Ci saranno ancora la guerra in Siria e il conflitto israeliano-palestinese, raccontati però da punti di vista inediti, ma anche conflitti più domestici ambientati in Germania, in Ungheria, in Siberia e in Brasile, storie sconosciute di bambini che vivono nella Repubblica Popolare Cinese o sulla Via della Seta o quelle mai raccontate dei lavoratori nei cantieri per i mondiali del Qatar e della guerra civile in Congo. Come ogni anno Le Voci dell’Inchiesta porta alla ribalta i migliori documentari internazionali, diventando un momento imperdibile per chi vuole saperne di più di quello che accade nel mondo, tramite lo sguardo di chi c’è andato e ha voluto raccontarlo.
L’undicesima edizione del festival di cinema del reale di Cinemazero porterà a Pordenone, da mercoledì 11 a domenica 15 aprile, il meglio della produzione internazionale un mondo ancora troppo poco conosciuto, con decine di proiezioni, tra le quali 16 anteprime nazionali, di cui una assoluta. Sette sono i film in concorso, tutte anteprime nazionali: i vincitori competeranno per due premi, uno della giuria, istituito a partire da quest’anno e il secondo, sempre molto atteso, da parte del pubblico.
Saranno davvero numerosi i documentari internazionali di eccezionale valore, con ampie sezioni dedicate alle donne, riflessioni sulle nuove destre e sulle vecchie sinistre nell’anno in cui si celebra l’anniversario del ’68, una sezione dedicata alla minaccia atomica, alcuni film di grande interesse sul tema sempre attuale delle migrazioni e un omaggio a Luigi Nono, di cui è ancora poco noto l’impegno come autore di colonne sonore per documentari. “Diversi film scelti – spiega il coordinatore del festival Riccardo Costantini –spostano il confine del genere documentario un po’ più in là, aprendo a contaminazioni con arte e teatro, costruendo percorsi articolati sulla memoria, arrivando perfino ad agire e a modificare la realtà, ora creando scenografie, ora cambiando comportamenti sociali o relazioni familiari”.
Oltre ai docufilm in concorso, di cui sotto trovate l’elenco e il calendario, ci sono altre pellicole che, spulciando il calendario, mi sembrano particolarmente interessanti. Proverò a vederne il più possibile e, come l’anno scorso, poi vi racconterò sul blog quelli che mi sono piaciuti di più.
Jugend (mercoledì 11 aprile, ore 17.00) è un film ritrovato e restaurato di Enzo Biagi, che racconta le speranze dei giovani tedeschi poco prima del ’68 intervistando, in una Berlino divisa dal filo spinato ma non dal muro, ragazzi di tutte le classi sociali. La pellicola arriva da La Medusa di Este, in provincia di Padova che ha donato a Cinemazero 12 pellicole da loro ritrovate e restaurate, provenienti dallo storico festival del cinema d’inchiesta Premio dei Colli (1960-1971). Un’anteprima nazionale della versione restaurata che si preannuncia imperdibile.
Parla ancora di Germania Living in Demmin di Martin Farkas (mercoledì 11 aprile, ore 18.00), che racconta lo spettro dei giovani neonazisti e fa riflettere sul tema della storia e della memoria, ricostruendo la storia della cittadina di Demmin dove, dopo l’arrivo delle truppe sovietiche alla fine della Seconda Guerra Mondiale, oltre 900 abitanti si suicidarono, incapaci di accettare la fine del Reich. Oggi i neonazisti tornano a Demmin per celebrare l’anniversario con una inquietante marcia funebre.
Dopo aver trascorso una giornata Doha la scorsa estate, sono molto curiosa di vedere The Workers Cup di Adam Sobel (giovedì 12 aprile, ore 14.30) che fa luce sulla storia di sfruttamento di oltre un milione e mezzo di uomini provenienti da India, Nepal, Bangladesh, Filippine e Africa impiegati nei cantieri per i mondiali di calcio del Qatar del 2022. Lavorano nel Paese più ricco del pianeta con orari massacranti e salari ridicoli in condizioni di sicurezza inesistenti. Il film racconta il torneo di calcio sponsorizzato dallo stesso comitato che organizza la Coppa del Mondo, a cui partecipano le 24 imprese costruttrici.
I bambini sono i protagonisti di Kids on the Silk Road (sabato 14 aprile, ore 10.30) e Waiting for the Sun (sabato 14 aprile, ore 16.30). Nel primo caso si parla della storia dei ragazzi che vivono sulla Via della Seta, tra atmosfere esotiche e complessità sociale di un mondo a metà tra conservazione della tradizione e contaminazione delle modernità. Nel secondo caso invece ci spostiamo nella Repubblica Popolare Cinese per scoprire che i figli dei detenuti delle carceri cinesi sono spesso abbandonati a loro stessi e crescono in strada. Alcuni di loro trovano posto in un orfanotrofio fondato da un’ex guardia carceraria, chiamata Nonna Zhang.
