Dove vedere gli elefanti in Thailandia in modo etico e sostenibile

Fin da piccola sono affascinata dagli animali e ancora di più da quelli strani ed esotici, che vivono lontani dalle latitudini europee. Per chi ha la mia stessa curiosità e passione, viaggiare significa anche avere la possibilità di entrare in contatto con animali selvatici meravigliosi. Mi è già capitato in Australia e nel Borneo malese e ora ho avuto la fortuna di poter fare un’altra esperienza entusiasmante in Thailandia, dove ho incontrato gli elefanti asiatici.

In Thailandia l’elefante è un simbolo nazionale, visto che questo animale è stato sempre molto importante per la storia, la cultura e la religione del popolo thailandese. Chi va in Thailandia troverà elefanti raffigurati un po’ ovunque: io ho visto addirittura siepi potate a forma di elefante. D’altra parte l’elefante è anche un animale sacro per i buddisti e gli induisti, i due gruppi di credenti più diffusi nel Paese. In passato gli elefanti sono stati utilizzati in guerra e come animali da fatica per trasportare il legname.

Oggi sono a rischio di estinzione. Uno dei motivi è il commercio dell’avorio, a causa del quale ho letto che viene ucciso un elefante ogni 15 minuti. Quando arrivate all’aeroporto di Bangkok, una delle prime cose che vedrete sarà una gigantografia che sensibilizza le persone a contrastare il commercio di avorio e a non comprare questo prezioso materiale. Risale al 2013 il momento in cui la Thailandia ha deciso di mettere la parola fine a questo tipo di commercio, che continua però in forma illegale. Fin dal 1989, invece, gli elefanti non possono più essere usati per trasportare il legname, un’attività definita “logging” e che prevedeva sforzi assurdi da parte di questi poveri animali, spesso maltrattati e drogati per resistere alla fatica fisica.

dove vedere gli elefanti in thailandia
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Anche il turismo ha portato parecchi danni ai bellissimi pachidermi. Sono piuttosto conosciuti gli show di elefanti, dove i poveri animali sono costretti a numeri da circo per divertire i turisti. Forse non tutti ci pensano, ma gli elefanti sono animali selvatici ed è evidente che per riuscire a diventare una sorta di clown sono stati sottoposti a torture e maltrattamenti. È importante che i viaggiatori conoscano queste cose in modo da evitare di spendere i propri soldi per spettacoli che non hanno nulla di divertente o di naturale.

È bene anche evitare di cavalcare gli elefanti. Purtroppo ci sono ancora moltissimi centri che propongono attività di questo tipo. Ne ho visto con i miei occhi uno ad Ayuttahia e con orrore ho dovuto constatare che ne pubblicizzava uno anche la guida di viaggio che ho usato, la Rough Guide, con cui solitamente mi trovo molto bene ma che in questo caso mi ha deluso. Probabilmente la sensibilità nei confronti di questa tematica è ancora molto bassa, a diversi livelli. Nonostante l’elefante sia un animale grande e robusto, non dovrebbe mai portare sulla sua schiena più di 50-100 chili, quindi capite bene che due persone sono già troppe, figuriamoci due persone, più la guida, più la portantina di legno su cui solitamente sono fatti accomodare i turisti quale sforzo immane deve essere per queste povere bestie. Aggiungete poi il fatto che le zampe dell’elefante non sono fatte per camminare sull’asfalto, come invece spesso accade in questi trekking e che l’elefante porta turisti tutto il giorno, per ore e ore. Insomma, uno sfruttamento in piena regola. Quindi, se vi capita di andare in Thailandia o in altri luoghi dove si possono ammirare gli elefanti, scegliete di non cavalcare gli elefanti e non andate nei centri che permettono di farlo, farete del bene a loro, al turismo thailandese e anche a voi stessi.

Per fortuna ci sono altri modi per incontrare gli elefanti e allo stesso tempo fare del bene al turismo della Thailandia. Proprio per permettere a questi animali di vivere in condizioni salutari e alla popolazione di poter mantenere gli elefanti, che richiedono costi molto elevati, e di poter vivere grazie al turismo, sono nati alcuni centri che propongono un approccio etico e sostenibile. Questi centri di solito vengono definiti “santuari” e si trovano in diverse zone del Paese, anche se un’altra concentrazione è presente a Chiang Mai, dove anch’io ho fatto questa esperienza nel corso del viaggio in Thailandia.

