Cosa vedere a Belgrado tra modernità e tradizione: mini-guida per esplorare la capitale della Serbia

Belgrado è una città che non smette di specchiarsi, divisa tra il peso della memoria e il richiamo del futuro. Nel cuore antico, tra chiese, piazze e monumenti, si respira ancora l’orgoglio di una storia fatta di battaglie e di fede. Ogni pietra sembra custodire l’identità di un popolo fiero del suo passato.

Invece, lungo il fiume Sava, da qualche anno si apre un altro scenario: quello scintillante del Beograd Waterfront. Torri di vetro e acciaio si innalzano dove un tempo c’erano spazi dimenticati, ospitando abitazioni di lusso, uffici e ristoranti. È l’immagine di una modernità che avanza, imponente, ma che arisulta in parte estranea con il resto della città.

Belgrado vive così tra due anime: una che guarda al passato e una che insegue il domani. Nella parte nuova compaiono piste ciclabili e un arredo urbano che la avvicinano alle città europee occidentali, mentre il centro storico rimane perlopiù immobile, uguale a se stesso, salvo qualche centro commerciale che ha preso il posto di vecchi edifici pericolanti e mai ristrutturati.

È in questo contrasto, a volte armonioso, altre volte stridente, che si rivela la vera essenza della capitale serba oggi.

La “città bianca”, Beograd, sorta in posizione invidiabile, alla confluenza tra i fiumi Sava e Danubio, prova oggi a consolidare la sua identità, dopo un passato fatto di troppe distruzioni e guerre (qui si combatterono ben 252 battaglie e la città venne distrutta circa 40 volte).

Capitale dell’ex Jugoslavia, oggi conta oltre un milione di abitanti. Visitare Belgrado è come aprire un libro di storia: la sua architettura testimonia il passato in cui era crocevia di genti slavi, germaniche e turche, gli edifci del periodo realsocialista e i grattacieli contemporanei, frutto di investimenti stranieri.

Io ci sono tornata dopo una dozzina di anni, grazie all’ospitalità dell’ufficio turistico serbo, che mi ha premesso di apprezzarne ancora di più l’atmosfera della capitale serba e di osservare le trasformazioni avvenute in questi anni.

Ecco 15 cose da vedere per scoprire una capitale ancora sottovalutata ma ricca di spunti d’interesse per un viaggio oltreconfine.

E qualche consiglio su dove dormire e dove mangiare.

cosa vedere a Belgrado
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1. FORTEZZA KALEMEGDAN

Se c’è un luogo che i belgradesi amano e frequentano in ogni stagione, quello è senza dubbio il Parco del Kalemegdan. Verde, panoramico e ricco di storia, è il cuore pulsante della città: un angolo in cui passeggiare, incontrarsi e respirare la vera anima di Belgrado.

Arrivarci è semplicissimo: basta percorrere la pedonale Knez Mihailova, la via dello shopping, e lasciarsi guidare fino alla fine. Oltrepassata via Pariska e le rotaie del tram, il rumore del traffico si attenua e ci si ritrova subito immersi nel verde.

Passeggiando tra i viali, ci si imbatte in busti dedicati agli scrittori e ai poeti serbi dell’Ottocento. A metà percorso spicca un monumento scolpito da Mihailo Pavlović che ricorda un momento storico cruciale: il 6 aprile 1867, quando l’Impero Ottomano consegnò simbolicamente le chiavi della fortezza al principe serbo Mihailo Obrenović.

Un po’ più avanti sorge il Monumento alla Gratitudine verso la Francia (1930), segno di riconoscenza per il sostegno durante la Prima guerra mondiale. Da lì, attraversando un piccolo ponte di legno, si raggiunge la Porta di Karađorđe, ingresso alla Fortezza di Belgrado.

Oltrepassata la porta, nel fossato sulla destra, non si può non notare la lunga fila di carri armati e cannoni appartenenti al Museo Militare: un’attrazione curiosa che cattura sempre l’attenzione di grandi e piccoli.

Proseguendo verso il punto panoramico, si incontra un monumento in pietra con la scritta “Belingrad”, che ricorda la difesa eroica del 1456 contro gli Ottomani. Ma è qualche passo più avanti che si apre il vero spettacolo: la confluenza della Sava nel Danubio. Lo sguardo abbraccia il moderno quartiere di Novi Beograd, i campanili barocchi di Zemun e, sullo sperone della fortezza, la statua simbolo della città: il Pobednik (“Il Vincitore”), con la spada in una mano e un falco nell’altra.