In Aleppo’s Fall di Nizam Najar (giovedì 12 aprile, ore 17.45), il regista torna nella sua città natale per seguire un gruppo di civili che combatte sotto la bandiera dell’esercito di Liberazione nella sfida contro Assad e Putin da una parte e quella contro l’Isis dall’altra, mostrando le divisioni dei leader interni, tra giorni di speranza a quelli disperati, che preparano alla distruzione della città simbolo e all’esilio forzato dei superstiti verso Idlib. Un altro conflitto infinito, quello tra Israele e Palestina, è al centro di Naila and the Uprising di Julia Bacha (venerdì 13 aprile, ore 10.30) che racconta il ruolo chiave della protagonista, Naila Ayesh, nel movimento non-violento della Palestina già dalla Prima Intifada che da trent’anni combatte per i diritti di tutte le donne. Una guerra di cui si parla pochissimo, quella che ha devastato il Congo, è portata alla ribalta da The Congo Tribunal di Milo Rau (venerdì 13 aprile, ore 16.00) in cui il regista organizza un tribunale di finzione, nel mezzo del conflitto, in cui chiama alla sbarra tutti i protagonisti che hanno portato al massacro di sei milioni di persone, tra documentario e finzione. La guerra occupa anche la proiezione finale del festival con Radio Kobanî del regista curdo-canadese Reber Dosky (domenica 15 aprile, ore 20.45), vincitore di moltissimi festival internazionali, in cui il regista ci mostra la città, prima occupata e poi distrutta dallo Stato islamico, che risorge dopo la battaglia raccontando la storia di un bambino che un giorno spera di crescere, tramite la libertà di una radio, rifugio e conforto per sopravvissuti, soldati e musicisti.
I 7 DOCUFILM IN CONCORSO
1. ANOTHER NEWS STORY
di Orban Wallace
Gran Bretagna, 2017, ’84
mercoledì 11 aprile 2018, ore 20:45
Candidato al miglior film al Karlovy Vary International Film Festival e vincitore del premio per il Miglior documentario e miglior montaggio all’Hungarian Film Critics Award, il documentario d’esordio di Orban Wallace sarà presentato a Pordenone alla presenza del regista e della produttrice Verity Wislocki, insieme al giornalista Amedeo Ricucci che riceverà il premio Il coraggio delle immagini – Le Voci dell’Inchiesta 2018 istituito quest’anno per la prima volta dal festival, con il sostegno dell’associazione Il Capitello, durante la serata inaugurale.
Il film è ambientato nell’Eestate del 2015, quando camminando per centinaia di chilometri, afflitti da privazioni e pericoli, da ostacoli politici e burocratici, migliaia di profughi siriani attraversano l’Europa alla ricerca d’asilo. Il regista viaggia al loro fianco ma rivolge la sua telecamera verso i giornalisti, i fotoreporter, i cineoperatori dei media occidentali che li seguono a caccia dello scatto perfetto, dello scoop da prima pagina. È possibile trovare un equilibrio tra l’esercizio di un buon reportage e la ricerca del “colpo di scena”, tra una buona storia e il sensazionalismo? È possibile essere compassionevoli un giorno e ostili il giorno dopo? Una cosa è certa: questa è un film che cercherò assolutamente di vedere.
2. THEATRE OF WAR
di Lola Arias
Argentina, 2018, ’82
12 aprile 2018, ore 16:15
Quali sono i segni che la guerra lascia sui soldati? Ne hanno parlato in tanti. In questo caso tre inglesi e tre argentini, veterani della Guerra delle Falkland (per gli inglesi) Malvinas (per gli argentini), accettano, trentacinque anni dopo i fatti, di trascorrere insieme alcuni mesi per raccontarsi e rappresentarsi davanti alla telecamera di Lola Arias. La guerra rivive nl racconto diretto dei veterani, lascia riaffiorare e ricompone i traumi del passato. Ex soldati diventano attori, la spontaneità diventa recitazione, luoghi reali si trasformano in palcoscenico. Una piscina, un cantiere edile, una caserma, diventano spazi neutri, luoghi della memoria. Ma il film è più di una rappresentazione teatrale: è un progetto artistico-catartico, costruito per superare vecchi traumi segregati nel passato.
