Benvenuti a Famagosta, la città più controversa di Cipro nord

Per molti è soltanto una fermata della metro di Milano. Ma Famagosta è soprattutto la città più incredibile dell’isola di Cipro. Uno di quei luoghi che devi visitare dopo averne studiato la storia per capirne lo sfortunato passato e comprendere la situazione attuale. E quando raggiungi la città è impossibile evitare di rimanere incantati dalla sua magnifica bellezza decadente. Una immensa cattedrale gotica con un minareto in cima, un quartiere fantasma, decine di straordinarie chiese in attesa di restauro ma eleganti e affascinanti nonostante la loro bellezza decadente.

La città di Famagosta si trova sulla costa orientale di Cipro Nord, poco dopo il confine con la parte sud dell’isola, la greca Repubblica di Cipro, su quella parte di mare che separa Cipro dalla Siria, poco dopo la base militare inglese di Akrotiri.

Nel centro storico della città il tempo si è fermato al 1571, ovvero nell’anno in cui, dopo un assedio di dieci mesi, i duecentomila soldati di Lala Mustafa Pasa sconfissero gli ottomila soldati dell’esercito veneziano e greco, agli ordini di Marcantonio Bragadin, che venne brutalmente torturato e ucciso nonostante la resa del suo esercito e gli accordi presi per portare in salvo la popolazione. Il centro cittadino venne vietato ai cristiani, che si stabilirono nel borgo di Varosha.

Uno dei modi migliori per farsi un’idea della città è salire sui possenti bastioni che circondano il centro storico e osservare prati, orti e strade da cui spuntano le rovine di decine di chiese bizantine. Alcuni dicono che ce ne fossero almeno cento, altri che era stato costruito un edificio di culto per ogni giorno dell’anno. Tanto basta per capire l’opulenza di quella che in passato era una città ricca e magnifica, uno dei gioielli più preziosi del Mediterraneo. La popolazione della città era molto eterogenea e gli edifici di culto cattolici, ortodossi e armeni, oltre alle cappelle dei principali ordini militari, sorgevano l’uno accanto all’altro.

Il momento d’oro di Famagosta iniziò nel 1291 con la conquista araba della città di San Giovanni d’Acrì, ultimo caposaldo crociato in Terrasanta. I mercanti veneziani, genovesi e franchi che avevano affollato i fondachi della Palestina decisero di spostarsi qui, anche perché la Chiesa aveva vietato i traffici con l’Oriente islamico. Divenuta così crocevia obbligato dello scambio di merci tra Est e Ovest, Famagosta crebbe velocemente fino a diventare la più ricca città del Mediterraneo. Si dice che la maestosa chiesa dei Santi Pietro e Paolo venne costruita grazie alla donazione di un grande commerciante, grazie ai guadagni di un unico fortunatissimo affare.

Il periodo delle navi cariche di seta, oro e spezie venne interrotto dalla battaglia tra genovesi e veneziani nel 1372 durante la festa per l’incoronazione di Petro II, uno degli ultimi re latini di Cipro. Quando Venezia riuscì ad assicurarsi il controllo della città nel 1489, la minaccia ottomana era già all’orizzonte. La conquista turca nel 1571 modificò nuovamente il destino di Famagosta.

In epoca recente la città grazie al suo porto e alle sue splendide spiagge, Famagosta ritornò a fiorire e tutto faceva presagire un futuro nuovamente florido. Ma lo sfortunato destino di questa splendida città non aveva ancora smesso di colpire: nel 1974, a causa degli scontri tra greco-ciprioti e turco-ciprioti, Famagosta si ritrovò a pochi chilometri dalla Linea Verde.

famagosta cipro nord
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L’itinerario nel centro storico

La visita alla città comincia dalla Cittadella, a cui si accede dalla porta di Terra. La Cittadella è nota come torre di Otello perché sembra che Shakespeare, anche se non nomina mai Famagosta e manca l’evidenza storica dei fatti, abbia preso ispirazione proprio da questa città quando scrive di “un porto marittimo a Cipro” e che si sia ispirato a un militare veneziano conosciuto come “il Moro”, bandito da Famagosta nel 1544. La Cittadella è una fortificazione di origini lusignane, modificata profondamente dai veneziani. A ricordare il suo passato, rimangono un paio di leoni di San Marco all’entrata della torre.

