Trieste Film Festival: anche Ucraina, “divorzio di velluto” e Kafka nell’edizione 2023

Da sabato 21 a sabato 28 gennaio torna il principale appuntamento con il cinema dell’Europa centro-orientale. Il Trieste Film Festival, giunto alla 34esima edizione – nuovamente soltanto in presenza – permette agli appassionati di compiere un inedito viaggio nelle più interessanti anteprime italiane e internazionali delle migliori produzioni cinematografiche di autori e Paesi poco noti o sconosciuti al pubblico occidentale.

Una full immersion nell’Europa centro-orientale dalla poltrona della sala cinematografica che fa venire voglia di saperne di più di Paesi, culture e vita quotidiana di Paesi vicini geograficamente ma ancora piuttosto lontani nell’immaginario comune.

Diretto da Nicoletta Romeo, il festival avrà anche quest’anno tre sezioni competitive, ovvero i concorsi lungometraggi, documentari e cortometraggi e si svolgerà su tre sedi: il Politeama Rossetti, il Teatro Miela e il Cinema Ambasciatori.

44 i Paesi della 34esima edizione

I Paesi coinvolti nelle 34esima edizione del Trieste Film Festival sono 44: Albania, Armenia, Austria, Azerbaijan, Belgio, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Canada, Croazia, Danimarca, Emirati Arabi Uniti, Finlandia, Francia, Georgia, Germania, Grecia, Hong Kong, Israele, Italia, Kazakistan, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Macedonia del Nord, Messico, Moldavia, Montenegro, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Qatar, Regno Unito, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchi, Slovenia, Spagna, Stati Uniti d’America, Svezia, Svizzera, Turchia, Ucraina e Ungheria.

FOCUS SULL’UCRAINA

Com’era facilmente intuibile, tenuto conto che il festival ha nell’attualità una delle sue cifre più caratterizzanti, quest’anno il focus sarà l’Ucraina avrà un ruolo importante nella programmazione. La sezione Wild Roses dedicata alla produzione femminile che, dopo Polonia e Georgia, quest’anno racconterà i lavori delle registe ucraine. La sezione, curata dallo slavista e critico cinematografico Massimo Tria, presenterà una scelta di 7 lungometraggi (cui si aggiunge una manciata di corti in anteprima internazionale) capaci di sintetizzare – pur senza pretese di esaustività – il percorso compiuto dalle registe di Kyïv e dintorni dal 2014 a oggi.

Non solo. Il manifesto stessa di questa edizione del festival rielabora un’immagine del fotografo ucraino di fama internazionale Oleksandr Rupeta, la cui mostra fotografica sarà allestita negli spazi di Double Room Arti Visive in via Canova 9 a Trieste. La mostra sarà aperta al pubblico dal 12 gennaio al 24 febbraio dal lunedì al venerdì dalle 17 alle 19.30 e tutti i giorni durante il periodo del festival. I suoi lavori riguardano soprattutto l’antropologia e i conflitti sociali: gli scontri militari, la vita delle persone con disabilità e l’assistenza sanitaria nei Paesi meno sviluppati, le comunità religiose perseguitate e la comunità LGBT, le minoranze etniche. Le sue foto sono apparse su The New York Times, Financial Times, The Times, The Guardian, The Economist, Time, Nature, Forbes, National Geographic Traveler e altri.

Domenica 22 Gennaio alle 18 al Teatro Miela, in occasione del focus Wild Roses, le giornaliste Cecilia Sala e Anna Zafesova e la scrittrice e giornalista Yaryna Grusha Possamai incontreranno il pubblico per raccontare l’Ucraina di oggi partendo dalla rivoluzione di Maidan. Modera l’incontro Massimo Tria, slavista e critico cinematografico, curatore della sezione Wild Roses: Women Filmmakers in Europe, dedicata alle cineaste ucraine.

When the Trees Fall
When the Trees Fall
Stop-Zemlia
Stop-Zemlia

GLI ANNIVERSARI: “IL DIVORZIO DI VELLUTO” E FRANZ KAFKA

L’attenzione per la storia europea, da sempre uno dei punti di forza del festival, continua quest’anno con il ricordo del “divorzio di velluto” che nel 1993 sanciva la nascita della Repubblica Ceca e della Repubblica Slovacca. La retrospettiva Oltre i bordi. I margini del cinema ceco e slovacco, curata da Francesco Pitassio, propone un’ampia selezione di film che si muovono lungo le faglie della storia di un Paese composto da una molteplicità di culture e tradizioni diverse, e percorrendo zone geografiche diverse, dalla centralità dei grandi “studios” praghesi ai confini nazionali. Accanto ai grandi maestri come Gustav Machatý e Jan Švankmajer, tanti i film poco conosciuti e in alcuni casi inediti in Italia.