Fortezza Kalemegdan
Uno scorcio della fortezza Kalemegdan
Panorama dalla fortezza Kalemegdan
Panorama dalla fortezza Kalemegdan

L’incontro con la religiosità ortodossa più evidente e allo stesso tempo più intima è uno degli aspetti più ricchi di fascino di Belgrado e della Serbia.

Percorrendo uno dei sentieri panoramici che costeggiano lo strapiombo parallelo al Danubio, superando la Torre Dizdar, è possibile scoprire due chiesette molto frequentate , oltre che di notevole valore artistico.

La prima è la Chiesa Ruzica, una chiesetta antica che presenta le mura interne e il soffitto ricoperte di affreschi di un artista russo, Andrej Bicenko e di un monaco, Rafailo Momcilovic.

Si trova poco prima della Torre Jaksic, alcuni gradini sulla sinistra delle mura della fortezza. Su questo sito sembra che una cappella sorgesse già nel XV secolo. Distrutta nel 1521 dai Turchi, che al suo posto eressero una polveriera, nel 1867 l’edificio diventò una cappella militare: forse anche per questo motivo l’interno oggi accoglie candelabri ricavati da spade e proiettili e altri ornamenti fatti con armi e munizioni, oltre al fatto che le campane sono state ottenute dal metallo fuso dei cannoni turchi. La chiesa è un gioiellino: a navata unica, piccola e raccolta, riccamente decorata con opere ben conservate, legate alla fede ma anche alla storia: negli affreschi infatti si possono riconoscere anche volti noti dell’epoca, come il re serbo Pietro I, il politico Nikola Pasic e lo zar russo Nikola II.

All’esterno, ai lati dell’entrata principale, si trovano due statue bronzee che raffigurano due combattenti serbi, uno in abiti medievali e uno con la divisa della Prima Guerra Mondiale. Le due sculture sono state realizzate nel 1924 e disegnate dall’architetto Nikola Krasov. Sempre all’esterno, sopra l’entrata principale, due bassorilievi realizzati nel 1926 raffigurano la nascita di Gesù: anch’essi sono realizzati con il materiale ricavato dai cannoni.

La seconda chiesetta è dedicata al culto di Santa Peckta,che arrivò in Serbia nel 1398 quando le spoglie della santa furono traslate prima da Trnovo a Krusevac, su richiesta della principessa Milica, e poi a Belgrado, sotto il governo di Stefan Lazarevic. La sua festa si celebra il 27 ottobre, mentre le spoglie della santa si trovano in Romania, a Iasi.

Interamente rivestita di mosaici e costruita attorno a una sorgente considerata miracolosa, soprattutto per la fertilità femminile. Qui il tempo sembra davvero rallentare.

La chiesa Ružica
La chiesa Ružica
Santa Petka
la chiesa di Santa Petka

2. VIALE KNEZA MIHAILA

Se c’è una strada che più di tutte rappresenta il cuore vivace di Belgrado, quella è Knez Mihailova. Elegante e pedonale, è la via dello shopping per eccellenza, dove si alternano boutique internazionali, caffè sempre affollati e terrazze che, con la bella stagione, si allargano fino a conquistare i marciapiedi.

Eppure, in mezzo a tanto consumismo, colpisce la presenza di numerose librerie (come la Geca Kon, la più antica della città), testimonianza della passione dei serbi per la lettura e della curiosità intellettuale che anima la città.

La via ha una storia importante: fu progettata subito dopo la cacciata degli Ottomani nel 1867, con l’obiettivo di cancellare i segni della dominazione turca e restituire a Belgrado un volto europeo, simile a quello delle grandi città dell’Impero austro-ungarico. Knez Mihailova divenne così l’asse che collega la piazza di Terazije con il verde del Kalemegdan, la fortezza e il parco simbolo della città.

Il suo aspetto attuale è dovuto a una grande ristrutturazione del 1987, in occasione dei 120 anni dalla nascita della strada. In quell’occasione vennero introdotti i caratteristici lampioni neri, copie fedeli di quelli installati nel 1893 e già allora alimentati da corrente elettrica: un dettaglio che racconta quanto Belgrado fosse proiettata verso la modernità.

