Sopravvivere a Sarajevo, gli abitanti raccontano l’assedio

“Mentre loro distruggevano, io creavo. è andata avanti così per quattro anni. Era la mia ricetta per la salute mentale”. Sopravvivere a Sarajevo. Condizioni urbane estreme e resilienza: testimonianze di cittadini nella Sarajevo assediata (1992-1996), per la collana International di Bébert Edizioni, non è l’ennesimo libro sulla sull’assedio della capitale bosniaca. I contenuti, il formato, il messaggio di grande attualità che questa pubblicazione vuole dare ai suoi lettori rendono questo volumetto di 155 pagine uno strumento unico di memoria, di speranza e di insegnamento.

sopravvivere a sarajevo

Ho sempre visto Sarajevo come un modello di rinascita, un esempio contagioso. La prima volta che decisi di visitare la città sentivo un forte bisogno di rinascita personale, oltre che professionale. E mi sembrava di buon auspicio oltre che terapeutico provare a farmi contagiare da quella che mi sembrava la città più vicina a me, geograficamente e culturalmente. Ci andai a Capodanno, di proposito. Mi piaceva l’idea di festeggiare l’inizio di un nuovo anno insieme a persone che stavano cercando di ripartire. Speravo anche che, in una giornata simbolica, fosse ancora maggiore la possibilità di essere contagiata dalla forza di queste persone, protagoniste di una rinascita clamorosa dopo una guerra terrificante.

Se ce l’hanno fatta loro, possono farcela tutti. Questo nuovo libro su Sarajevo svela come. Qual è l’antidoto. Come si può restare umani quando sei devastato dal terrore e non sai che ne sarà di te? Sopravvivere a Sarajevo ripercorre il percorso degli abitanti per provare a mantenere una vita normale sotto il fuoco dei cecchini, riporta “prove reali di un immenso potenziale umano in grado di vincere l’ignoto, il nuovo, l’oscuro e l’inimmaginabile” come sintetizza Suada Kapić, fondatrice e direttrice di Fama International nell’introduzione al libro.

In guerra non servono soltanto cibo, acqua e medicine. Alla sopravvivenza fisica deve corrispondere anche quella psicologica. E quest’ultima passa attraverso il lavoro, la cultura e la creatività. La strategia di adattamento ha creato a Sarajevo una società parallela in cui ritrovare l’equilibrio tramite la realizzazione di “contesti pacifici, di quotidianità e di semplicità”.

Ma come nasce questo libro? Si tratta della traduzione italiana di The art of survival, che fa parte di un progetto più ampio del gruppo di artisti bosniaci Fama. Il collettivo è diventato famoso già ai tempi dell’assedio per aver pubblicato nel 1994 Sarajevo Survival Guide, una vera e propria guida turistica della città in tempo di guerra. Dieci anni dopo è la volta della raccolta multimediale di documenti, libri e video sulla guerra nei Balcani nota come Fama Collection: un museo virtuale di reperti di ogni tipo del periodo dell’assedio. E oggi è la volta di questa pubblicazione in italiano, grazie al lavoro degli editori Matteo Pioppi e Mariagrazia Salvador, che permette così di entrare in contatto con la realtà artistica e culturale bosniaca e di leggere il più lungo assedio della storia contemporanea – quattro anni, dall’aprile 1992 al febbraio 1996 – dal punto di vista degli abitanti, dei sopravvissuti.

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Durante i 1.395 giorni senza luce, acqua e gas, con la propria città circondata da 260 carri armati, 120 mortai e un numero imprecisato di cecchini, i suoi abitanti hanno vissuto di aiuti umanitari e di capacità creativa che ha assicurato la vita durante i mesi in cui a nessuno era permesso girare per le strade e la libertà di movimento era di fatto negata.

Attraverso foto d’epoca, disegni e illustrazioni, il volume racconta la vita quotidiana grazie ad una raccolta di ricordi, attimi e spunti, suddivisi in tre categorie (creatività, equilibrio e attività quotidiane) inseriti in modo apparentemente casuale nelle pagine. Creatività: “Io e mio figlio costruimmo un generatore alimentato da una bicicletta: pedalando si accendeva una lampada. Producevamo elettricità  intanto ci tenevamo in allenamento”. Equilibrio: “Dovevi essere più veloce, più perspicace del tuo solito”. Attività quotidiane: “Quando non potevo andare a scuola (durante i bombardamenti non c’era lezione), facevo le interrogazioni per telefono. gli insegnanti mi chiamavano e io rispondevo alle domande”.

Chi vuole dare un significato profondo al termine “resilienza” potrà troverà davvero parecchi spunti in questo libro delicato e sorprendente.

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Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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