Viaggio In Nepal: cosa vedere a Kathmandu e dintorni

Un viaggio in Nepal nella valle di Kathmandu comincia sempre dalla sua capitale e dai suoi dintorni dove si concentrano una serie di luoghi e di monumenti che permettono di entrare pienamente nell’atmosfera di questo affascinante e indimenticabile Paese. Quasi tutti i luoghi interessanti si trovano nell’antico centro storico di Kathmandu e sono concentrati soprattutto intorno alla maestosa Durbar Square. Thamel è invece il quartiere turistico, in cui si concentra il maggior numero di alberghi economici e di fascia media.

Le cose da vedere a Kathmandu e dintorni sono tutte estremamente complesse dal punto di vista culturale e religioso e richiedono un tempo adeguato per visitarle. Per essere sicuri di fare un bel viaggio io consiglio due cose essenziali prima di partire: la lettura di qualche libro sulla cultura e le religioni del Nepal per partire preparati e sottoscrivere un’assicurazione di viaggio per partire sereni.

Molte cose da vedere a Kathmandu  si concentrano nel centro storico, mentre per alcune è necessario spostarsi nei dintorni con un mezzo di trasporto. Queste sono quelle che ho visto io e che vi consiglio assolutamente di vedere.

La piazza-palazzo

Durbar Square è la piazza dove un tempo venivano incoronati e legittimati i re che da Kathmandu esercitavano il loro governo. Durbar significa “palazzo”: in quanto tale, la piazza è il cuore storico della città vecchia e il luogo dove si concentrano gli edifici tradizionali più spettacolari di Kathmandu. Nonostante la maggior parte della piazza risalga al XVII e XVIII secolo, anche se molti edifici sono più antichi, numerosi sono gli interventi realizzati in seguito al grande terremoto del 1934. Nel 1979 l’intera piazza è stata dichiara Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e i turisti devono pagare un biglietto per potervi accedere.

L’area di Durbar Square è in realtà costituita da tre piazze collegate fra loro. A sud si apre Basantapur Square, un tempo stalla reale per gli elefanti e oggi piena di bancarelle di souvenir: da questa piazza inizia Freak Street. La zona principale di Durbar Square, quella con i templi, si trova a ovest. A nord-est si sviluppa la seconda parte di Durbar Square, dove si trova l’entrata dell’Hanuman Dhoka e altri templi. Da questo spiazzo aperto si allunga in direzione nord-est Makhan Tole, un tempo la principale arteria cittadina e tuttora forse la via più interessante della città. Il basamento a nove livelli del Maju Deval è uno dei luoghi d’incontro più popolari della città. Da qui si può osservare l’incessante attività dei venditori ambulanti di frutta e verdura, l’andirivieni di taxi e risciò, l’assedio ai turisti da parte di venditori di flauti e souvenir. Il grande tempio a tre tetti, i cui puntoni sono decorati con intagli a soggetto erotico, offre una magnifica visuale della piazza e dei tetti della capitale. Il tempio risale al 1690 e al suo interno si trova il simbolo fallico di Shiva.

cosa vedere a Kathmandu
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Swyambhnunath – il tempio delle scimmie

In cima a un’altura a ovest di Kathmandu si trova il meraviglioso tempio buddista di Swyambhnunath, detto il “tempio delle scimmie”, anche se in realtà il nome significa “sorto da sé” e deriva dalla leggenda che vuole la valle di Kathmandu in passato un lago dalle cui acque un giorno emerse la colina oggi sormontata da questo tempio. Patrimonio dell’Umanità Unesco, il tempio ospita una caotica commistione di elementi iconografici buddhisti e hindu. Al centro del complesso si trova uno scintillante stupa bianco, sormontato da una guglia dorata su cui sono dipinti gli occhi del Buddha.

Antiche sculture stipate in ogni centimetro quadrato di spazio disponibile, odore penetrante di incenso e delle candele di burro rendono indimenticabile la visita a questo luogo. Questo è anche un posto perfetto per ammirare Kathmandu dall’alto. Delle due vie per accedere al tempio, quella sicuramente più suggestiva è la scalinata di pietra usata dai pellegrini che si arrampica ungo il fianco orientale della collina e che spesso è invasa dia macachi. Verso la cima della scalinata i gradini sono fiancheggiati da coppie di Garuda, leoni, elefanti, cavalli e pavoni. È possibile anche entrare e osservare brevemente i riturali di preghiera dei monaci.

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Pashupatinath – il luogo sacro delle cremazioni

Nei pressi della Ring Road, lungo le sponde del sacro fiume Bagmati, si trova Pashupatinath, il più importante tempio hindu del Nepal. Circondato dal trambusto delle bancarelle che vendono incenso, perline, conchiglie, immagini di divinità, polvere di tika multicolore, lingam di vetro e molti altri oggetti religiosi, a prima vista Pashupatinath non ha un aspetto molto sacro, situato a breve distanza dall’aeroporto e lungo un tratto del fiume particolarmente inquinato. Dal punto di vista religioso invece è un luogo cardine per la spiritualità hindu. Shiva qui è celebrato come Pashupati, il pacifico signore degli animali. Sono moltissime le scimmie e le mucche che vagano in questa zona.