Passeggiando lungo Knez Mihailova, lo sguardo si perde tra gli imponenti palazzi di fine Ottocento, che si susseguono in un elegante susseguirsi di stili e facciate decorate. Ogni edificio sembra avere una storia da raccontare, e insieme compongono il volto più raffinato della capitale serba.

Kneza Mihaila
La via pedonale Kneza Mihaila
Libreria Geca Kon
La libreria Geca Kon
Kneza Mihaila
Uno scorcio della via Kneza Mihaila

3. PIAZZA DELLA REPUBBLICA

Piazza della Repubblica non è solo una piazza: è il punto di incontro, il cuore dove tutto sembra convergere. È dedicata alla Repubblica Socialista nata nel 1945, sulle ceneri della monarchia serba, ma oggi è soprattutto lo spazio dove la storia si intreccia con la vita quotidiana.

Al centro si trova la statua equestre del Principe Mihailo Obrenović. Imponente, realizzata nel 1882, è uno dei primi monumenti della Serbia moderna. Se ci si avvicina, si scoprono i dettagli: i bassorilievi che raccontano la storia del paese, i nomi delle sei fortezze liberate dai turchi nel 1867 e lo stemma nazionale.

Subito dopo lo sguardo cade sul Museo Nazionale, fondato nel 1844 e ospitato in un palazzo neorinascimentale del 1903. Attraversare il suo ingresso significa immergersi in secoli di arte e cultura serba.

Poco più in là, sull’altro lato, si apre la maestosa facciata del Teatro Nazionale, nato nel 1867: un altro tassello di quella che è molto più di una semplice piazza.

Sedersi qui, osservare la gente che passa, respirare il mix di storia e vitalità, è già un modo per entrare nello spirito della città. La piazza è anche un punto perfetto per iniziare la scoperta del centro storico.

Il Museo Nazionale
Il Museo Nazionale
Piazza della Repubblica
Piazza della Repubblica

4. SKADARLIJA

Situata appena fuori dalle antiche mura cittadine, questa zona era in origine un rione abitato prevalentemente da gitani. Già agli inizi dell’Ottocento si aprivano qui numerose taverne e bettole famose per i prezzi popolari… e per le frequenti risse tra chi aveva alzato un po’ troppo il gomito.

Nonostante la cattiva fama, il quartiere offriva due grandi vantaggi: la vicinanza al centro e gli affitti molto bassi. Così, nella seconda metà dell’Ottocento, cominciarono a trasferirsi qui nuovi abitanti: squattrinati ma talentuosi attori, artisti e studenti.

In breve tempo le strade di Scardaglia si animarono di una vitalità culturale e artistica inimmaginabile solo pochi anni prima. Le vecchie taverne cambiarono volto: a violinisti sbronzi e uomini di malaffare si sostituirono scrittori, musicisti, intellettuali e studenti, che trasformarono le bettole in veri e propri caffè letterari, sull’esempio di quelli allora in voga nell’Europa centrale.

La Skadarlija divenne così il rifugio prediletto di una gioiosa e impegnata umanità nottambula, conferendo al quartiere l’immagine di un luogo bohémien, destinato a caratterizzarne lo sviluppo futuro.

Nel 1966 la via fu ristrutturata: venne chiusa al traffico, furono ripristinati i ciottoli e i lampioni d’epoca, e i locali si trasformarono in ristoranti e spazi culturali.

Al numero 34 visse i suoi ultimi anni Đura Jakšić, pittore e scrittore molto amato. Davanti alla sua casa, nel 1990, è stata posta una statua in bronzo che lo ritrae seduto. Poco più avanti, si incontra un’altra scultura originale dedicata all’attore e scrittore Joakim Vujić, considerato il padre del teatro serbo moderno.

Scendendo sulla destra si costeggia l’imponente edificio dell’ex birrificio Bajloni, oggi rivestito da coloratissimi murales. Fondato a metà Ottocento da una famiglia di origini boeme, fu una delle prime aziende di Belgrado a utilizzare l’energia elettrica per i propri macchinari. Un dettaglio che racconta bene lo spirito innovativo della zona.

Skadarlija
Skadarlija di sera
Skadarlija
Street art a Skadarlija

5. TEMPIO DI SAN SAVA

Il luogo su cui sorge il tempio ha un significato profondo per la storia serba: qui, nel 1594, le spoglie di San Sava furono bruciate dagli Ottomani per colpire l’identità nazionale. In memoria di questo tragico episodio, nel 1894 fu costruita una piccola cappella, che nel 1935 diede il via a un progetto monumentale per un tempio più grandioso, ispirato all’architettura bizantina e alla celebre Santa Sofia di Istanbul.

