Malesia, cosa vedere a GeorgeTown

All’estremità nordovest della Malesia, si trova l’isola di Penang, collegata alla terraferma da un paio di lunghissimi ponti automobilistici: il più lungo dei due misura sette chilometri. È qui che gli inglesi fondarono il primo porto alla fine del Settecento da cui nacque la città di GeorgeTown, ancora oggi il capoluogo e la città più grande e importante dell’isola.

La caratteristica di GeorgeTown, senza dubbio uno dei luoghi che più ho amato della Malesia, è la sua affascinante mescolanza di più culture: da quella coloniale a quella malese, da quella indiana a quella cinese, fino alla “mescolanza delle mescolanze”, ovvero la cultura baba-nyonya, di cui vi parlerò più avanti.

Dichiarata patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 2008, la città ha visto una rinascita sia culturale che architettonica del suo antico centro storico, che è diventato un punto di riferimento anche per hipster, street artist e backpackers di tutto il mondo.

Ultima ma non meno importante, qui si trova una cultura gastronomica straordinaria, che meriterà un post a parte. Con tutti questi spunti, non vi pentirete di trascorrere a GeorgeTown almeno un paio di giorni e, prima di partire, ne avrete già nostalgia.

Cosa vedere a GeorgeTown: l'architettura coloniale

Una delle cose più caratteristiche di GeorgeTown sono le shophouse in diversi stati di conservazione. Si tratta di edifici che punteggiano numerosi vicoli della città caratterizzati da case di legno a due piani, dipinte all’esterno con colori dalle tonalità pastello: al piano terra si trova il negozio o un’ampia sala nel caso di edifici religiosi o di associazioni di clan, mentre al primo piano c’è l’appartamento.

Alcuni di questi edifici sono stati perfettamente restaurati, altri sono fatiscenti, altri ancora sono nuovi ma costruiti rispettando la struttura architettonica tradizionale: in tutti i casi creano un’atmosfera che rimanda al periodo coloniale e donano alla città un fascino unico.

Una delle zone in cui c’è un’ampia concentrazione di questo tipo di case è quella sudorientale della città, intorno a Lebuh Farquhar, Lorong Cinta (ridenominata Love Lane) e Lebuh Melayu. Proprio questo tipo di architettura tradizionale è stata utile per inserire il centro storico di GeorgeTown nel patrimonio mondiale Unesco.

Alcuni di questi edifici ristrutturati oggi ospitano hotel e ristoranti di lusso oppure bar in stile hipster. Un cambiamento innescato soltanto a partire dal 2008, con il riconoscimento internazionale. Prima di allora il centro storico ospitava edifici fatiscenti e gli abitanti vi si recavano soltanto per andare a lavorare. L’auspicio ora è che questo straordinario patrimonio culturale non vada perso e che GeorgeTown riesca ad evitare di cedere alle lusinghe del turismo di massa.

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Cosa vedere a GeorgeTown: i pontili e i templi dei clan cinesi

I primi mercanti cinesi giunsero in Malesia nel VII secolo d.C., tuttavia la maggior parte degli antenati degli attuali abitanti cinesi emigrarono nell’Ottocento dalla Cina sudorientale per cercare lavoro.

Impiegati nella manodopera, ben presto molti cinesi divennero mercanti e uomini d’affari e si stabilirono a Kuala Lumpur, Malacca e Penang, dove portarono le loro tradizioni, incluse le società segrete che fornivano aiuto e protezioni ai membri della comunità e in particolare ai nuovi arrivati.

A GeorgeTown i clan furono particolarmente attivi grazie ad alleanze con gruppi religiosi malesi. Con il crescere della prosperità, si diffusero anche guerre tra bande, fino a sfociare nei tumulti di Penang del 1867, quando GeorgeTown per nove giorni fu sconvolta dagli scontri tra due società segrete che portarono anche all’innalzamento delle barricate. Gli scontri furono sedati dai sepoy, truppe indiane, che il governatore generale inviò da Singapore, ma gli scontri provocarono centinaia di morti e la distruzione di molte case.

Oggi la presenza cinese a GeorgeTown è ancora massiccia e alcune tappe alla sua scoperta sono imprescindibili di qualunque itinerario in città. Molto suggestivi sono i pontili dei clan, sorta di villaggi sull’acqua formati da case-palafitte. I più grandi si trovano alla periferia di Kuala Lumpur, ma i sette pontili di GerogeTown meritano comunque una visita.

Queste erano le case degli immigrati cinesi immigrati da Fujian, nella Cina sudorientale. Le palafitte collegate da passerelle oggi sono abitate dai loro discendenti. Il pontile Chew è quello che si trova al centro, è il più grande ed è pieno di negozietti e ristoranti, ma merita comunque una visita. Gli altri pontili sono più piccoli ma più autentici.

