Ho deciso di scrivere un decalogo veloce di facile lettura per tutti quelli che mi chiedono cosa c’è da sapere per intraprendere un viaggio in Bosnia-Erzegovina. Io sono sempre incerta se dire tutto o lasciare la sorpresa ai viaggiatori. Nel dubbio, vi dico almeno qualcosa, senza però entrare troppo nei dettagli. La prima volta che ho visitato Sarajevo e una parte di Paese non sapevo troppo ed è stato un bene, perché è un Paese che va scoperto con la propria esperienza e che deve almeno un po’ sorprendere.
Ecco però alcune cose importanti da sapere per visitare la Bosnia-Erzegovina, quello che io considero un po’ il cuore dei Balcani, il Paese simbolo. Molti partono alla scoperta dei Balcani visitando soprattutto la costa croata, montenegrina e magari si spingono fino all’Albania, visitando spesso in Bosnia-Erzegovina soltanto Mostar, sicuramente la località più facilmente raggiungibile. Il mio invito invece è quello di dedicare un po’ di tempo soltanto a questo Paese, così complicato e controverso, per me da sempre mescolanza straordinaria di Occidente e Oriente europeo.
Se potete, dopo aver visitato Sarajevo e Mostar, spingetevi anche oltre, verso Travnik, Prijedor e Banja Luka e verso Bihac e la valle dell’Una, o ancora a Jaice e poi a Stolac fino a Trebinje, al confine con il Montenegro. Se avrete ulteriore tempo, sarà interessante un viaggio a Tuzla e poi giù fino a Srebrenica, ma a quel punto vorrà dire che vi siete proprio innamorati dalla Bosnia-Erzegovina.
1) Prima di partire
La Bosnia-Erzegovina non è un Paese come un altro. Per questo è bene partire verso questa destinazione con almeno un minimo di preparazione sulla storia che ha attraversato questo Paese e la sua capitale, Sarajevo. Meglio non fidarsi troppo del “sentito dire”.
Se potete, leggete qualcosa prima di partire, per cercare di inquadrare gli avvenimenti di cui il Paese è stato protagonista e comprendere meglio la situazione presente. Le letture che io vi consiglio sono Maschere per un massacro di Paolo Rumiz, Sarajevo mon amour di Jovan Divjak e Le marlboro di Sarajevo di Miljenko Jergović. Tanto per cominciare.
Poi se queste letture vi appassioneranno, troverete un’ampia bibliografia sulla guerra nei Balcani, sugli scrittori bosniaci di ieri e di oggi e su svariati autori che hanno scritto testi di vario genere su questi luoghi. Se volete, c’è anche un piccolo libro scritto da me sui miei cinque viaggi in Bosnia Erzegovina, in formato ebook o cartaceo.
2) Gli abitanti
Quando parlate con gli abitanti, non fate loro domande scomode e troppo dirette sulla guerra, come ad esempio “Durante la guerra tu da che parte stavi?” I bosniaci sono in genere socievoli e parlano volentieri con i viaggiatori, ma preferiscono guardare al presente e magari sapere qualcosa di voi e sul motivo che vi ha spinto a visitare il loro Paese.
In pochi hanno voglia di parlare della guerra. Dopo aver conquistato un po’ di fiducia, potete introdurre il tema, ma con discrezione. Di solito è molto più interessante ascoltare quello che loro hanno da dire spontaneamente che tempestare di domande insistenti.
Molti di loro, in particolare i giovani, conoscono bene l’inglese. Altri parlano il tedesco. Alcuni sanno soltanto la propria lingua, ma intendersi a gesti non sarà mai un problema, vista l’estrema disponibilità e pazienza degli abitanti.
3) La sicurezza
Mi sono sentita spesso chiedere: “Come sono le strade?”, “Si può girare tranquillamente di sera?”. La Bosnia-Erzegovina è un Paese tranquillo e sicuro. Potete tranquillamente passeggiare a Sarajevo o a Mostar da soli di notte, come pure negli altri centri minori. Non ho mai percepito sensazione di pericolo.
