Dai personaggi famosi del mondo hollywoodiano o newyorchese – come Robert Capa, Lauren Bacall, Albert Einstein o Alfred Hitchcock– a situazioni di vita assolutamente ordinarie, riprese da un punto di vista originale, fino a delle vere “icone” della fotografia del Novecento, come la famosissima “America Girl in Italy”, scattata per le strade di Firenze che racconta l’esperienza di una giovane americana in viaggio nell’Italia del dopoguerra, una foto che ha il primato di essere il secondo poster più venduto al mondo e che ancora oggi sollecita dibattiti sul sessismo.
A cento anni dalla sua nascita, i Musei Civici di Bassano del Grappa celebrano una delle figure più importanti della fotografia Novecento, pioniera del fotogiornalismo, la fotoreporter e regista americana Ruth Orkin, con una antologica di oltre centodieci fotografie ttra le sue più famose che farà nella cittadina veneta l’unica tappa italiana per poi proseguire il tour europeo.
Da poco omaggiata con una retrospettiva a New York e Toronto e da una monografia di Hatije&Cantz, dopo Bassano l’antologica, realizzata assieme a DiChroma Photography, inizierà un tour europeo ed è attesa a San Sebastian, in Spagna, e a Cascais, in Portogallo.
Fino al 2 maggio 2022 ai Musei Civici di Bassano del Grappa. Il biglietto d’ingresso (12 euro) comprende anche l’entrata, oltre alla mostra, anche al percorso della Ebe ricostruita del Canova (40 opere), alla Pinacoteca di Bassano del Grappa che ospita numerosi capolavori di Jacopo da Bassano e al Museo dedicato alla Città, che ha un allestimento interattivo davvero molto interessante!
Autrice del lungometraggio indipendente “Little Fugitive”, realizzato assieme al marito Morris Engel, premiato con il Leone d’Argento al Festival di Venezia del 1953, Ruth Orkin scatta immagini originali, intriganti e godibilissime. L’occasione per ammirare e conoscere più da vicino una fotografa di grande talento e tenacia che riuscì ad affermarsi nonostante le difficoltà che incontrava a quel tempo una donna che voleva fare fotografia e cinema.
Scatti colti al volo o lavori composti da sequenze di fotogrammi, personaggi famosi e immagini di gente qualunque osservata dalla finestra della sua stanza o situazioni ordinarie immortalate lungo le strade: ogni sua fotografia unisce forza e freschezza, spontaneità e teatralità, collocandosi a metà tra la fotografia e il cinema. L’eco del linguaggio cinematografico avrà sempre un ruolo centrale nella poetica della Orkin.
Ruth Orkin nasce a Boston nel 1921 e cresce nella Hollywood degli Anni ’20 e ’30, figlia di un’attrice di film muti e di un produttore di barchette giocattolo. A 10 anni riceve in regalo la sua prima macchina fotografica a 17 anni va in bici da Losa Angeles a New York per assistere all’esposizione universale, documenta tutto il tragitto che diventerà una sorta di sequenza fotografica che diventerà il suo primo reportage cinematografico. Studia fotogiornalismo a Los Angeles, ma lavora anche alla Metro Goldwin Mayer con l’idea di diventare regista, professione a quel tempo preclusa alle donne. Nel 1943 si trasferisce a New York e poco dopo inizia a lavorare per tutte le principali riviste, tra le quali Life e Look (con quest’ultima collaborò anche il giovane Kubrick).
Qualche anno dopo viaggia in Israele e poi in Italia, in particolare a Firenze, dove conosce la bella Nina Lee Craig, studentessa statunitense di storia dell’arte, che diviene la protagonista di una sequenza di immagini intitolate “Don’t be afraid to travel alone” (Non aver paura di viaggiare da sola). Una serie di scatti permeati dall’atmosfera dei film americani degli anni Cinquanta, “Vacanze romane” in primis, che diventarono vere e proprie icone e vogliono documentare il viaggio di una donna da sola nell’Europa del dopoguerra.
Tornata a New York sposa il fotografo e regista Morris Engel, con cui realizza due lungometraggi, tra cui Il piccolo fuggitivo, candidato all’Oscar nel 1953. Dal loro appartamento di New York, Ruth fotografa sfilate, concerti, il susseguirsi delle stagioni. Le immagini sono raccolte nei libri Un mondo attraverso la mia finestra e Tutte le foto dalla mia finestra, acclamati dalla stampa e dal pubblico. Si spegne a causa del cancro nel 1985, al culmine della sua carriera.
“Essere un fotoreporter richiede esperienza, abilità, resistenza, energia, abilità nel saper trattare, capacità organizzative, saper adulare, scalare, sapersi imbucare, ecc. – in più non guasta avere un certo occhio e tanta pazienza”. (Ruth Orkin)