Dino Campana scrisse che Bologna è una città che ha “le colline fuori dalla porta”. E in effetti una delle cose di Bologna e che le colline cominciano appena finisce il nucleo storico della città.
Facili da raggiungere e da esplorare, le colline bolognesi sono anche semplici da visitare e da amare. Sarà per quel loro carattere ancora informale e in parte spartano che le rende un luogo perfetto per i viaggiatori curiosi che hanno voglia di scoprire un territorio e che regala sorprese meravigliose.
Tantissimi sono gli itinerari e le passeggiate a piedi, in bici o in auto che si possono fare in lungo e in largo alla scoperta di questo bellissimo territorio.
In questo post io vi racconto il mio itinerario sui colli bolognesi di due giorni on the road alla scoperta di alcuni celebri villaggi, musei e monumenti di quest’area bellissima.
1. Bologna
La Dotta, la Rossa, la Grassa: Bologna, capoluogo della ricca Emilia Romagna, viene ancora oggi molto spesso definita così. Di certo, è una delle città più belle e affascinanti italiane. E – vi confesso – è da sempre stata la mia città ideale in cui vivere.
Amo così tanto Bologna che non potrei mai dedicare a questa città soltanto poche righe di un paragrafo di un articolo la cui intenzione è quella di raccontare quello che si può vedere sulle colline a breve distanza della città. Per parlarvi di Bologna, dunque, vi rimando a un articolo specifico. Non potevo però fare a meno di inserirla in un itinerario che necessariamente parte dalla città. Se avete un po’ di tempo, visitatela con calma.
Viceversa, tenetela come base di partenza e visitate i dintorni per poi tornare con calma a esplorare questa città bella da vivere e non soltanto da visitare ammirando i monumenti più importanti.
2. Dozza
È uno dei “Borghi più Belli d’Italia” e si trova a sud di Bologna, a 6 km da Imola, posto sul crinale di una collina che domina la valle del fiume Sellustra e scende dolcemente verso la via Emilia. Dozza è famosa non soltanto per la bellezza del suo borgo medievale, dalle cui mura si possono ammirare meravigliosi tramonti, ma soprattutto per i murales che abbelliscono numerose case del paese.
I murales di Dozza sono realizzati durante la Biennale del Muro Dipinto, una manifestazione che dagli anni Sessanta si svolge a settembre degli anni dispari. L’evento lascia in eredità al borgo dei murales sempre nuovi, che si aggiungono a quelli già esistenti dando vita ad una straordinaria galleria d’arte. I muri delle case dei vicoli del paese sono diventate tele a cielo aperto e passeggiare tra le opere d’arte è il modo migliore per visitare Dozza e ammirare la sua rocca imponente.
3. Rocca di Roffeno e Il Monzone
acque e per l’aria incontaminata che vi si respira. A tal punto che il pittore Giorgio Morandi soggiornò, dal 1934 al 1938, nella casa-torre trecentesca detta Il Monzone, dove dipinse ben 32 opere e, come spesso ricordava la sorella Maria Teresa, “A Roffeno Giorgio ha trascorso momenti particolarmente sereni”.
Il nucleo abitato era raccolto intorno alla poderosa torre duecentesca nella forma di una corte fortificata. La massiccia torre, ora un po’ più bassa rispetto al passato, ha finestre di varie forme e conserva le tracce di un arco a volta. Tra i fabbricati della corte spicca un elegante edificio cinquecentesco, con pregevoli portali in arenaria, decorati a bugnato.
Tutta questa zona è molto suggestiva, con tipiche borgatelle e casolari sparsi incastonati nel verde dei boschi, sul pendio dei monti che le fanno corona. Nei pressi di Roffeno si possono visitare nuclei rurali di particolare bellezza architettonica. Oltre al nucleo di Monzone, originario del 1300, molto interessante è quello di Ca’ Masina del XV secolo.
4. Antica Pieve di Roffeno
Superato il nucleo di case di pietra di Ca’ Masina, si prosegue in discesa verso l’antica Pieve di Roffeno. Ci si può arrivare anche in auto, ma io vi consiglio di lasciare l’auto a Ca’ Masina e di fare una bella e piacevole passeggiata a piedi di circa un chilometro che vi permetterà di godere del paesaggio.
