L’arte del partire: 10 doti fondamentali per un viaggiatore

Esiste un’arte di partire, quella che distingue il viaggio dalla vacanza? Ho sempre avuto in testa una sorta di decalogo di questo genere, che potesse descrivere cosa rende tale un viaggiatore. Poi ho letto In viaggio con Kapuscinski. Dialogo sull’arte di partire e ho trovato tutti i tasselli che mancavano ai miei pensieri sparsi.

Le parole e i pensieri di Ryszard Kapuściński, il grande giornalista e scrittore polacco famoso per i suoi reportage da tutto il mondo, sono raccontati e approfonditi da ulteriori riflessioni dal giornalista di viaggi Andrea Semplici, in uno straordinario dialogo immaginario.

Ho deciso di condividerli con voi, aggiungendo qualche mia considerazione e consigliandovi allo stesso tempo la lettura di questo tanto breve quanto denso libretto di 30 paginette in formato tascabile, pubblicato nel 2011 da Terre di Mezzo.

come essere viaggiatore

1. Il tempo

“Beata te che puoi viaggiare sempre”. Mi sento ripetere spesso questa frase. In realtà ci son stati periodi della mia vita in cui ho viaggiato poco. Perché? Per alcuni anni ho avuto problemi familiari e quindi non avevo possibilità (e nemmeno la voglia) di viaggiare. Ma tutte le altre volte non viaggiavo semplicemente perché mi ero data altre priorità. Invece di ammetterlo, mi giustificavo con la scusa della mancanza di tempo.

Ma non è il tempo che manca: per viaggiare è fondamentale riuscire a regalarsi del tempo. Questa è la prima qualità del viaggiatore: essere capace di trovare il tempo per viaggiare. Stabilire il viaggio come priorità. Noi siamo abituati al fatto che il tempo scandisca la nostra vita. Kapuściński racconta come in Africa sia invece l’uomo che influisce sulla forma del tempo, sul suo corso e sul suo ritmo. Chi viaggia doma il suo tempo, lo modella, non ne è schiavo.

2. L’anonimato

Una delle cose che mi rende più felice è quando, durante un viaggio all’estero, qualcuno mi scambia per un’abitante del luogo o, comunque, non mi identifica come una turista. Non è semplice passare inosservati, a causa della mappa tra le mani e della macchina fotografica al collo, ma nonostante questi indizi traditori, a volte riesco a mimetizzarmi. O perlomeno, a non dare troppo nell’occhio.

Cerco di fare in modo che la mia presenza sia il più possibile discreta, per non “disturbare” il luogo che visito. Non è soltanto una questione di rispetto. Questo mio atteggiamento nasconde anche un motivo più egoistico. Voglio cercare di vedere il luogo e i suoi abitanti nel modo più naturale possibile, senza che la mia interferenza possa rischiare di determinare cambiamenti spiacevoli.

Spero che le persone si comportino come se io non ci fossi.

“Bisogna essere consapevoli che il viaggiatore è uno strano attore – dice Kapuściński – modifica la scena, ma dovrebbe non essere il protagonista, dovrebbe diventare comparsa”. “Bisognerebbe essere viaggiatori capaci di rimanere nell’ombra”. Avete presente quando vi sembra di riconoscere subito un turista italiano, ovunque voi vi troviate? Ecco, provate a fare in modo che non succeda anche nei vostri confronti, probabilmente ne guadagneranno tutti, voi compresi.

3. La condivisione

Robert Capa diceva che, se una foto riusciva male, significava che il fotografo non era abbastanza vicino. La stessa cosa si può dire di un buon viaggio. La condivisione, intesa come vivere per un po’ nello stesso modo delle persone che s’incontrano, è fondamentale per provare a capire il proprio viaggio. Mangiare le stesse cose, adattarsi ai tempi di un luogo, vivere in modo simile. Avvicinarsi il più possibile.

La giusta distanza è qualcosa di personale, che dipende dai limiti di ognuno di noi, ma stare il più vicino possibile, lasciarsi coinvolgere, partecipare è un modo per apprezzare nel modo più autentico il viaggio che si sta compiendo. D’altra parte, per poter avere un’opinione è fondamentale essere presenti. Kapuściński ha definito Erodoto, il grande storico greco, come il più grande viaggiatore e reporter, perché camminò per seimila chilometri per vedere con i suoi occhi quanto voleva raccontare.