Un altro luogo assolutamente da vedere è il palazzo del clan Khoo Kongsi, il più noto di Penang. Khoo Thean Teik fu il leader della società segreta Kean Teik durante la rivolta di Penang. È ancora oggi una sorta di comunità a sé. Il palazzo si può visitare a pagamento e si raggiunge tramite un’entrata poco visibile su Lebuh Cannon. Un semplice cortile interno conduce a uno sfarzosissimo tempio, zeppo di sculture colorate di ceramica, intagli in legno, sculture a forma di dragone, scene tratte dai racconti di Confucio. Venne completato nel 1906 al posto dell’originale, ancora più grande, distrutto da un incendio. C’è anche un piccolo ma interessante museo in cui si racconta la storia del tempio e del clan.

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Cosa vedere a GeorgeTown: la street art

Una delle attrazioni più simpatiche e ricercate dai visitatori di GeorgeTown è l’originale street art. Vi basti pensare che la street art di Georgetown è talmente amata che all’ufficio turistico è a disposizione una mappa per trovare le opere, anche se ne nascono talmente tante che la mappa non è mai del tutto aggiornata e ci si imbatte nei graffiti anche per caso.

Sui muri della città si possono in sostanza distinguere tre tipi di lavori:

i murales classici, che siamo abituati a vedere e considerare street art. Alcuni lavori ricoprono intere pareti di palazzi e c’è anche una galleria in cui gli artisti possono dipingere a piacere;

–  i murales realizzati con il filo di ferro nero: sono una sorta di scenette con tanto di fumetto e ce ne sono svariate decine in città. La metà di questi è stata commissionata dallo studio di Kuala Lumpur Sculpture at Work per segnalare in modo originale la zona della città inserita nella lista Unesco.

– i murales tridimensionali, ovvero che al tradizionale disegno colorato aggiungono un oggetto vero, con l’idea di interagire con chi guarda l’opera (una bicicletta, un’altalena, una panca, ecc.). Ovviamente questi sono i più ricercati e la foto davanti a ognuno di loro è d’obbligo. Sono stati realizzati dall’artista lituano Ernest Zaharevic, detto il “Bansky malese”, che abita a Penang. L’opera più famosa è Kids on Bicycle, che ritrae due bambini in sella a una vera bicicletta agganciata al muro e si trova in Lebuh Armenian, la strada in cui c’è anche il numero più alto di graffiti della città.

In un post a parte vi racconterò tutti i murales di GeorgeTown con la dovuta dovizia di particolari.

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Cosa vedere a GeorgeTown: la cultura baba-nyonya

Georgetown è davvero la capitale della mescolanza: culture malesi, cinesi e indiani vivono fianco a fianco e si sono ibridate nei secoli. Una delle mescolanze più affascinanti è quella che ha dato vita ai baba-nyonya (una composizione di parole in cui la prima indica gli uomini e la seconda le donne di questa etnia).

Se ho capito bene, ai tempi della grande immigrazione cinese a Penang, nel XVI secolo, molti cinesi sposarono donne locali, malesi o di altre etnie: i loro discendenti crearono una comunità specifica, i baba-nyonya o perankan (che significa genericamente etnia mista). Questa comunità unì alcuni aspetti della cultura cinese ad altri locali, come l’abbigliamento, la cucina e la lingua. Con l’arrivo degli inglesi divennero mediatori tra essi e i nuovi immigrati cinesi, diventando importanti e accumulando ricchezze, fino a cadere in disgrazia quando vennero soppiantati dai cinesi.

Questa cultura così particolare viene oggi ancora preservata soprattutto grazie alla valorizzazione di alcune antiche residenze (in alcuni casi trasformare in hotel) e alla cucina. C’è un itinerario specifico da fare alla scoperta di questa etnia, ma almeno due cose vale assolutamente la pena fare.

La prima è visitare Peranakan Mansion, una meravigliosa abitazione ottocentesca costruita da un importante rappresentante baba-nyonya: la casa conserva ancora mobili originali intarsiati e paraventi di stile cinese che convivono con altri oggetti in stile europeo, compresi vetri veneziani conservati in vetrinette piene di porcellane cinesi. Al piano superiore c’è la camera con letto a baldacchino, mentre una stanza intera è dedicata agli oggetti preziosi collezionati nei secoli, alcuni anche in vendita. Un luogo davvero spettacolare!

La seconda cosa da fare è pranzare in un ristorante tipico e assaggiare qualche prelibatezza, in particolare i dolci fatti con la gelatina di riso e il laska piccante

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Cosa vedere a GeorgeTown: la "via dell’armonia"

È il viale principale della città che attraversa il centro storico da nord a sud, il suo nome ufficiale è Jalan Masjid Kapitan Kelling, ma tutti la chiamano Pitt Sreet, in onore di William Pitt il Giovane, primo ministro inglese. È detta anche Strada dell’Armonia perché lungo questa strada si affacciano edifici di tutte le principali religioni professate in Malesia. Una delle cose divertenti da fare è scoprirli e visitarli tutti.