3. A WOMAN CAPTURED
di Bernadett Tuza-Ritter
2017, Ungheria, ‘89
13 aprile 2018, ore 18:00
Alla presenza di Bernadett Tuza-Ritter, regista indipendente ungherese, specializzata in documentari, viene presentato questo film che racconta una storia all’apparenza inverosimile, quella di una donna, prigioniera in famiglia per decenni. In Ungheria, a pochi chilometri da Budapest, Marish è una donna di cinquantadue anni che da più di dieci è al servizio di una famiglia per cui lavora venti ore al giorno senza ricevere alcun compenso. La sua carta d’identità le è stata requisita e non le è consentito lasciare la casa. Trascorre i suoi giorni nella paura, ma continua a sognare di riavere indietro la sua vita. La presenza della cinepresa di Bernadett Tuza-Ritter, incredibilmente accettata nella casa, la aiuta a prendere coraggio e a cambiare radicalmente la sua vita.
4. COMMAND AND CONTROL
di Robert Kenner
2016, USA, 92
13 aprile 2018, ore 20:45
Di nucleare si parla a intermittenza. Eppure di disastri mancanti ne capitano numerosi. Molti di essi non ci vengono raccontati. Questo film svela proprio una di queste storie. In Arkansas, il 19 settembre del 1980, nella base missilistica Titan II un impiegato danneggia accidentalmente il serbatoio di un missile balistico intercontinentale, caricato con la più potente testata nucleare dell’arsenale. Un evento casuale che dà inizio a un’angosciosa serie di sforzi frenetici per cercare di scongiurare una catastrofe nucleare. Intervallato da sequenze di filmati originali, il film è la cronistoria di nove ore di tensione che hanno scongiurato un’esplosione seicento volte potenzialmente più disastrosa di Hiroshima. In sala ci sarà Francesco Vignarca, coordinatore nazionale della Rete italiana per il disarmo, autore di Milex 2017 – Primo rapporto annuale sulla spesa militare italiana e collaboratore di Altreconomia, per cui cura il blog I signori delle guerre.
5. MUHI – GENERALLY TEMPORARY
di Rina Castelnuovo-Hollander, Tamir Elteman
2017, Germania, 86′
14 aprile 2018, ore 20:45
Il film racconta la guerra israeliano-palestinese attraverso la storia di un bambino malato. Muhi è un bambino palestinese di sette anni che ha una rara malattia autoimmune e per questo ha subito l’amputazione delle braccia e delle gambe. La sua condizione di salute l’ha portato a conoscere sia medici arabi sia ebrei, ma non può tornare a Gaza dalla sua famiglia poiché il sistema sanitario palestinese è disastrato e incapace di trattare il suo caso. Il piccolo e tenace Muhi è diviso tra due mondi, amorevolmente assistito da suo nonno, Abu Naim, e da un volontario israeliano, “Buma” Inbar, parla in ebraico, conta in arabo e canta le canzoni delle feste ebraiche. Incastrato tra due diverse case, due diversi popoli e costretto a convivere con una situazione politica che lo tiene lontano dai suoi affetti, Muhi non si arrende mai, conquista tutti. Rappresenta un ennesimo simbolo di speranza, di coraggio e di amore in questo eterno conflitto. Intervengono Avraham “Buma” Inbar, protagonista del film e Paola Caridi, giornalista, saggista e storica del vicino Oriente, che da oltre quindici anni si occupa di islam politico in Palestina ed Egitto.
6. THE WORK
di Jairus McLeary, Gethin Aldous
2017, USA, ‘89
15 aprile 2018, ore 14:45
Film d’esordio dei due registi, l’originale storia si svolge nella prigione di Folsom in California. In questo carcere di massima sicurezza due volte all’anno, gli estranei sono invitati a partecipare a un programma di quattro giorni di terapia intensiva di gruppo. Tre uomini incensurati parteciperanno all’evento e si misureranno con quattro detenuti. Un’esperienza che rivelerà la possibilità di uno spiraglio oltre le porte d’acciaio e le barriere mentali.
7. DINA
di Antonio Santini, Dan Sickles
2017, 1 USA , 103
15 aprile 2018, ore 16:15
Il viaggio di Dina, 48 anni e un uomo che sta per sposare, è all’interno dell’amore che vince su tutto. Anche sull’autismo, di cui sono affetti Dina e Scott. Superati molti problemi e lasciatasi alle spalle un passato tragico, Dina sta per costruire la vita che pensa di meritare. Un documentario delicato, teneramente costruito, che si tiene alla larga dagli ovvi clichés. Dicono potrebbe essere essere il film romantico dell’anno. Nel frattempo si è aggiudicato il Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2011 e il Premio speciale della giuria al Sheffield International Documentary Festival 2017.
Il programma del festival è molto vasto e non finisce qui: è possibile consultarlo e acquistare i biglietti delle proiezioni sul sito del festival Le Voci dell’Inchiesta.