I ragazzi di Leningrado: uno studente italiano in Urss negli anni ’60

Chi ama la Russia e in generale l’Europa dell’Est dovrebbe assolutamente leggere “I ragazzi di Leningrado. Memorie di uno studente italiano in Urss”, il libro di Carlo Fredduzzi, edito da Sandro Teti nel 2020, che racconta la sua storia di studente universitario che, nel 1962, approda in Unione Sovietica con una borsa di studio del partito comunista. Ci rimarrà cinque anni, fino alla laurea, nel 1967.

Avrebbe dovuto andare a Mosca, ma alla fine la sua destinazione fu San Pietroburgo, a quel tempo Leningrado. E quella Russia, ai tempi Unione Sovietica, si svela agli occhi del giovane Carlo che nelle sue memorie racconta oggi anche a noi uno spaccato di storia che non ha avuto molti testimoni e di conseguenza è stata poco raccontata. In piena Guerra Fredda, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, un centinaio di italiani, figli di dirigenti comunisti, attraversarono al Cortina di Ferro per studiare.

I racconti e gli aneddoti che ci trasmette Carlo Fredduzzi, oggi direttore dell’Istituto di Cultura e Lingua russa di Roma, non sono soltanto episodi della sua vita e di quella dei suoi amici, ma soprattutto una testimonianza di una pagina praticamente ignorata dei rapporti italo-russi.

“I ragazzi di Leningrado”, tra episodi personali e avvenimenti storici è la lettura ideale per chi vuole compiere un viaggio inedito nella Russia dell’epoca attraverso l’esperienza di chi c’era.

L’AUTORE

Carlo Fredduzzi dopo gli studi a La Sapienza di Roma nel corso di russo diretto da Angelo Maria Ripellino, dal 1962 studiò all’Università di Leningrado, dove si laureò nel 1967.

Ha lavorato per l’Agenzia TASS, la rivista “Critica Marxista” e la Rai. Dal 1970 è stato Segretario dell’Associazione Italia-Urss di Roma e nel 1991 ha fondato l’Istituto di Cultura e Lingua russa, di cui è attualmente direttore.

Ha pubblicato alcuni volumi di storia russa e sovietica e numerosi articoli di politica estera. Ha partecipato alla traduzione dei primi sei volumi della Storia universale dell’Accademia delle Scienze dell’Urss, edita da Teti.

LE IMMAGINI

Il libro è corredato da interessanti e a volte curiosi scatti fotografici della città e della vita universitaria, realizzati dallo stesso autore, o che ritraggono Feddruzzi stesso in momenti di vita al campus.

Istantanee di un’epoca che impreziosiscono e rendono unico il testo. Foto in bianco e nero costiuiscono un repertorio fotografico unico, accompagnano la lettura e costituiscono una narrazione parallela che affianca e completa il testo.

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Momenti spensierati di vita universitaria
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Momenti impegnati di vita universitaria

LE MEMORIE

“Partii l’anno dopo, nella seconda metà di agosto, certo di scegliere una facoltà che mi tenesse lontano dalla politica e dall’ideologia (…) mi interessava la storia, non la poitica né tantomeno l’ideologia (…) Fu quasi uno scandalo, ma venne tollerato perché con l’entrata in vigore dell’accordo culturale bilaterale sarei stato uno degli ultimi studenti italiani inviati da un Pc poco filosovietico”.

Il sottotitolo del libro “Memorie di uno studente italiano in Urss” rende perfettamente il contenuto e lo stile del libro. Con semplicità e schiettezza e con uno stile limpido e chiaro, Fredduzzi ricorda quegli anni, riferendo fin nei minimi dettagli le avventure e le esperienze di vita che più lo hanno colpito.

All’università Fredduzzi diventa uno dei responsabili del collettivo universitario, partecipa in modo costante e attivo alla vita universitaria, incontra personaggi importanti dell’epoca. Tra i tanti episodi, uno dei più divertenti è quello della serata con un giovanissimo Sergio Endrigo accolto tiepidamente dal pubblico russo o quello con il grande poeta Joseph Brodskij e Anna Achmatova, una delle scrittrici più importanti della letteratura russa.