Le strade sono tutte asfaltate, c’è qualche buca di tanto in tanto e a volte sono un po’ strette e lente, ma valgono le comuni accortezze che terreste in qualunque altro posto. Di solito le strade sono poco illuminate, quindi può essere utile portarsi una torcia, perché noi siamo poco abituati a camminare la sera al buio per strada, mentre in tutti i Balcani è un’abitudine diffusa.
A Sarajevo e in alcune altre città, come ad esempio a Bihac e nella zona occidentale della Bosnia ci sono cani randagi, la maggior parte dei quali si fanno i fatti loro e non sono pericolosi: evitate comunque di avvicinarvi troppo o di dar loro fastidio. Meglio non guidare di notte, perché le strade sono molto buie ed è facile incappare in qualche buca a causa della scarsa visibilità. Per guidare l’auto è sufficiente la Carta Verde e la patente italiana, ma è necessario verificare che la propria assicurazione sia valida anche in questi Paesi.
Il wifi è diffuso praticamente in tutti i locali e numerose case private. Il wifi libero sulla piazza con la fontana Sebji a Sarajevo funziona molto bene ed è molto utile per orientarsi e trovare le principali attrazioni.
4) I segni della guerra
I segni della guerra si vedono ancora, ma in maniera sempre meno evidente. Il centro di Sarajevo è stato in gran parte ricostruito o ristrutturato. A Novo Sarajevo vedrete molti palazzi moderni e scintillanti. I segni della guerra restano su alcuni edifici crivellati o segnati da qualche granata. Sull’asfalto le cosiddette “rose di Sarajevo” ricordano il luogo dove sono cadute le granate.
I segni della guerra si vedono di più a Mostar, appena usciti dalle due vie del centro storico, rimesso completamente a nuovo. E li vedrete ancora di più se il vostro viaggio vi condurrà in villaggi meno turistici, come ad esempio a Stolac, in Erzegovina.
5) Il panorama urbano
I cimiteri musulmani fanno parte del panorama urbano di Sarajevo e Mostar. Durante la guerra i cimiteri sulle colline erano presi di mira dai cecchini durante i funerali, così gli abitanti hanno cominciato a seppellire i morti anche nella parte bassa delle città.
Sarà impossibile rimanere indifferenti di fronte alle centinaia di lapidi bianche, tutte uguali e con la stessa data di morte, che vedrete comparire in ogni quartiere. L’impatto appena arrivati qui è per tutti molto forte. Alcuni cimiteri sono molto estesi, altri hanno soltanto pochi metri quadri di terreno con una manciata di tombe.
6) Le diverse zone del Paese
Alcune zone, in particolare Baščaršija a Sarajevo e il centro storico di Mostar, stanno diventando sempre più turistiche. Quando cala la sera e molti turisti mordi e fuggi se ne vanno, potrete ammirare la parte più autentica della città.
Altre città del Paese, come Travnik, Tuzla o Trebinje, al contrario, sono ancora disertate dal turismo di massa: hanno un carattere più informale e autentico, ma sono ugualmente accoglienti.
7) L’atmosfera
Molti luoghi, Sarajevo compresa, sono pervasi da una strana atmosfera malinconica. Fateci caso: la filodiffusione nei bar, nelle sale da tè e nei ristoranti rimanda sempre canzoni malinconiche. Possono essere bosniache o straniere, ma sono sempre melodie tristi. Mi è capitato di notarlo soltanto dopo un po’ di tempo e, quando ci tornerò, sarò curiosa di verificare se è ancora così diffusa quella sensazione di tranquilla malinconia che ho percepito da queste parti.
A meno che non andiate in qualche club aperto solo la sera, in Bosnia vi capiterà raramente di ascoltare per caso musica pop o techno, molto frequente invece in altri paesi dell’Europa dell’Est, come ad esempio la Serbia o la Bulgaria.