I lavori subirono interruzioni a causa delle guerre e del regime comunista, ma furono ripresi negli anni ’80. Nel 1989 la gigantesca cupola di 400 tonnellate fu completata, coronata da una croce dorata alta 12 metri. L’esterno in marmo bianco venne terminato nel 2003, mentre gli spazi circostanti oggi offrono giochi d’acqua e aree verdi, trasformando il luogo in un piacevole parco urbano.

Oggi il Tempio di San Sava non è solo un simbolo religioso, ma un’icona di storia, resilienza e bellezza architettonica nel cuore di Belgrado.

L’interno del tempio è ancora più abbagliante: un grande lampadario a ruota di 20 metri di diametro e un peso di 14 tonnellate. E poi icone dorate a profusione su cappelle e navate e un grande figura di Cristo Pantocratore all’interno della cupola centrale.

Tempio di San Sava
Il Tempio di San Sava
L'interno del tempio di San Sava
L'interno del tempio di San Sava

6. MUSEO DI NIKOLA TESLA

Il Museo Nikola Tesla ha sede in un’elegante palazzina del 1927 e dal 1952 custodisce la memoria del geniale scienziato serbo. La mostra permanente si articola in due sezioni: la prima ripercorre la vita di Tesla, la seconda permette di avvicinarsi alle sue invenzioni grazie a macchinari interattivi che ne simulano i principi rivoluzionari.

Tesla appartiene a quella ristretta cerchia di inventori visionari che hanno cambiato il corso della storia. Nato nel 1856 in una famiglia serba della Lika, una regione rurale oggi in Croazia, studiò prima a Karlovac, poi a Graz e a Praga. Dopo esperienze lavorative a Budapest e a Parigi, nel 1882 si trasferì a New York, dove aprì il suo laboratorio e lavorò instancabilmente fino alla morte, avvenuta nel 1943.

Il suo genio è all’origine di oltre mille brevetti in diversi campi dell’ingegneria elettrica e meccanica. Tra le scoperte più rivoluzionarie figurano il sistema trifase per la trasmissione dell’energia elettrica, il campo magnetico rotante (1888), il generatore e il trasformatore, fino al celebre “rocchetto di Tesla” per la produzione di correnti alternate ad alta frequenza. In poche parole: senza di lui la nostra vita quotidiana non sarebbe la stessoa.

Visitare il museo non significa solo scoprire un grande scienziato, ma immergersi in un’avventura tra scienza e storia, con un pizzico di magia che continua ad affascinare viaggiatori e curiosi di ogni età.

Nel museo di Nikola Tesla
Nel museo di Nikola Tesla
Nel museo di Nikola Tesla
Nel museo di Nikola Tesla

7. CASA-MUSEO DI IVO ANDRIC

Accanto al Nuovo Palazzo Reale, in un elegante angolo di centro storico, si trova il Monumento a Ivo Andrić (1991) e, nei pressi, l’appartamento in cui lo scrittore visse e lavorò tra il 1958 e il 1965. Oggi ospita la Casa-Museo di Andrić, che ha conservato gli arredi originali e l’atmosfera di quando l’autore lo abitava.

Dall’ingresso si accede a una ricca biblioteca, preludio a un elegante salotto in stile borghese e allo studio, vero rifugio per la scrittura e la riflessione dello scrittore.

Le camere da letto sono state trasformate in un’unica grande sala espositiva, dove documenti, fotografie, manoscritti e rare copie rilegate raccontano la vita intellettuale e creativa di Andrić, insignito del Premio Nobel per la Letteratura nel 1961.

Visitare la casa museo significa immergersi nel mondo privato di un grande scrittore, seguire le tracce delle sue giornate di lavoro e scoprire gli spazi che hanno ispirato alcune delle sue opere più celebri.

