Ebbene sì. La storia nata quasi per caso della mostra “Around Srebrenica. Viaggio attraverso i Balcani 20 anni dopo” non è ancora terminata e anzi si avvia a una serie di sviluppi molto interessanti. Dopo aver fatto tappa durante il mese di febbraio a Udine e aver avuto davvero un successo inaspettato, sabato 19 marzo è stata inaugurata a Padova, negli spazi della libreria Pangea, la storica libreria del centro, vero punto di riferimento per tutti gli appassionati di viaggi.
A presentare la mostra, Leonardo Barattin, lo storico dell’associazione di turismo responsabile “Viaggiare i Balcani” che ci ha fatto anche da guida durante il viaggio che io e Alessandro proviamo a raccontare in questa mostra.
Mi ha fatto molto piacere scoprire così tanto interesse intorno alla vicenda di Srebrenica e in generale della guerra nei Balcani degli anni ’90. Un interesse di cui non avevo percezione prima di questa mostra.
Nel frattempo la mostra e il suo piccolo contributo continua a girare per l’Italia. Non so dirvi se dopo Padova ci saranno altre occasioni per vedere il nostro lavoro. Alcuni contatti ci sono, vedremo se nei prossimi mesi riusciranno a concretizzarsi. In molti hanno chiesto a me e ad Alessandro se la mostra diventerà un libro. L’idea c’è. Manca uno sponsor per poter sostenere le spese di pubblicare e magari poter destinare il ricavato a qualche associazione che opera nei Balcani. Ovviamente nell’eventuale volume ci saranno ulteriori foto e ulteriori testi in aggiunta a quelli visti in mostra.
Per ora, chi potrà è il benvenuto a Padova fino a sabato 16 aprile.
Pensavo infatti di essere soltanto io e pochi altri – i soliti, ormai ci si conosce un po’ tutti – ad amare così tanto i Balcani. Invece no. Durante le settimane della mostra a Udine e costantemente attraverso la rete e i social sto conoscendo tante persone interessate a conoscere questi luoghi e i loro abitanti.
Non solo. Sono entrata in contatto con alcuni bosniaci e alcuni serbi fuggiti ai tempi della guerra, che ormai si sono costruiti una vita qui, anche se spesso una parte della famiglia è rimasta nella terra natia. La mostra ha calamitato anche un numero imprecisato di italiani che hanno avuto esperienze di volontariato in quegli anni, in Italia o direttamente in Bosnia-Erzegovina. Tante storie che magari un giorno riuscirò ad approfondire e – perché no – anche a raccontare.