L’epoca di fondazione della pieve di San Pietro di Roffeno è ancora oggi incerta. Centro religioso del feudo medievale, fu chiesa matrice di numerose cappelle e sede battesimale. Nel 1183 papa Lucio III la eresse in collegiata, mentre Giulio III nel 1510 soppresse il capitolo aggregando i beni della pieve a quelli dei canonici di San Pietro di Bologna. L’assetto attuale della chiesa risale alla costruzione del 1155, come ricorda l’epigrafe posta all’interno dell’abside. Nel 1600, dopo un grave incendio, l’edificio fu rimaneggiato e sopraelevato.
La chiesa conserva l’impianto basilicale a tre navate, la bella abside romanica è coronata da archetti pensili e dentelli, nella monofora centrale una decorazione a bassorilievo denota evidenti influssi bizantini. L’interno conserva due pregevoli capitelli romani ai lati del presbiterio ed un raro fonte battesimale, forse ricavato con il reimpiego di una vasca di incerto uso, che pare databile all’epoca barbarica o protoromanica e reca la classica decorazione a delfini.
Di particolare interesse è la torre adiacente, posta a difesa della corte, come pure l’edificio adibito a canonica, con un ballatoio che ricalca i portici cittadini medioevali. Questo complesso, al quale si accede attraverso un portale ad arco a sesto acuto, risale al XIV-XV secolo.
Accanto alla pieve c’è un tipico agriturismo dove potete fare una piacevole sosta.
5. Grotte di Labante
A pochi chilometri da Bologna, nel Comune di Castel d’Aiano, si può osservare fenomeno carsico importantissimo e molto raro dal punto di vista strettamente scientifico. La Grotta di Labante è la più grande grotta primaria nei travertini d’Italia e forse una delle più grandi del mondo.
Queste cavità naturali, oltre a essere molto rare, difficilmente superano i cinque metri di lunghezza. Le Grotte di Labante raggiungono addirittura i 51 metri con un dislivello di 12 metri. Storicamente, risulta essere la prima cavità naturale del bolognese di cui si conservi memoria scritta.
A rendere ancora più affascinante il luogo è la presenza di una cascata naturale alimentata dalla stessa sorgente che ha dato origine alla formazione calcarea. All’interno della grotta ci sono cunicoli e pertugi nei quali l’azione naturale dell’acqua ha plasmato vegetali e cristalli di calcite dalle forme più strane.
La Grotta di Labante si trova al centro di un bellissimo parco adatto a escursioni a piedi e in bicicletta. L’ingresso è libero e la zona è adatta anche a una pausa con pranzo al sacco.
6. Borgo di Vimignano La Scola
Si trova in località Vimignano, nel comune di Grizzana Morandi ed è uno dei borghi medievali meglio conservati dell’Appennino bolognese. La maggior parte degli edifici risale al 1400 e al 1500: possono essere considerati tra i più eccezionali esempi dell’architettura medievale appenninica realizzata dai Maestri Comacini, che provenivano dalle scuole di arte muraria di Milano e Como e contribuirono a diffondere l’architettura lombarda.
Il borgo di Vimignano La Scola sembra fosse abitato già nel 1200, anche se le prime testimonianze scritte risalgono al 1300. Il termine Scola deriva dal longobardo Sculca che significa posto di guardia o piccolo distaccamento militare. Costruito per fortificare i confini e impedire l’intrusione dei Longobardi, a difesa del centro monastico di Montovolo, di grande importanza economica e commerciale oltre che religiosa, il borgo venne trasformato da vedetta dotata di torri in paese formato di abitazioni civili, estese anche oltre le mura di difesa.
Il borgo è caratterizzato da una decina di torri incorporate o adiacenti agli edifici più importanti, una sorta di case-forti, che formano sette aggregati. Tre corpi centrali hanno una serie di collegamenti fra di loro. È molto interessante il gioco di volumi creato dalle torri e dal compenetrarsi dei corpi di fabbrica a più livelli, in armonia con il paesaggio circostante.
