. Dopo aver superato la manciata di ristoranti, chioschi e bancarelle di souvenir che si trovano a valle, all’altezza del parcheggio, dove si può comodamente lasciare l’auto, potete cominciare ad esplorare la collina a piedi lungo i sentieri lastricati. In mezzo alla vegetazione, si ammirano una moschea, una madrasa (la scuola coranica) con le tipiche cupolette, e una serie di case perfettamente ristrutturate ma non tutte abitate.

Ad un certo punto un bivio vi permette di raggiungere i due punti più alti del colle dove si trovano le mura e la torre. Verso sinistra la passeggiata e più breve e conduce alla torre a strapiombo sulla Neretva. Qui gli accessi sono al limite delle condizioni di sicurezza, quindi è il caso di fare attenzione. Se girate verso destra invece continuerete a inoltrarvi nel villaggio fino ad arrivare al punto più panoramico, che è stato ristrutturato e messo in sicurezza di recente con una struttura di ferro e vetro che permette di affacciarsi a godere la vista quasi a 360 gradi. La salita non è troppo faticosa e vale davvero la pena: dall’alto il panorama sul villaggio e il fiume Neretva è qualcosa di unico.

Distanze: 40 km da Mostar, 24 km da Stolac

Dove mangiare: grill bar Stari Grad, ai piedi del villaggio, il menù prevede pochi ma sostanziosi piatti della tradizione bosniaca. c’è il wifi.

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Stolac

L’arrivo a Stolac è un pugno nello stomaco. Non immaginavo di vedere qui ferite di guerra così pesanti e ancora presenti. Invece Stolac è una splendida cittadina piena di contrasti e con un grande potenziale e il mio augurio è che possa diventare una meta sempre più apprezzata dai viaggiatori.

Un pittoresco ruscello popolato da anatre taglia in due la zona ovest dell’abitato: lungo le due rive si alternano edifici perfettamente restaurati ad altri completamente crivellati e distrutti. Il contrasto mette i brividi. Molte case private e condomini sono stati ristrutturati al loro interno, mentre l’esterno resta riporta inesorabilmente al passato. La cittadina però è davvero piacevole, anche perché negli ultimi anni gli spazi pubblici del centro storico sono ritornati agli antichi splendori.

La piazza di Stolac, ad esempio, è stata riportata alle antiche sembianze ottomane. Qui si affacciano una grande moschea con raffinate decorazioni sulle pareti esterne, la torre dell’orologio, un altro paio di edifici destinati ad attività culturali. L’antico han (caravanserraglio in cui alloggiavano i visitatori) è diventato un ottimo ristorante in cui assaggiare piatti tipici della zona a prezzi davvero economici, mentre negozi e bar i cui tavoli all’aperto si riempiono di avventori hanno restituito alla piazza un ambiente vivace e frequentato. Fare colazione o semplicemente sedersi a bere un caffè qui è piacevole.

A pochi passi dalla piazza, c’è anche una chiesa ortodossa nuova di zecca, mentre a qualche centinaio di metri di distanza si trova la chiesa cattolica. Stolac si sviluppa lungo il fiume Bregava ed è proprio questa la passeggiata che vi consiglio per apprezzare la città. Lungo le rive, noterete due belle moschee, ponti pedonali di pietra (il più antico risale all’epoca ottomana), antichi mulini restaurati, isolette fluviali, zone di pesca e fertili orti curati come giardini da cui arriva moltissima della squisita frutta verdura di questa zona.

L’unione di pietra, acqua e vegetazione rende questo luogo splendido. Bastie pensare che alla fine del XVIII secolo la città contava più di 180 mulini ad acqua. Arriverete infine alle splendide cascate naturali chiamate Provalije (“precipizio”), che compaiono quasi all’improvviso e su cui si affaccia anche un ampio ristorante realizzato in un vecchio mulino. Mentre rientrate in paese, non dimenticate di alzare gli occhi verso l’alto: potrete vedere in tutta la sua maestosità la fortezza di Stolac del XVII secolo che arrivò ad avere fino a 17 bastioni e che ancora oggi incombe dal colle sulla cittadina.