Il viaggiatore è come un giornalista, deve vedere e sentire con i propri occhi e le proprie orecchie, per poi raccontare nel miglior modo possibile. “Voglio diventare parte del mondo che descrivo, immergermici e dimenticare ogni altra realtà. Ho bisogno di illudermi, sia pure fuggevolmente, che il mondo dove mi trovo in quel momento sia l’unico esistente”.

Avete mai provato la sensazione, quando siete in viaggio, di sentire lontanissima casa vostra e, al contrario, di sentire di appartenere al luogo che state visitando, tanto da provare ad immaginare come potrebbe essere la vostra vita lì? A me questa sensazione capita molto frequentemente. A volte mi capita di immaginare anche in quale quartiere di una città vorrei vivere se mi ci trasferissi o addirittura in quale casa. “Il viaggiatore dimentica tutto, lascia a casa i suoi stereotipi e si lascia coinvolgere da quel mondo diverso”. Tra realtà e illusione, una sensazione meravigliosa, una strana eccitazione. “Ognuno di noi immagina a modo suo la mappa del mondo”.

come fare per viaggiare
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4. La volontà di comprendere l’altro

Osservare le persone nella loro vita quotidiana è una delle cose più interessanti di ogni viaggio. Il viaggio pone in una dimensione altra, in cui le abitudini sono modificate: non ci sveglia alla solita ora, non si fanno compere nei negozi conosciuti, il ritmo di vita si modifica, così come le attività giornaliere. Gli “altri”, invece, continuano la loro esistenza, nonostante la nostra intrusione. Quale migliore occasione, dunque, per provare a comprenderli?

Si può reagire in modo opposto alla diversità: la soluzione più semplice è quella di alzare i muri, assecondando la propria paura. Oppure si può cercare un dialogo. “Ciascuno ritrova in se stesso almeno una particella dell’altro” dice Kapuściński, che amava definirsi “un traduttore, un interprete che traduceva da una cultura all’altra”. Per riuscire in questo tanto difficile quanto affascinante intento, è indispensabile sviluppare il talento dell’ascolto.

Mentre si compie questo tentativo, potrà capitare di trovarsi inaspettatamente dall’altra parte: per gli stranieri che stiamo osservando, gli altri siamo noi. Capita così che qualcuno voglia farsi una fotografia insieme a voi, per testimoniare agli amici la presenza dello “straniero” nel proprio Paese. In effetti, è sempre questione di punti di vista.

5. L’umiltà, il rispetto, la pazienza e la gentilezza

Mi considero una persona piuttosto tollerante ma, tra le cose che proprio non sopporto, c’è anche la presunzione che trovo in tanti viaggiatori nell’approcciarsi a Paesi e culture diverse dai propri: l’idea che “noi” siamo migliori, in molti casi, è dura a morire. Invece, per viaggiare, così come per scrivere, l’umiltà è una dote indispensabile. A queste due doti si abbina bene la gentilezza.

La gentilezza per Kapuściński era un istinto. “Il nostro lavoro – diceva – dipende dagli altri. Senza gli altri non avrei mai saputo raccontare nessuna storia. Gli altri meritano rispetto”. C’è una frase che amo particolarmente di Kapuściński ed è quella che riguarda la gentilezza e la benevolenza di chi scrive. “Un giornalista non può essere cinico, non può dimenticare la sua umanità e quella delle persone che lo incontra”. Andrea Semplici sostituisce la parola “giornalista” con “viaggiatore”, per scoprirle intercambiabili.

Il viaggiatore deve avere le stesse qualità di chi si mette in movimento per scrivere. Non può essere cinico o sbruffone. Deve essere “buono”. Deve provare “benevolenza” verso l’umanità”.

come fare per viaggiare
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6. La documentazione e la curiosità

C’è chi parla sempre del “piacere della scoperta”, per far intendere che l’improvvisazione, e non l’organizzazione meticolosa, corrisponda al vero viaggio. Sapere troppo non aiuterebbe quindi ad avvicinarsi nel modo migliore possibile ai luoghi. Io non sono mai stata del tutto d’accordo con questa idea, a meno che, ovviamente, non si abbia tantissimo tempo a disposizione da dedicare a ogni viaggio.

Se invece il tempo è comunque limitato, partire senza conoscere nulla del luogo che ci si appresta a visitare, fa correre il rischio, a mio parere, di perdere molto e di non riuscire a cogliere tutti gli aspetti e le peculiarità di storia, cultura e usanze. Prima di partire, dunque, è indispensabile un impegnativo lavoro di documentazione. Che, per quanto mi riguarda, questo lavoro prosegue anche al ritorno, perché in viaggio sicuramente avrò trovato qualcosa che merita di essere approfondito ancora.