7. La Rocchetta Mattei
Cortili, passaggi, scalinate, archi, volte dipinte e torri: l’architettura della Rocchetta Mattei nella Valle del Reno, sull’Appennino tosco-emiliano sorprende e meraviglia chiunque la visiti. Questo castello che sembra uscito dalle fiabe è unico nel suo genere per la combinazione di stili diversi e il labirinto di stanze interconnesse. Situata sulle rovine di un’antica rocca a Savignano, la singolare costruzione sorge nel comune di Grizzana Morandi in provincia di Bologna, a 407 metri sul livello del mare, in prossimità di Riola di Vergato.
La sua architettura è strettamente collegata con l’affascinate storia del conte Cesare Mattei, inventore dell’Elettromeopatia, una medicina alternativa che lo rese famoso nel mondo e che è ancora praticata in alcuni paesi come l’India e il Pakistan. Mattei pose la prima pietra del castello, da lui stesso ideato, il 6 novembre 1850. L’architettura richiama stili diversi, dal Neomedievale al Moresco al Liberty. Evidenti i richiami decorativi a costruzioni quali l’Alhambra di Granada per il Cortile dei Leoni e la Grande Moschea di Cordoba per la cappella dove il Conte Mattei è sepolto.
Attorno al castello sono state in seguito costruite ville e luoghi di cura, che diedero ospitalità a personaggi celebri e teste coronate, come il principe di Baviera e lo zar Alessandro II. I preparati di Mattei saranno citati persino nei Fratelli Karamazov di Dostoevskij. Alla realizzazione della rocchetta parteciparono anche il pittore Giulio Ferrari, un capomastro e una schiera di operai che lavorarono incessantemente, per tutto il tempo che il conte rimase in vita. Il castello fu in realtà un cantiere aperto per tutta la vita del Conte, tanto che buona parte di esso venne terminata dal figlio adottivo Mario Venturoli Mattei, che rimodernò case e villini e continuò l’attività elettromeopatica. Nel 1906, come espressamente richiesto nel suo testamento, le spoglie vennero portate in Rocchetta e tumulate nella cappella. Grazie all’accordo tra la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, il Comune di Grizzana Morandi, l’Unione dei Comuni dell’Appennino Bolognese e la Città Metropolitana, la Rocchetta Mattei ha riaperto al pubblico nel 2015 e oggi è visitabile con visita guidata.
8. Casa Museo Guglielmo Marconi
Villa Griffone, sull’appennino bolognese, a Pontecchio Marconi, è la sede della Fondazione Marconi. Questa fu la casa di Guglielmo Marconi, conosciuto come l’inventore della radiotelegrafia, Nobel a 35 anni, vero e proprio visionario che prima di morire immaginò un mondo di persone interconnesse in tempo reale tra loro.
Qui c’è il primo laboratorio da cui il giovane inventore pensò a come far passare il segnale sopra e dietro la collina dei Celestini che vedeva dalla sua finestra senza farlo correre su un filo. Qui ci sono le sue soluzioni tecniche inventate dal nulla e svariate interessanti applicazioni con cui comprendere i processi di funzionamento degli apparecchi di trasmissione e ricezione.
Due ore di visita guidata: una vera immersione nella vita e nel lavoro di Guglielmo Marconi raccontati con così tanta competenza e passione come poche volte mi è capitato di vedere e che garantiscono un coinvolgimento reale nella storia ancora poco conosciuta di uno dei più importanti inventori italiani. Ovviamente su prenotazione, ma questo avveniva anche prima del Covid. D’altra parte, visitare questo museo significherebbe capire poco o nulla.
9. Palazzo de’ Rossi
Commissionata dal bolognese Bartolomeo Dè Rossi, la prestigiosa dimora di Palazzo De’Rossi di Vizzano fu costruita, con aspetto tipico feudale, tra il 1482 e il 1485. Illustri personaggi sono stati ospiti di queste mura, tra i quali i papi Giulio II nel 1506, Leone X nel 1516 e Paolo III nel 1541. Più recentemente, il 5 ottobre 1989, fu ospite di Palazzo De’Rossi il presidente della Repubblica francese Francois Mitterand.