Distanze: 40 km da Mostar

Dove mangiare:
Han: sulla piazza principale, non serve alcolici, squisiti piatti tipici locali, sceglieteli dal menù del giorno.
Behar: in riva al fiume nella parte ovest della città, d’estate c’è una bella terrazza all’aperto, probabilmente è uno dei più vecchi ristoranti della città. D’obbligo assaggiare la trota, ma il menù è ampio.
Pizzeria Krypton: a poca distanza dalla piazza principale, uno dei principali ritrovi degli abitanti del paese, si può venire qui anche solo per bere un’ottima birra.
Bar Carsija: sulla piazza, perfetto per la colazione e per osservare la vita del paese.

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Le necropoli degli stećci

Sapete cosa sono gli stećci? Si tratta di monumenti sepolcrali ospitati in necropoli medievali ascrivibili soprattutto all’eresia bogomila che si diffuse in diverse zone dei Balcani e soprattutto in Bosnia e che sopravvisse fino alla prima parte del dominio ottomano. Per molti versi queste muti testimoni di un tempo passato restano un mistero e forse per questo io le ho sempre considerate molto affascinanti e da tempo volevo vederle da vicino Le forme sono diverse (lapidi, lastre orizzontali, sarcofagi o croci) e diverse sono anche le decorazioni: motivi geometrici, tralci di vite, gigli, scudi, animali, scene di caccia o di danza.

In Bosnia-Erzegovina si trovano ancora circa 60.000 stećci, distribuiti in 3.000 necropoli di diversa grandezza. La necropoli di Radimlja è quella più famosa, perché conserva un ben 133 stećci, dei quali 63 decorati, che sono i più rari e interessanti. La necropoli è diventata un museo (entrata 4 Km, 2 euro, aperta ogni giorno), ma l’area è ben visibile dalla statale ed è facilmente raggiungibile a tre chilometri a ovest di Stolac. L’immagine più originale è quella di un uomo con l’arco in spalla e con il braccio destro alzato e la mano aperta in segno di saluto. Ma se osservate con pazienza le lapidi potrete scoprire anche scene di danza e di caccia, decorazioni geometriche e vegetali, scene di vita quotidiana.

A 12 chilometri a sudest di Stolac c’è anche la necropoli di Boljuni, molto meno nota ma segnalata sulla statale. Mi è venuta la curiosità di andare a vederla e così, dopo aver lasciato la strada principale, abbiamo fatto gli ultimi 4 km su una strada stretta asfaltata in modo approssimativo nell’Erzegovina più rurale che riusciate a immaginare, sperando di non incrociare nessuno che venisse dalla parte opposta: per fortuna abbiamo dovuto lasciar passare soltanto un gregge! Le necropoli sono in realtà due, con complessive 274 tombe, anche se la maggior parte sono lastre prive di decorazioni e risalgono al periodo tra il 1440 e il 1460. Sono racchiuse da una recinzione, ma il cancello non è chiuso con il lucchetto quindi si possono visitare. Fate soltanto attenzione alle zone dove l’erba è un po’ più alta, perché potrebbe nascondersi qualche serpentello.

Il villaggio che ospita le antiche necropoli è formato da una manciata di case, abitate probabilmente da agricoltori e taglialegna e prati a vista d’occhio. Durante la nostra visita abbiamo incrociato soltanto qualche gallina e un anziano che ci attendeva alla nostra auto parcheggiata all’entrata e che ci ha sorriso e salutato con la mano.

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Tra monasteri e vigneti

Ve lo dico subito. Mi sono innamorata di Popovo Polje. Il campo Popovo è una valle verde circondata da dolci colline e attraversata dal fiume Trebišnjica. Si estende ad ovest all’altezza della grotta di Vjetrenica e del monastero Zavala e prosegue fino all’entrata di Trebinje, dove si possono notare grandi ruote idrauliche di quattro metri, costruite nella maniera orientale e che vengono usate per l’irrigazione dei campi. Uno dei panorami che mi ha lasciata davvero senza fiato è quello che ho ammirato salendo verso il monastero ortodosso di Zavala, curioso da visitare per la chiesa in parte costruita nella roccia e per gli affreschi conservati all’interno. Siamo arrivati qui nel tardo pomeriggio di una splendida giornata di sole primaverile. Il verde dei prati alla luce dell’imminente tramonto sembrava ancora più verde e il silenzio totale era interrotto soltanto dal canto di numerose specie di uccelli. Se ci fosse stata possibilità di alleggio, non mi sarebbe dispiaciuto dormire nel monastero e vedere tutta quella bellezza anche al risveglio il giorno successivo.