Arrivati sulla piazza principale pedonalizzata, preparatevi a rimanere a bocca aperta: davanti a voi si staglia in tutta la sua imponenza la cattedrale di San Nicola, oggi moschea di Lala Mustafa Pasi. Venne costruita tra i 1298 e il 1326 all’epoca dei Lusignano ed è la più straordinaria cattedrale gotica esistente a Cipro, vanto della Famagosta dei tempi d’oro. La meravigliosa facciata gotica venne realizzata su modello della chiesa di Reims ma il minareto aggiunto sulla torre campanaria sinistra svela la sua trasformazione in moschea, come si può poi notare visitando l’interno, altrettanto magnifico: la struttura gotica originale, con le due serie di sette enormi pilastri risalta ancora di più grazie all’assenza di arredi tipici di una chiesa cattolica, ma con la presenza soltanto degli elementi tipici come il mihrab e il minbar.

Ci sarà sempre qualcuno che vi farà notare il sicomoro sulla piazza: secondo alcuni botanici venne piantato nel 1320 e oggi è alto una dozzina di metri.

Sul lato opposto della chiesa si trovano le arcate e le colonne di sostegno di quello che fu il Palazzo del Provveditore. Davanti a un’antica medresa trasformata in caffè si ergono due colonne dove la tradizione vuole che venne legato, torturato e ucciso crudelmente Bragadin. Di fronte ci sono le suggestive rovine della chiesa di San Francesco.

Poco più avanti, procedendo verso sinistra, s’incontra la bellissima chiesa dei Santi Pietro e Paolo, oggi moschea di Sinan Pasa, di solito chiusa al pubblico, ma di cui si può ammirare la splendida facciata, sopravvissuta praticamente intatta.

Arrivati a questo punto della città vale la pena gironzolare all’interno del centro storico, percorrendo il centro storico su cui si affaccia qualche negozio e dirigendosi poi verso le mura medievali e verso le zone più decentrate, dove si possono scorgere, spesso in mezzo all’erba, numerose altre cappelle e chiesette, intere o in rovina a causa delle battaglie del passato o dell’incuria del presente, che danno l’idea di quanto questa città in passato fosse davvero un piccolo scrigno di tesori.

La grandiosa chiesa bizantina di San Giorgio dei Greci è oggi un’impressionante rovina dall’incredibile potere evocativo. In piedi sono rimaste soltanto l’enorme abside, una parete laterale e una parte di quello che era l’ingresso della chiesa. La navata è diventata un prato da cui osservare questo magnifico edificio che ricorda un passato che non esiste più. Si raggiunge con un breve percorso dalla piazza centrale in direzione delle mura medievali.

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I fantasmi di Varosha

La riviera di Famagosta fino agli anni ’60 del Novecento era un’area turistica affacciata su alcune delle più incantevoli spiagge dell’isola. Nel quartiere di Varosha, a sud del centro storico, abitato soprattutto da greco-ciprioti a differenza del resto della città a maggioranza turco-cipriota, si affacciavano moderni alberghi gestiti e pronti ad accogliere turisti.

Nell’agosto del 1974 di fronte all’avanzata dell’esercito turco dal nord dell’isola, gli abitanti di Varosha fuggirono e l’esercito turco prese possesso della città.

Varosha oggi è deserta ed è la parte più triste e inquietante della città, un ricordo ancora vivo dei giorni bui del 1974. A 40 anni da allora, condomini, negozi e case sono rimasti immutati da allora. Lungo la spiaggia si trovano ben 33 alberghi. Ad una veloce occhiata da lontano sembrano abitati, ma se guardate con attenzione e soprattutto se avete un binocolo o semplicemente un potente zoom della macchina fotografica, noterete che sono ricoperti di polvere e macerie, molti di loro hanno i vetri sfondati e stanno cadendo a pezzi. Sono tutti disabitati, fantasmi di un tempo in cui gli abitanti hanno abbandonato in fretta e furia la zona, nella speranza di avere la possibilità di tornare a prendere le proprie cose o magari di abitare nuovamente nelle loro case. Così non è stato.

Ancora oggi Varosha e il resto della zona morta sono circondati da recinzioni di filo spinato e fusti di latta che bloccano il passaggio e impediscono a chiunque di entrare. Si può provare a sbirciare oltre le transenne, ma noi abbiamo preferito percorrere la zona in auto e scattare un paio di veloci scatti (che vedete in questa pagina) ed evitare di essere fermati dai militari nel caso avessimo dimostrato eccessivo interesse.

La zona formalmente da allora è sotto il controllo delle forze dell’Onu e dell’esercito turco. Gli accordi dovevano prevedere la restituzione di questo quartiere alla zona greca dell’isola, ma non è successo nulla e, dopo tutti questi anni, sembra che il futuro di quest’area possa essere soltanto la demolizione. Per ora rimane soltanto un inquietante fantasma del passato, ennesimo monumento alle assurdità delle guerre.

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Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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