Cosa fanno gli elefanti in questi centri? In estrema sintesi, fanno la vita da elefante: mangiano, corrono, si rotolano nel fango, fanno il bagno nel fiume, si riposano all’ombra. E i visitatori possono fare tutte queste attività insieme a loro. Il costo del biglietto servirà per mantenere la struttura e per consentire agli elefanti di vivere in modo naturale e in condizioni dignitose. Bello, vero? L’incontro con gli elefanti sarà così un’esperienza autentica, che difficilmente dimenticherete.

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La visita all’’Elephant Jungle Sanctuary di Chiang Mai

Io ho scelto l’Elephant Jungle Sanctuary, uno dei più conosciuti santuari per elefanti a Chiang Mai. È un progetto di eco-turismo etico e sostenibile e si trova a circa 60 km dalla città di Chiang Mai, nel nord della Thailandia. Fondata nel luglio 2014, è un’iniziativa congiunta tra membri delle tribù di Karen e abitanti di Chiang Mai preoccupati per il benessere degli elefanti in Tailandia.

Ho scelto questo centro sia per le garanzie etiche e sostenibili svolte sia per le tante opzioni offerte ai visitatori (mattina dalle 6:30 alle 13, pomeriggio dalle 13:30 alle 18:30, giornata intera, 2 giorni e una notte), che hanno permesso di trovare quella giusta da inserire nel nostro itinerario di viaggio.

Le guide specializzate offrono ai visitatori informazioni in lingua inglese sul comportamento e sulla storia degli elefanti asiatici. I mahout degli elefanti aiutano i visitatori a realizzare indimenticabili esperienze come nutrire gli elefanti, trascorrere del tempo con loro e fare loro il bagno agli elefanti nel fango e nell’acqua. La tariffa comprende il pasto a buffet, il transfer dal proprio hotel a Chiang Mai, acqua e il cibo per l’alimentazione degli elefanti.

La prima parte della visita si svolge indossando i vestiti tradizionali Karen , mentre per la seconda, durante il bagno con gli elefanti, è indispensabile avere un costume e vestiti di ricambio. Le guide fanno anche alcune foto, in particolare durante il bagno con gli elefanti, quando è impossibile usare le proprie macchine fotografiche.

Il ricavato dai biglietti delle visite e dalle donazioni serve a contribuire al benessere degli elefanti, salvandoli, alimentandoli, fornendo assistenza veterinaria, terra e infrastrutture per vivere.

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Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

Commenti

5 Commenti
  1. pubblicato da
    Giulia
    Dic 3, 2018 Reply

    Grazie per questo post. Purtroppo sull’argomento c’è poca sensibilizzazione, io stessa in Thailandia e in Cambogia ho visto coppie e intere famiglia cavalcare dei poveri elefanti stremati dal caldo e dalla fatica. Struggente.

  2. pubblicato da
    Cristiana Franzini
    Gen 3, 2019 Reply

    Davvero interessante. Avevo visto gli elefanti a Ko Lanta, gli avevamo dato solo da mangiare. Forse poco “soddisfacente” per i turisti spacconi che cercano 10 minuti di notorietà sui social, ma per me era stata una esperienza strabiliante

    • pubblicato da
      RitagliDiViaggio
      Feb 14, 2019 Reply

      sono davvero esperienze interessanti, anche secondo me. se si fa un viaggio così, non vale la pena ridurre il tutto a una foto ad effetto, meglio provare a conoscere e capire le culture locali, rispettando le persone, gli animali e il territorio

  3. pubblicato da
    viaggiocontigo
    Gen 9, 2019 Reply

    bellissimo! sicuramente andremo anche noi in questo centro <3

    • pubblicato da
      RitagliDiViaggio
      Feb 14, 2019 Reply

      felice che vi piaccia! io sono rimasta davvero contenta dell’esperienza. buon viaggio!

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