La statua di Ivo Andric a Belgrado
La statua di Ivo Andric a Belgrado
Una delle sale del museo di Ivo Andric
Una delle sale del museo di Ivo Andric

8. LA CHIESA ORTODOSSA DI SAN MARCO E IL PARCO TASMAJADAN

A pochi passi dal Palazzo delle Poste si trova una delle chiese più imponenti di Belgrado: la Chiesa di San Marco. Costruita tra il 1931 e il 1940, sorge accanto al sito dove un tempo c’era una piccola chiesa del 1835, purtroppo distrutta durante i bombardamenti del 1941. La sua architettura si ispira ai modelli del XIV secolo, considerato il periodo più splendente dell’arte sacra serba. All’esterno colpiscono le decorazioni in pietra policroma, le cupole maestose e il mosaico che sovrasta l’ingresso, raffigurante San Marco Evangelista.

Proprio dietro a San Marco si incontra un’altra piccola gemma: la Chiesa russa, facilmente riconoscibile per le cupole blu intenso. Fu costruita nel 1924 dalla comunità di rifugiati russi che, dopo la caduta dei Romanov e l’ascesa dei bolscevichi, trovarono in Belgrado una nuova casa.

Proseguendo oltre il teatro, appaiono i resti della sede della radiotelevisione serba, distrutta dai bombardamenti Nato del 1999. In quella tragica notte persero la vita 16 giornalisti: una lapide all’ingresso del Piccolo Teatro ricorda ancora oggi i loro nomi.

Accanto a San Marco si apre infine uno dei parchi più grandi e frequentati della città: il Tasmajadan è un’oasi verde dove i belgradesi amano passeggiare, rilassarsi e prendere una boccata d’aria lontano dal traffico cittadino.

Chiesa di San Marco
La Chiesa di San Marco
La chiesa russa
La chiesa russa

9. PALAZZO DELLA PRINCIPESSA LIJUBICA 

ccanto alla cattedrale ortodossa e al Patriarcato si trova il candido Palazzo della principessa Lijubica, uno degli esempi meglio conservati di architettura civile del XIX secolo.

Oggi trasformato in museo, il palazzo si sviluppa su due piani e racconta l’evoluzione del gusto dell’epoca: al piano terra prevalgono arredi di chiara impronta orientale, mentre al piano superiore compaiono mobili e accessori di stile europeo della seconda metà dell’Ottocento.

Non si tratta di una ricostruzione fedele della residenza originaria, ma di una raffinata sintesi che evoca l’atmosfera di una tipica casa borghese del tempo, circondata da un curato prato e da essenze che le donano un’aura di serena eleganza.

L’edificio fu costruito tra il 1829 e il 1831 per volontà del principe Miloš Obrenović, con l’unione architettonica di elementi della tradizione ottomana a nuove tendenze locali.

Curiosamente, però, il principe non vi abitò mai: ritenne infatti la dimora troppo vicina alle guarnigioni turche e al cuore della città, terreno fertile per spie e intrighi politici. Così vi si trasferirono soltanto la moglie, la principessa Ljubica, con i figli Milan e Mihajlo, mentre Miloš preferì stabilirsi in una residenza immersa nel verde, poco fuori dal centro.

Palazzo della principessa Lijubica
Palazzo della principessa Lijubica
Palazzo della principessa Lijubica
Una sala del palazzo della principessa Lijubica
Palazzo della principessa Lijubica 2
Una sala del palazzo della principessa Lijubica

10. LA MOSCHEA BAJRAKLI

La Moschea Bajrakli è l’ultima rimasta a Belgrado e rappresenta l’edificio di culto più antico della città.

Il suo nome deriva dal termine turco bajrak, che significa “bandiera”: un richiamo alla tradizione secondo cui, quando il quartiere era abitato principalmente da musulmani, una bandiera veniva issata sulla cima del minareto per segnalare l’inizio della preghiera.

La moschea fu costruita tra il 1660 e il 1688 per volontà del sultano Mehmet IV. Architettonicamente, all’esterno si presenta piuttosto sobria: l’ingresso non è preceduto dal tipico porticato sormontato da cupole, ma varcando la soglia ci si ritrova in un ambiente suggestivo, con un mihrab policromo che, sebbene ristrutturato e modificato più volte nel corso dei secoli, conserva ancora la sua bellezza originale.

Oggi la Moschea Bajrakli continua a essere non solo un punto di riferimento per la comunità islamica di Belgrado ma anche un luogo affascinante per i visitatori che vogliono scoprire le tracce della storia ottomana in città.

moschea
L'esterno della moschea
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Un dettaglio dell'interno della moschea
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Il miḥrāb e il minbar della moschea di Belgrado

11. IL MERCATO

Scendendo verso la Sava si arriva a Zeleni Venac, uno dei mercati più vivaci di Belgrado.