Nel tempo il palazzo subì modifiche e restauri, nel Cinquecento affrontò un devastante incendio dal quale si salvarono fortunatamente le strutture portanti. Altre modifiche avvennero nel Settecento per mano di Camillo Rossi, che fece demolire la grande torre e riordinare gli appartamenti. Tra il 1907-09 l’architetto Rubbiani restituì al Palazzo il suo volto quattrocentesco. Durante la seconda guerra mondiale venne adibito ad alloggio di truppe e sfollati. Dai Rossi, estintisi nell’Ottocento, il Palazzo passò di proprietà prima ai Turrini-Rossi, quindi ai Marsigli, e infine agli attuali proprietari, i duchi Bevilacqua Ariosti.
Formato dalla residenza signorile, dal borgo, le stalle e la scuderia, il complesso comunica con il borgo tramite un ampio portone che si apre sulla bellissima corte d’onore ricca di affreschi, loggiati. Dal un ampio scalone si entra nella parte nobile del castello. Tutto il borgo è cinto da mura merlate. Di grande importanza per l’epoca, il canale, fatto costruire dai Rossi, alimentava le varie “industrie” già presenti a valle del castello. Ancora oggi la presa d’acqua nei pressi del ponte di Vizzano fa correre l’acqua nel canale che passa sotto l’ampio portone della residenza signorile. All’interno del borgo oggi ci sono abitazioni private, botteghe, la torre colombaia e un rinomato ristorante.
Di qui passa il Cammino degli Dei.
10. Eremo di Tizzano
L’ Eremo di Tizzano può essere considerato uno dei luoghi più suggestivi di Casalecchio di Reno. Arrivati sulla collina dove si trova l’eremo, dopo un paio di chilometri di salita, si gode uno splendido panorama. Da qui lo sguardo spazia su tutta la pianura bolognese: si può scorgere sulla destra la valle del Reno, di fronte al Santuario di San Luca per arrivare, in assenza di foschia, fino al Monte Mario e a Badolo.
Eretto dai Monaci Camaldolesi tra il 1655 e il 1741, la chiesa è dedicata a San Benedetto ed è costruita in stile barocco bolognese semplice ed elegante. All’interno, una navata unica, alta e luminosa è circondata da sei cappelle laterali, collegate fra loro da stretti passaggi, in cui è possibile ammirare opere pittoriche di ottima fattura. Da segnalare il bellissimo Crocifisso cinquecentesco in legno d’olivo e un reliquiario che si dice custodisca frammenti della Vera Croce e altre reliquie a testimonianza della Passione di Cristo.
DOVE MANGIARE
Osteria di Dozza – Dozza
Lungo una delle strade principali del Paese, sotto i portici, si trova questa bella e tradizionale osteria, punto di riferimento quasi obbligato per chi passa da queste parti. Il menù offre ghiottonerie tipiche della zona come lo squacquerone di Romagna, le crescentine e la piadina di Dozza, la mortadella.
Da provare le tagliatelle al ragù dell’Ardzora, le tagliatelle dell’osteria con prosciutto di Parma Dop 24 mesi “Zuarina” mantecate con il burro e Parmigiano Reggiano o la spoia lorda al formaggio fresco con scalogno di Romagna, zucchine, menta e ricotta salata. Ma ci sono anche la parmigiana di melanzane il pollo romagnolo ruspante alla cacciatora.
Locanda del Cavaliere – Castel d’Aiano
A poca distanza dal bivio che conduce alle Grotte del Labante, si trova questa bella locanda, che propone piatti tipici uniti ad alcune proposte del Veneto, regione di origine dei proprietari. La location è splendida, affacciata sulle colline, il servizio è semplice e curato al tempo stesso, i titolari sono molto cordiali. C’è una sala interna e un’ampia terrazza esterna da cui godersi il panorama.
È il posto perfetto se volete piatti semplici e gustosi. Il menù propone, tra le altre cose, tagliatelle al ragù e ai funghi, tortellini ricotta e spinaci, gulasch con patate e polenta, salsicce con polenta alla brace, scottata di carne salada.
DOVE DORMIRE
Oppure scegli l’alloggio che fa per te a Bologna e dintorni consultando la mappa qui sotto
Buona esplorazione di Bologna e dei suoi dintorni!
Fatemi sapere nei commenti se conoscete già queste zone e quali altre tappe inserireste nell’itinerario.