Mi confortano, dunque, le parole di Andrea Semplici, quando parla di Kapuściński: “I suoi viaggi erano preparati con cura maniacale. Le sue letture, prima di ogni partenza, erano enciclopediche: se il caso era lo strumento, il sapere era la bussola”.

L’instancabile desiderio di viaggiare, forse, corrisponde anche a un inesauribile desiderio di conoscere. Il viaggio, il varcare la frontiera, ha valore in sé, senza voler davvero andare da qualche parte. “È come una redenzione”.

7. L’attenzione, la concentrazione, la resistenza alla fatica

C’è ancora qualcuno che mi augura “buone vacanze”, quando sono in partenza. E che si stupisce quando, al ritorno, io spesso sia più stanca di prima. Viaggiare è l’opposto della vacanza, richiede attenzione e concentrazione. Osservare, provare a capire, confrontarsi. Tutto ciò è impegnativo, a volte addirittura faticoso. Dà molta soddisfazione, ma non è rilassante.

Trovarsi finalmente nel luogo desiderato mette in moto tutti i sensi: il tatto, il gusto, l’udito, l’olfatto e ovviamente la vista sono al massimo della sollecitazione. Colori, odori, sapori, rumori: l’immersione totale in un mondo nuovo è inebriante ma richiede anche uno sforzo notevole di lucidità.

Per quanto mi riguarda, non conosco però modo migliore di vivere.

8. L’insoddisfazione

Dice Kapuściński: “Il nostro dovere è essere insoddisfatti, cambiare sempre punto di vista, ma avere rispetto per il mondo. Bisogna camminare, riscoprire la lentezza. Avere dubbi e timori. Ma continuare a viaggiare”.

Viaggiare è un apprendistato. “Puoi tornare a casa, ma un vero viaggio non è mai finito. Rimane sempre incompiuto, devi rassegnarti”.

9. ll coraggio e la determinazione (di partire)

Vi è mai capitato di aver programmato il vostro viaggio nei dettagli, aver contato i mesi e i giorni che vi separano dalla partenza, aver sognato a lungo i luoghi che avete progettato di visitare e poi arrivare alla vigilia della partenza e sentirvi salire nello stomaco una strana sensazione? Qualcosa di incomprensibile che vi dice di non partire? Una sorta di “panico del cuore”?

A me capita praticamente sempre, soprattutto prima di affrontare viaggi lunghi, in luoghi lontani. Se tutto questo vi sembra strano e folle, assolutamente inspiegabile, consolatevi: siete in buona compagnia. “La partenza è un momento di fine e di inizio – scrive Andrea Semplici – è necessario, credetemi, trovare coraggio. Occorre trovare coraggio nel cancellare ogni dubbio e affrontare quel momento di fare spazio al proprio sogno-bisogno”.

Serve essere molto determinati per partire. Spesso è necessario superare diversi ostacoli, materiali e non solo. Ma come dice il giornalista, non è sempre facile e non tutti ci riescono. “E io provo una malinconica comprensione (ma al contempo briciole di invidia) per chi non ce la fa”. Mi ritrovo completamente in queste parole. E voi?

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10. La consapevolezza

Sono d’accordo con Andrea Semplici: “Nessuna di queste doti è sufficiente, da sola, a fare di noi un buon viaggiatore. Sono necessarie tutte”. E in più, aggiungo io, queste doti vanno continuamente raffinate, migliorate, approfondite.

Impossibile abbassare la guardia, pena la superficialità del proprio sguardo e quindi del proprio viaggio. E serve averne consapevolezza. Viaggiare quindi secondo me è tanto bello quanto faticoso, anche se regala moltissime soddisfazioni.

E voi che ne pensate? Vi sentite viaggiatori? Quali di queste doti avete? Quali vi mancano? Quali vorreste migliorare? Oppure pensate che all’elenco manchi qualcosa o che alcune caratteristiche siano superflue?

Ditemi la vostra nei commenti, ci tengo a conoscere la vostra opinione! Nel frattempo, leggete questo libro, che spero sia d’ispirazione anche per voi!

SCHEDA LIBRO

Titolo: In viaggio con Kapuscinski. Dialogo sull’arte di partire

Autore: Andrea Semplici

Casa Editrice: Terre di Mezzo

Anno di pubblicazione: 2011

Pagine: 32

Contenuti: 6 capitoletti densi di spunti di riflessione, citazioni, ricordi. Da leggere tutto d’un fiato e poi da ricominciare dall’inizio, soppesando ogni frase.

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RitagliDiViaggio
Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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