Verso Trebninje i campi lasciano il posto alle distese di vigneti. La produzione di vino dell’Erzegovina è nota e apprezzata. In questa zona ci sono almeno 30 cantine. Noi andiamo a provare quelli del monastero di Tvrdos, uno dei più importanti per la cultura ortodossa, ma noto anche per la produzione del vino a cui i monaci si sono sempre dedicati. Le sue cantine sono una tappa irrinunciabile per chi vuole immergersi nelle cultura vinicola locale. Il monastero si trova alle porte di Trebinje, ben segnalato dalla strada principale. L’ingresso al monastero e alle cantine è gratuito, noi abbiamo trovato un’ottima guida che ci ha accompagnato nella visita e a ci ha spiegato la storia d questo luogo. Le degustazioni sono a pagamento e nel negozio avrete l’imbarazzo della scelta su quale tipo di nettare erzegovinese portarvi a casa. Noi abbiamo assaggiato un calice di rosso Vranac, varietà autoctona dell’Erzegovina dal gusto molto intenso. Un’altra cantina molto famosa di queste zone è la Vakla, o “cantina dell’imperatore”. Purtroppo l’abbiamo trovata chiusa, spero che voi abbiate più fortuna. Qui si produce soprattutto la varietà di vino bianco Žilavka, che abbiamo comprato nella cantina Vina Zadro, sulla strada per Stolac.

Trebinje

Di solito la zona delle città che preferisco è la parte antica del centro storico. Con Trebinje ho fatto un’eccezione. Non perché la parte più antica della città – nota come Kaštel – racchiusa da mura e dal corso del fiume Trebišnijca sia poco suggestiva, ma perché la zona costruita sotto il governo asburgico mi è sembrata più vivace e vissuta. Sarà che siamo arrivati durante il grande mercato che la mattina riempie piazza Slobode, un vasto spazio aperto ombreggiato da platani e invaso dai tavoli dei caffè all’aperto, e io sarei rimasta qui per un pezzo a guardare il via vai della città. Superato l’ufficio turistico che distribuisce mappe della città, si entra nella città vecchia attraverso il portone nelle mura sulla sinistra. Il Kaštel è molto piccolo, qualche vicolo su cui si affacciano bar e negozi, due moschee restaurate e il museo dell’Erzegovina. A questo punto vale la pena risalire in auto e raggiungere rapidamente altre due cose assolutamente da vedere. A un paio di chilometri di distanza salendo la collina a ridosso della città si trova il monastero ortodosso della Gračanica erzegovese, da cui si può ammirare uno spettacolare panorama su Trebinje e le colline che la circondano. Scendendo verso il fiume si arriva infine all’imponente ponte di Arsalanagić, costruito nel 1574. La struttura di pietra e le arcate sono talmente grandi che si distinguono perfettamente anche dalla cima del colle con il monastero.

Distanze: 80 km da Stolac

Dove mangiare. Brko: subito dopo l’entrata alla città vecchia, un posto informale in cui mangiare un gustoso piatto di ćevapi.

Come arrivare

Il nostro giro è durato 4 giorni in auto dall’Italia. Siamo partiti la sera e abbiamo dormito una notte in Croazia, in modo da ottimizzare il più possibile i tempi e la mattina imboccare presto la A1 e arrivare il prima possibile al confine bosniaco. Dal Nordest italiano a Mostar ci sono 500 chilometri (non tutti lungo autostrade) e due confini “non Schengen” da passare (Slovenia-Croazia e Croazia-Bosnia-Erzegovina), quindi sapete già di rassegnarvi a fare un po’ di fila. E ricordate di portarvi il passaporto e la carta verde, che vi verrà chiesta sia all’entrata sia all’uscita dalla Bosnia.

Dove alloggiare

Come base per l’itinerario ho scelto Stolac, una cittadina ricca di storia e di cultura, che si trova in una posizione baricentrica rispetto alle altre località da visitare. Inoltre Stolac offre sistemazioni interessanti: abbiamo dormito 3 notti nel delizioso e appena ristrutturato appartamento di Adna trovato su Airbnb. E infine, in città ci sono alcuni ottimi ristoranti dove cenare al termine della giornata trascorsa a macinare chilometri: in Bosnia-Erzegovina meglio evitare di percorrere di notte le strade tra una città e l’altra perché sono molto buie e ci possono essere buche poco visibili sull’asfalto. Anche le città, seppur sicurissime, sono poco illuminate per motivi economici: se non siete abituati, meglio portarvi con voi una piccola torcia per rientrare a casa dopo cena.

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Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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