La zona ha una storia curiosa: un tempo vi sorgeva un grande giardino e, nel vicino locale, fu servita la prima birra alla spina della città. Nel 1834 iniziarono i primi insediamenti, tra cui coloni tedeschi che aprirono un caffè chiamato “Corona Verde” – da cui deriva il nome del quartiere, tradotto appunto in serbo come Zeleni Venac.

Il mercato nacque ufficialmente nel 1847 e oggi rappresenta il più grande mercato ortofrutticolo della città vecchia: un luogo autentico dove osservare la quotidianità di Belgrado senza filtri, tra venditori locali e clienti di ogni estrazione.

Il mercato coperto, riconoscibile dagli edifici a scacchi bianchi e rossi, è diventato un simbolo storico e commerciale della città.

Mercato di Belgrado
Mercato di Belgrado
Il mercato di Belgrado
Le costruzioni a scacchi bianche e rosse che ospitano il mercato coperto

12. IL MUSEO DELLA JUGOSLAVIA E LA TOMBA DI TITO

Il Museo della Jugoslavia, donato al maresciallo Tito e inaugurato il 25 maggio 1962 per il suo 70° compleanno, si trova su una dolce collina con vista sulla città. Dalla piazza e dai gradoni di accesso si gode anche di una splendida vista sui palazzi di Belgrado.

Il complesso ospita alcune esposozioni che raccontano la vita di Tito e la storia della Jugoslavia socialista.

Ci sono bacheche di vetro che custodiscono i testimoni delle staffette giovanili: ogni 25 maggio, giorno del compleanno di Tito, i migliori studenti di ogni Repubblica correvano fino a Belgrado per consegnare il testimone al Maresciallo. Una gigantografia dei Paesi Non Allineati ricopre un’intera parete, ricordando i legami diplomatici con le nazioni che Tito aveva contribuito a unire. Al centro, circondata da piante verdi ornamentali, si trova la tomba del Maresciallo: rettangolare, in marmo bianco, con una semplice iscrizione che riporta le date di nascita e di morte.

Questo luogo si chiama Casa dei Fiori, perché, dopo la morte del Maresciallo il 4 maggio 1980, migliaia di visitatori vi deponevano omaggi floreali.

La Casa dei Fiori è circondata da un curatissimo giardino, che ospita diverse sculture. L’edificio adiacente funge da museo dei ricordi, conservando mobili, armi, tessuti e altri oggetti donati al Presidente e provenienti da tutto il mondo.

Un luogo che conserva i fasti di un passato socialista che non tornerà più, quando Belgrado era la capitale della vecchia federazione, e che permette di conoscere una parte importante della storia della Jugoslavia.

belgrado
Tito con i testimoni delle staffette
Gigantrofia all'interno del museo con la foto dei vertici dei Paesi Non Allineati
Gigantrofia all'interno del museo con la foto dei vertici dei Paesi Non Allineati
La statua di Tito nel parco del museo
La statua di Tito nel parco del museo
La tomba di Tito nel museo
La tomba di Tito nel museo

13. BELGRADE WATERFRONT

Nel 2014 il governo serbo, grazie alla collaborazione con la società immobiliare Eagle Hills, sostenuta da capitali di Abu Dhabi, ha dato il via al faraonico progetto Belgrade Waterfront. L’iniziativa prevede la costruzione di unità residenziali, hotel, spazi commerciali, uffici e aree ricreative lungo la riva del fiume Sava.

Il primo intervento visibile della società è stata la riqualificazione della promenade: un tempo luogo degradato e inscuro, oggi bellissima passeggiata sul fiume, che ha offerto a turisti e cittadini una nuova prospettiva sulla città e sulla Sava, diventando subito un luogo molto frequentato.

Edificio simbolo della faraonica riqualificazione (che è ancora in corso e promette decine di nuovi avveniristici edifici in futuro), Kula Beograd, grattacielo a forma di bottoglia rovesciata, che, con i suoi 168 metri d’altezza per 42 piani, ha cambiato lo skyline della città.

Nonostante l’entusiasmo, il progetto solleva anche diversi dubbi, perché questa cittadella del lusso è vista da molti come estranea alla cultura serba, oltre che per i prezzi esorbitanti dei nuovi appartamenti (e che molto difficilmente un belgradese potrà permettersi) anche per i bruschi sgomberi di quella che era la parte più povera della capitale.