A dispetto dell’immondizia e dell’inquinamento che lo deturpa, il maleodorante Bagmati è un fiume sacro e Pashupatinath è l’equivalente nepalese di Varanasi. I ghat lungo il Bagmati sono utilizzati per le cremazioni. I corpi sono avvolti in veli e deposti sulla riva del fiume, quindi sono cremati su una pira di legno, spesso molto velocemente, uno dopo l’altro. È un luogo dalla grande carica emotiva dove meditare sul significato della morte. È bene essere rispettosi nell’uso della macchina fotografica nei pressi dei ghat dove avvengono le cremazioni con i parenti addolorati e le pire su cui bruciano i corpi. Sui ghat situati proprio sotto le terrazze i fedeli si dedicano alle abluzioni rituali immergendosi nelle acque poco invitanti del Bagmati, mentre i santoni compiono i loro cerimoniali sui gradini di pietra e i bambini cercano di recuperare monete dalle torbide acque del fiume servendosi di una calamita appesa a una cordicella o anche a mani nude.

Ai visitatori non hindu non è concesso entrare nel tempio principale, ma l’insieme di santuari shivaiti, lingam e ghat dei dintorni è comunque un complesso affascinante e molto pittoresco. Intorno agli edifici si aggirano gruppi di sadhu che, nella speranza di rimediare qualche rupia, si prestano a farsi fotografare. All’estremità settentrionale dei ghat ci sono diverse grotte degli yogi che in epoca medievale venivano utilizzate come rifugi. Molti scorci si aprono dalla parte superiore delle terrazze affacciate sulla riva orientale del Bagmati e moltissimi altri templi più piccoli sono stati realizzati in questa zona.

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Boudhanath – lo stupa più grande

Ogni mattina migliaia di pellegrini vi si radunano intorno Boudhnnath, il più grande stupa di tutta l’Asia per compiere il rituale giro della cupola, sotto gli occhi vigili e penetranti del Buddha dalla torre centrale dorata. Le stradine sono addobbate con le bandiere di preghiera, mentre i pellegrini fanno girare le ruote di preghiera e acquistano burro di yak e tsampa, farina d’orzo arrostita. Questo è uno dei pochi luoghi al mondo in cui la cultura buddhista tibetana può manifestarsi senza restrizioni.

Storicamente lo stupa era un’importante stazione di posta lungo la rotta carovaniera tra Lasha e Kathmandu e i mercanti tibetani pregavano qui per propiziare il viaggio prima di partire con i loro yak alla volta dei passi ad alta quota dell’Himalaya. Oggi, i tibetani che vivono nel villaggio di Boudha sono per la maggior parte rifugiati fuggiti dalla Cina nel 1959, ma lo stupa attira anche molti sherpa, discendenti delle popolazioni tribali tibetane che migrarono in Nepal nel XVI secolo. Molti dei monasteri in prossimità dello stupa hanno aperto le loro porte agli studenti stranieri.

Intorno alla base dello stupa si trovano 108 piccole sculture di Dhyani Buddha Amitabha (nella cultura tibetana 108 è un numero propizio) e una serie di 147 nicchie, ciascuna delle quali contenente quattro o cinque ruote di preghiera. Per salire sulla base bisogna recarsi all’ingresso nell’estremità settentrionale dello stupa, di fianco a un piccolo santuario dedicato a Hariti, la dea del vaiolo. La base offre un punto di osservazione rialzato sui movimenti della massa dei pellegrini intorno allo stupa. Da qui si possono vedere i fedeli che si prostrano a terra nel cortile sul lato est del complesso. Intorno allo stupa si aprono moltissimi negozi e ristoranti, oltre a scuole e laboratori artigianali di artisti che dipingono mandala.

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Il Monastero di Kopan – la scuola dei lama

Situato in cima al colle nord di Bodhnnath, il Monastero di Kopan fu fondato dal lama Thubten Yeshe, la cui scomparsa, nel 1984, portò alla ricerca a livello mondiale della sua reincarnazione, che fu individuata in un bambino spagnolo, Osel Hita Torres.

Le vicende di questo fanciullo ispirarono il film di Bernardo Bertolucci Piccolo Buddha del 1993. Il lama non risiede più a Kopan, ma ai visitatori è consentito esplorare il monastero e molti vi si recano per studiare psicologia e filosofia buddhista. Kopan è forse il luogo migliore della regione himalayana per apprendere le basi della meditazione e del buddhismo tibetano.

Dal monastero si gode una bella vista della valle e qui è molto originale assistere all’uscita dei monaci dal tempio: disposti in due lunghe file, raccolgono i soldi offerti dai fedeli.

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RitagliDiViaggio
Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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