Prima di cominciare il viale, all’angolo tra Lebuh Armenian e Lebuh Cannon, vale inoltre dare un’occhiata a due interessanti templi cinesi, che sorgono uno accanto all’altro. Lo Ciji Temple, detto anche Choo Chee Keong, presenta il classico tetto decorato con dragoni, mentre accanto lo Yap Temple sembra un palazzo europeo del novecento, dipinto di bianco e di verde, ma all’interno ospita le antiche tavole dei clan.

Masjid Kapitan Kling è la più grande e antica moschea di Penang. Sorge circa a metà del viale ed è immediatamente riconoscibile per la struttura bianca dell’edificio e per l’ampio parco che la circonda. È stata eretta nel 1801, ma rimodellata in stile anglo-moresco all’inizio del Novecento, dai migranti indiani di religione musulmana su un terreno concesso loro dalla Compagnia delle Indie Orientali. Kapitan Keling era un uomo d’affari scelto dalla Compagnia stessa per parlare a nome della comunità.

Poco più avanti rispetto alla moschea, dall’altro lato della strada, si trova lo Sri Mahamariamman Temple è il tempio hindu della piccola ma significativa comunità indiana di GeorgeTown, assiepata intorno a Little India. Venen fondato nel 1833, ha il tipico aspetto di questo genere di templi con la torre d’ingresso verde e rossa e una moltitudine di divinità scolpite.

Ancora qualche passo e compare alla vista, dallo stesso lato della strada della moschea, il Kuan Yin Teng, che le guide definiscono “il più venerabile e vitale tempio cinese di GeorgeTown”. La grande e semplice sala in granito risale al 1801, le travi del tetto sono di legno e i pilastri sono ornati da draghi. ovunque c’è un forte odore di incenso, venduto dalle bancarelle all’esterno del tempio. Kuan Yin è la dea della misericordia, dunque il tempio è il punto di ritrovo soprattutto di mendicanti e donne che pregano per la famiglia.

In fondo alla strada, infine, si trova St George’s Church, costruita nel primo decennio dell’Ottocento dalla Compagnia britannica delle Indie Orientali e oggi uno degli edifici più antichi di Penang. È una costruzione molto semplice in stile neoclassico e la sua costruzione segna l’arrivo della chiesa anglicana nel Sudest asiatico.

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Cosa vedere a GeorgeTown: Little India

In ogni grande città malese esiste un quartiere denominato Little India che, come indica il nome, è popolato dagli abitanti di cultura e provenienza indiana. Durante il viaggio in Malesia ho visitato le Little India di Kuala Lumpur, Malacca e di GeorgeTown.

Il quartiere indiano di GeorgeTown è particolarmente colorato e vivace, rispetto al resto della città. Si sviluppa tra Lebuh Pasar (Market Street) a sud e arriva fino al quartiere coloniale a nord, mentre a ovest e a est è delimitata dai grandi viali, Lebuh Pantai (Beach Street) e Pitt Street.

La cosa migliore da fare è passeggiare senza meta precisa tra le sue strade che si snodano seguendo un tracciato a scacchiera molto semplice. Si viene qui per mangiare cibo indiano, per dare un’occhiata ai negozi di sari, di collane di fiori e di incensi, per lasciarsi travolgere dalla musica tipica che spesso viene sparata a tutto volume agli incroci delle strade del quartiere.

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Cosa vedere a GeorgeTown: i templi buddisti di Lorong Burma

Lorong Burma si raggiunge con il bus, il taxi o con una lunghissima passeggiata a piedi (che noi abbiamo fatto ma che non vi consiglio). Vale però decisamente la pena arrivare fino qui, perché avrete la possibilità di vedere un’altra faccia della città e due templi buddisti molto originali: il primo con un enorme Buddha in piedi e il secondo con un lunghissimo Buddha disteso.

Dharmikarama Temple è un tempio buddhista birmano. Qui i guardiani sono due minacciosi leoni bianchi e oro. Il Buddha di questo tempio è enorme ed è in piedi. Ha un sorriso enigmatico ed enormi mani bianche, una che indica verso l’alto e una verso il basso. Il tempio è circondato da molte altre costruzioni sacre, pagode, statue, cortili, fontane e divinità varie, quindi è un luogo perfetto per riposare e fare una pausa, prima di visitare l’altro tempio, che si trova proprio di fronte.

Wat Chaiya Mankalaram è un tempio buddista thailandese dei primi del Novecento. Si caratterizza per colori molto luminosi e una grandiosa pagoda dorata. L’ingresso alla sala principale è protetto dai naga, creature simili a serpenti dorate e da due demoni con la spada. L’interno contrasta con l’esterno per la sua semplicità: la sala è spoglia ed è dominata da un enorme Buddha di 33 metri disteso e avvolto in un sarogn d’oro.

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Che ve ne sembra? A me GeorgeTown è piaciuta tantissimo e secondo me è una destinazione da non perdere assolutamente in un itinerario in Malesia.

Voi ci siete già stati e avete visto altre cose da aggiungere a questo elenco?

Oppure vi è venuta voglia di andarci e avete domande da farmi?

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Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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