L’atmosfera e le dinamiche dei racconti di questo libro mi ha fatto ricordare lo spirito che pervade un film che ho visto all’ultima edizione del Trieste Film Festival e di cui ho parlato nel post che racconta i lungometraggi che ho più amato. Si tratta di “Francuz” (A French Men – Il francese), una elegante e delicata pellicola in bianco e nero in cui il regista russo Andrej Smirnov racconta la storia di Pierre Durand, uno studente francese che nel 1957 ha la possibilità, grazie ad un tirocinio dell’università, di partire per Mosca.

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Il treno Mosca-Leningrado
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La piazza di Leningrado

LE DONNE E L’AMORE

Gli episodi di vita sono inseriti nel contesto storico russo, ma anche in quello italiano, visto che l’autore mantiene in modo costante il contatto con l’Italia, dove ritorna per le vacenze. Senza dimenticare di evidenziare gli aspetti che differenziano i due Paesi. Uno su tutti, la differenza dell’universo femminile. 

“In quegli anni, le donne sovietiche erano incredibilmente emancipate, se paragonate alle donne italiane o forse, anche a quelle di tutto il mondo (…) venni colpito dalla libertà sessuale delle donne russe: disinibite, pronte a farsi avanti con gli uomini, libere (…) Gli uomini sovietici mi spiegarono che questo comportamento era fondalmente dovuto a tre fattori: il primo era l’educazione che avevano ricevuto, che contemplava un’assoluta parità tra uomo e donna e che quindi assicurava anche alle ragazze il diritto di esaudire i propri desideri e appetiti, senza però ostentarli e possibilmente senza uscire dall’ambito della famiglia”. Gli altri due motivi li potete scoprire leggendo il libro, che riesce a parlare di ogni tema con la giusta dose di ironia.

Il rapporto con l’universo femminile viene completata anche dal racconto delle storie d’amore dei suoi amici con ragazze russe. Alcune brevi, altre lunghe fino al matrimonio, permettono di svelare anche come, già a quei tempi, in Russia fosse possibile parlare di divorzio e di rifarsi una vita per gli ex coniugi, senza che questo tema fosse un tabù.

Per l’autore il discorso è diverso: lui stesso ammette come fosse l’unico dei suoi compagni di corso ad arrivare in Russia già fidanzato: Maria Teresa lo aspetta a casa e in seguito lo raggiunge, per diventare infine marito e moglie e mettere al mondo un figlio. Molto divertente è l’episodio in cui Feddruzzi racconta il tentativo, finito male, di prendere in affitto una stanza ammobiliata in una isba (una tipica casa russa), riscaldata con la tradizionale stufa a maiolica, in un villaggio non distante da Leningrado per trascorrere le vacanze con la sua fidanzata. “A temperature costantemente sotto i meno 20 gradi, che tavolta toccavano i meno 30 gradi, non era proprio l’ideale. Tuttavia, la natura era magnifica. Pensai che avremmo ricordato quell’esperienza tutta la vita, l’avremmo raccontata ai familiari, amici e soprattutto ai figli”.

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Fredduzzi nella sua stanza mentre suona la chitarra
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Una isba, tipica casa russa

L’ESPERIENZA DI LENINGRADO

Gl anni di studio a Leningrado non furono per Feddruzzi una bella esperienza fine a se stessa, ma l’inizio di un percorso che lo porterà più volte in Russia e a fondare l’Istituto di Roma che ancora oggi dirige. Il quinquennio vissuto a Leningrado è rimasto per me un riferimento assoluto anche negli anni successivi.”

Le ultime pagine del libro sono impreziosite da foto dell’autore a fianco di Michail Gorbačëv o dell’astronauta Valentina Tereškova e dai ricordi degli incontri con numerosi altri personaggi importanti per la società russa.

“Non mi sento un esperto o uno specialista di quel mondo, per questo  – conclude l’autore – Anche perché, ogni volta che otnro in Russia, scopro di avere sempre qualcosa da imparare”. Di certo, però, con questo libro è riuscito ad insegnare qualcosa a noi lettori.

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Fredduzzi con Gorbačëv e Tereškova
Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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