Il Belgrade Waterfront rimane così un luogo affascinante da visitare e un progetto che continua a far discutere cittadini, urbanisti e turisti curiosi di capire come si evolverà il volto della capitale serba.

Vista su Zemun dal Belgrade Warterfront
Vista su Zemun dal Belgrade Warterfront
Belgrade Waterfront
Un altro scorcio della passeggiata sul lungofiume del Belgrade Waterfront
Belgrade Waterfront
un tratto del Belgrade Waterfront
Belgrade Waterfront
Una terrazza pedonale del Belgrade Waterfront

14. IL QUARTIERE ZEMUN

A pochi chilometri dal cuore di Belgrado, si trova Zemun, oggi parte integrante della capitale ma con un’identità tutta sua.

La sua storia, l’urbanistica e l’impronta artistica le donano un carattere distinto: qui una delicata atmosfera mitteleuropea si fonde con la maestosità del Danubio, tra passeggiate sul lungofiume e rinomati ristoranti di pesce.

Niente è più piacevole che passeggiare lungo il Danubio, all’ombra dei platani, tra locali all’aperto e scorci sul corso maestoso del fiume. Qui Zemun mostra il suo volto più autentico: romantico, vitale e profondamente legato alle sue acque.

Un’altra zona molto affascinante di Zemun è quella che si estende tra i campanili barocchi e le rive del Danubio. Le stradine invitano a fermarsi nelle trattorie tipiche, famose per le loro specialità di pesce fresco, prima di concedersi una passeggiata nel pittoresco quartiere di Gardoš.

Adagiato sul colle, Gardoš è il quartiere più caratteristico di Zemun. Le sue viuzze lastricate, le piccole case con giardini un tempo appartenute ai pescatori e l’atmosfera sospesa nel tempo regalano un’esperienza unica. Salendo tra scorci pittoreschi si arriva alla sommità della collina, dominata dalla Torre del Millennio.

Costruita nel 1896 dall’Ungheria per celebrare i mille anni della propria statualità, la Torre di Zemun era la più meridionale delle sei torri millenarie edificate per l’occasione. Dopo decenni di incuria, un attento restauro l’ha riportata al suo antico splendore. Oggi, dal suo punto panoramico, lo sguardo abbraccia i campanili barocchi di Zemun, il Danubio e, in lontananza, la moderna Belgrado.

Il lungo Danubio a Zemun
Il lungo Danubio a Zemun
Panorama sui tetti di Zemun dalla collina della torre Gardos
Panorama sui tetti di Zemun dalla collina della torre Gardos

15. NOVI BEOGRAD

Per secoli, la riva sinistra della Sava e l’area dove il fiume incontra il Danubio erano una landa incolta e desolata. Paludi e acquitrini dominavano il paesaggio, mentre motivi climatici e politici rendevano difficile qualsiasi tentativo di urbanizzazione. Qui, infatti, correva per secoli il confine tra l’Impero Ottomano e quello Asburgico.

Dopo la Prima Guerra Mondiale, l’amministrazione asburgica tentò di dare un primo ordine al territorio con un progetto che ebbe come fulcro la costruzione del Ponte Branko. Inaugurato nel 1934, ancora oggi rappresenta un’arteria vitale per chi viaggia dal centro verso la parte ovest della città.

Con l’avvento del nuovo regime socialista, la zona fu trasformata radicalmente. L’obiettivo era costruire una città moderna, simbolo di uguaglianza e progresso, capace di oscurare il vecchio centro storico borghese. Le ruspe entrarono in azione: paludi bonificate, terreni organizzati e i primi condomini popolari sorsero rapidamente, accogliendo ufficiali, sottufficiali, operai e migliaia di migranti interni provenienti sia dai dintorni di Belgrado sia dalle regioni più lontane della Serbia meridionale.

In appena due decenni, Novi Beograd si affermò come una città autonoma e moderna, quasi a rivaleggiare con il centro storico. Tuttavia, dagli anni ’80 e ’90, la crisi economica e politica trasformò il quartiere: la mancanza di centri culturali e spazi per i giovani lo fece scivolare in un ruolo di periferia dormitorio, spesso trascurata e impoverita.