8) La passione per i Balcani
Dopo aver visitato la Bosnia-Erzegovina potreste rimanere contagiati da una strana patologia che contamina chi visita i Balcani e che si manifesta con la voglia di tornarci ancora. Questa infezione mi ha contagiata fin dalla mia prima visita. Capita così che, ogni volta che posso, ci torno. E quando me ne vado, so con certezza che sarà un arrivederci, e non un addio. Tanto più che c’è sempre qualche angolo nuovo da esplorare o qualche luogo di cui scoprire i cambiamenti a distanza di anni.
9) I costi
Il costo della vita è basso, dunque Sarajevo e tutta la Bosnia-Erzegovina sono una meta molto economica. Mangiare costa generalmente molto poco (potete cavarvela anche con meno di 5-8 euro a testa) a fronte di una qualità molto alta e di porzioni decisamente abbondanti.
Per gli alloggi avete ampia possibilità di scelta, dagli hotel di lusso agli ostelli agli appartamenti privati e dovreste riuscire a non mai più di 40 euro per una camera doppia con bagno privato.
La moneta è il marco bosniaco, gli uffici di cambio e i bancomat sono diffusi in tutto i centri storici delle principali città. In alcuni luoghi molto turistici accettano anche gli euro, anche se il consiglio è di pagare sempre in moneta locale. In numero sempre più alto di locali si può pagare con il POS.
10) La fine del viaggio
Se tornerete a casa da un viaggio in Bosnia-Erzegovina con più domande che risposte sarà normale. E va bene così.
Vi sembra utile questa lista? Avete mai pensato di visitare i Balcani e in particolare la Bosnia-Erzegovina? Cosa vi attira di questi territori e cosa invece vi fa desistere?
So bene che tra i miei lettori ci sono molti appassionati di Balcani e di Bosnia-Erzegovina in particolare. A loro chiedo, cosa aggiungereste a questo decalogo? Cosa è utile sapere per chi visita questo Paese la prima volta?
Attendo con piacere i vostri commenti!
Se avete voglia di continuare a leggere dei miei viaggi in Bosnia-Erzegovina durante gli ultimi dieci anni, vi segnalo il mio libro di viaggio Bosnia-Erzegovina. Viaggio on the road nel cuore dei Balcani
Comments
1 commentoCarlo
Lug 4, 2019Ciao, articolo veramente interessante, tra poco partiremo per i Balcani, ma sono ancora indeciso quale parte della Bosnia visitare, dopo Sarajevo: dirigermi verso Bihac oppure l’area di Banja Luka?
RitagliDiViaggio
Lug 5, 2019Ciao Carlo, in realtà Bihac e Banja Luka non sono troppo distanti tra di loro, circa 160 chilometri che si percorrono più o meno in due ore e mezza o poco più. Dipende quindi quanto tempo hai a disposizione e qual è il tuo itinerario. Se, ad esempio, dopo torni in Italia, lascia Bihac alla fine visto che è sul confine. Da Sarajevo puoi dirigerti verso Travnik (che è molto carina da visitare), quindi passare per Jaice (altro villaggio molto bello, ci sono anche le cascate) e a quel punto decidere se proseguire direttamente lungo la Valle del fiume Una verso Bihac o se andare a Banja Luka e poi, passando magari per Prijedor che ha una storia molto importante, arrivare a Bihac. Buon viaggio in ogni caso!
Claudia
Lug 10, 2019che interessante. Grazie mi torneranno molto utili i consigli.
A me hanno consigliato di non perdermi Jajce con la sua fortezza e le sue cascate e il villaggio sull’acqua dei pescatori. Temo solo per l’impossibilità di usare il cellulare come mappa ( finalmente assaporerò il tempo senza il disturbo del cellulare) ma ho scoperto che si può comprare sul posto una scheda telefonica e conviene più che fare un apposito abbonamento in Italia.
Buon viaggio