È alto dai 120 ai 150 centimetri, ha un peso che varia dai 30 ai 60 chili per i maschi e dai 20 ai 40 chili per le femmine, le unghie sono lunghe 5 centimetri, il pelo è corto, liscio e di colore marrone scuro o nero, il petto è a chiazze color crema o tendente all’arancio, le orecchie sono piccole e tonde, la lingua è lunga dai 20 ai 25 centimetri, le zampe sono rosa e senza peli e le gambe sono corte e curvate verso l’interno. Sono le principali caratteristiche dell’orsetto del sole del Borneo, l’orso più piccolo al mondo.
È una specie protetta perché in via di estinzione, si trova soltanto in questo stato della Malesia e si può avere la fortuna di osservare ancora grazie all’attività del Bornean Sun Bear Conservation Centre (Centro di riabilitazione degli orsetti del sole del Borneo) di Sepilok, cittadina del Sabah, la regione nord del Borneo malese.
Fondato nel 2008 e aperto al pubblico dal 2014, il centro promuove e pratica la conservazione degli orsi malesi (Helarctos Malayanus), conosciuti anche con il nome di orsi del sole, che abitano principalmente le foreste pluviali dell’Asia sudorientale. Sono gli unici rappresentante del genere Helarctos.
Gli orsetti del sole vivono in varie zone del sudest asiatico: India orientale, Cina sudorientale, Cambogia, Laos, Myanmar, Thailandia, Vietnam, Malesia peninsulare, a Sumatra e nel Borneo. La maggior parte sono distribuiti entro i 2700 metri sul livello del mare.
Esistono però due specie diverse: gli orsi della Malesia si trovano in Asia e a Sumatra, gli orsi del Borneo si trovano soltanto in Borneo. Quelli del Borneo sono grandi la metà degli altri. Gli scienziati ritengono che si tratti di un’evoluzione dovuta alla mancanza di cibo.
Il Bornean Sun Bear Conservation Centre venne creato da Wong Siew Te, uno dei pochi biologi della fauna selvatica che hanno studiato e lavorato con questi orsi nella foresta pluviale del Borneo. Pioniere in questo settore, Wong, dopo aver constatato la situazione di pericolo per la sopravvivenza di questi orsi, a causa soprattutto di situazioni di cattività, ha creato questo centro, cominciando, nel 2008, a prendersi cura di 7 orsi che, nel 2013, diventarono già 28. Oggi ce ne sono 44.
Gli orsi purtroppo continuano a essere tenuti in cattive condizioni in tutto il Sabah, spesso allevati come animali da compagnia e tenuti rinchiusi in piccole gabbie. Questi orsi all’apparenza sembrano dolci orsacchiotti di peluche, a causa della loro piccola dimensione.
I piccoli sono quindi spesso tolti alla madre, che viene uccisa, e poi rivenduti come animali da compagnia. Decine di orsi sono così salvati da morte certa, tenuti in questo centro e, poco alla volta, riabilitati alla vita selvatica nel proprio habitat naturale.
Gli orsi si possono osservare nel centro da alcune piattaforme sopraelevate che permettono di vederli muoversi nella foresta, senza essere disturbati dalla presenza dell’uomo. Ovviamente è sempre bene mantenere una presenza discreta, non parlare ad alta voce e non compiere movimenti troppo veloci. Nonostante l’aspetto tenero, gli orsi diventano feroci se spaventati. Dalle piattaforme è possibile vedere gli orsi giocare tra di loro, mangiare e rotolarsi. Spesso si muovono con atteggiamenti simili a quelli umani, ad esempio alzandosi in piedi sulle zampe posteriori o portando alla bocca il cibo con le zampe.
Questi orsi sono ottimi arrampicatori e riescono a scavare e grattare all’interno dei tronchi di legno per raggiungere termiti, formiche e scarafaggi. I palmi delle zampe sono soffici come quelli umani e li aiutano a camminare silenziosamente nella foresta. Gli orsi si trovano in diversi tipi di foreste asiatiche: nel Borneo, gli orsi maschi hanno bisogno di almeno 15 chilometri quadrati di foresta per trovare abbastanza cibo per sopravvivere.
Il centro è immerso nella foresta pluviale, abitata anche da diverse scimmie. Durante la visita è così possibile osservare anche molti esemplari di scimmie muoversi sugli alberi della foresta, mangiare, saltare da un ramo all’altro, giocare o prendersi cura dei loro piccoli. Anche in questo caso, è importante non avvicinarsi agli animali, non spaventarli e non toccarli: si tratta comunque di animali selvatici che vivono nel loro habitat naturale.
L’esperienza di questi centri è davvero unica e io consiglio di non perderla assolutamente. Se poi volete dare una mano agli studiosi, è possibile lasciare una donazione o addirittura adottare un orso a distanza. C’è anche un piccolo negozio con alcuni souvenir a tema.
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