La svolta arrivò con l’apertura della Serbia agli investimenti stranieri e la rinascita economica post-Milošević. In pochi decenni, Novi Beograd si è trasformata: nuovi centri commerciali, catene internazionali, autosaloni e strutture moderne hanno ridato vita al quartiere.

Non mancano le tracce del passato: vicino alla confluenza tra Sava e Danubio si erge il Museo di Arte Contemporanea, costruito tra il 1961 e il 1965, esempio di architettura socialista innovativa.

Imboccando l’autostrada in direzione dell’aeroporto di Belgrado, si attraversa tutta Novi Beograd e scorrono veloci quartieri popolari di stampo real-socialista. Tra le costruzioni più iconiche spicca la Torre Genex, dal nome del conglomerato jugoslavo attivo in esportazioni, costruzioni, petrolchimico e turismo. Progettata nel 1967 e completata nel 1980, la torre è alta 115 metri e si compone di due torri unite da un ponte a due piani, affiancate da una struttura circolare che svetta fino a 140 metri. Questo edificio, realizzato nel periodo più florido della vecchia federazione, simboleggiava una grande porta contemporanea per chi arrivava in città da Ovest, da Lubiana, Zagabria o dall’aeroporto, un segnale di modernità e ambizione architettonica. Oggi una torre ospita ancora appartamenti, mentre l’altra, che era destinata ad uffici, è abbandonata e ricoperta da uno striscione pubblicitario.

Oggi Novi Beograd è una testimonianza vivente di storia, architettura e trasformazioni urbane: un quartiere che combina memoria socialista, modernità e vivacità commerciale. 

Torre Genex
Torre Genex
Torre Genex
Graffiti sotto uno dei portici della Torre Genex
Dettaglio dell'apice della Torre Genex
Dettaglio dell'apice della Torre Genex

DOVE DORMIRE A BELGRADO

Hotel Zepter -Belgrado

Nel cuore pulsante di Belgrado, a pochi passi dalla vivace via pedonale Knez Mihailova, sorge l’elegante Hotel Zepter, una piccola oasi di lusso e comfort. Appena varcata la soglia, si viene accolti da un’atmosfera raffinata, dove ogni dettaglio – dai purificatori d’aria alle macchine per il caffè Zespresso in camera – sembra pensato per rendere il soggiorno rilassante e piacevole.

L’hotel ha stanze ampie, moderne, dotate di ogni comfort, compreso un angolo cucina. Si affaccia proprio sul viale centrale della città, ma garantisce tranquillità e riposo notturno. Colazione ottima di tipo continentale. Il personale è molto gentile e parla inglese.

Pulizia impeccabile, personale attento e posizione strategica rendono l’Hotel Zepter una scelta ideale per vivere Belgrado con stile, comfort e un tocco di eleganza contemporanea.

La mia camera all'Hotel Zepter
La mia camera all'Hotel Zepter
La mia stanza all'hotel Zepter
La mia stanza all'hotel Zepter

Hotel Bristol -Belgrado

L’hotel Bristol Belgrade, inaugurato nel 1912 per accogliere i viaggiatori facoltosi dell’Orient-Express in transito da Parigi a Istanbul, ha ritrovato il suo splendore dopo anni di abbandono grazie a un accurato restauro.

Oggi dispone di 143 camere e suite, una raffinata biblioteca, un cortile interno dedicato al relax e una spa con hammam e biosauna, dove i rituali spaziano dal tradizionale Afternoon tea ai trattamenti e ai massaggi rigeneranti.

Se volete farvi un regalo, potete immaginare di dormire almeno una notte qui!

Hotel Bristol
Una stanza dell'Hotel Bristol Belgrade
Hotel Bristol
La biblioteca dell'Hotel Bristol Belgrade
Hotel Bristol
La lounge dell'Hotel Bristol Belgrade

DOVE MANGIARE  BELGRADO

La cucina serba è un argomento è talmente importantre quando si decide di visitare Belgrado, che ho dedicato un articolo a parte con una decina di ristoranti che ho sperimentato di persona durante i miei due viaggi a Belgrado.

Ecco i 10 locali dove mangiare a Belgrado per assaggiare i piatti tipici e gustosi della cucina serba.

dove mangiare a belgrado

E voi, avete già visitato Belgrado?

Se non ci siete ancora stati o se mancate in città da molti anni, vi consiglio di immaginare almeno un weekend in questa bella capitale, prima che diventi troppo turistica!

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RitagliDiViaggio
Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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