Nel 140° anniversario dalla nascita, inoltre, il festival vuole celebrare Franz Kafka con una doppia proiezione che è anche un omaggio a due autori scomparsi recentemente, Luigi Di Gianni e Jean-Marie Straub (e quindi anche Danièle Huillet), che hanno trasposto sullo schermo rispettivamente le prime pagine de Il processo e del romanzo incompiuto Amerika.

L’omaggio si lega  anche alla stessa Trieste, delle cui Assicurazioni Generali lo scrittore boemo fu l’impiegato certamente più celebre. Per l’occasione, l’Archivio Storico di Generali organizza tre visite guidate (giovedì 26 gennaio alle 11 in inglese e alle 16 e venerdì 27 Gennaio alle 11) negli spazi espositivi allestiti all’interno di Palazzo Berlam, noto come il “Grattacielo rosso” di Trieste. L’Archivio Storico di Generali, riconosciuto bene culturale dallo Stato italiano, è un’inesauribile fonte di documenti, fotografie, pezzi di storia della Compagnia che intrecciano tante storie da raccontare: tra queste c’è la vita di Franz Kafka. I documenti autografi, visionabili durante la visita, sono custoditi nei fascicoli personali dell’Archivio Storico e raccontano l’inedita storia di questo impiegato speciale, dalla firma, al curriculum alla scoperta del celebre scrittore.

Photographing the House Dwellers
Photographing the House Dwellers
Larresto
L'arresto

IL CONCORSO LUNGOMETRAGGI

Come ogni anno, io seguirò il maggior numero possibile dei film del concorso lungometraggi che poi vi racconterò nel post finale sul blog. I film in concorso quest’anno sono nove. In giuria ci sono Weronika Czołnowska, Beatrice Fiorentino e Stefan Ivančić.

Ecco qui di seguito i titoli, i registi, i Paesi coinvolti e una brevissima descrizione con le parole dei registi. L’ordine segue la data e l’ora in cui saranno proiettati al Teatro Rossetti di Trieste.

1. Szelíd (Fragile / Gentle) di László Csuja e Anna Eszter Nemes

UNGHERIA

Mercoledì 25 gennaio ore 20.00

Edina è una culturista ed è pronta a sacrificare tutto per il sogno che condivide con Adam, il suo compagno e allenatore: vincere i campionati del mondo. Ma la strana e nuova storia d’amore in cui si trova coinvolta le fa capire la differenza tra i sogni e la sua essenza più profonda.

“Il fenomeno delle culturiste è complesso – spiegano i registi László Csuja e Anna Eszter Nemes. È un’evocazione delle frustrazioni del nostro tempo. Il corpo di Edina rispecchia le sue ansie; le sue lotte e i desideri si materializzano negli enormi muscoli e in questa vita bizzarra… Inseguendo la perfezione, lentamente appassisce: la culturista che vediamo in scena in tutta la sua magnificenza, è in realtà una donna fragile, ogni giorno più vicina alla morte. Szelíd è un “body-film” che opera con immagini pure ed evita qualsiasi stilizzazione satirica. I nostri protagonisti sono veri culturisti.”.

Szelíd è stato presentato in anteprima nella selezione ufficiale di Sundance 2022.

Gentle
Gentle

2. Mshvenieri Elene (La bella Elena / Beautiful Helen) di George Ovashvili

GEORGIA

Mercoledì 25 gennaio ore 22.00

La venticinquenne Helen torna a Tbilisi dopo aver studiato all’estero e fatica a riconnettersi con il mondo da cui si era allontanata. Un giorno incontra Gabo, regista di mezza età in piena crisi esistenziale. I due decidono di intraprendere un viaggio assieme, con la speranza di trovare nuovi stimoli. Il viaggio sarà l’occasione per riflettere sul senso della vita, dell’amore e del racconto.

“In questo momento desidero focalizzarmi sul presente che ho attorno a me, sulla realtà che viene costruita oppure distrutta dai giovani d’oggi, in Georgia. Sento che è nata in me un’energia creativa particolare, laddove si intersecano i miei interessi personali e quelli professionali – spiega il regista George Ovashvili – Nelle mie intenzioni il film dovrebbe riflettere la stessa modalità di narrazione con la quale la realtà contemporanea tenta di parlarci, di entrare in contatto con noi. Penso che da un lato la storia del mio film sia molto semplice e non pretenziosa, dall’altro trovo che abbia un lato profondo e drammatico”.

Beautiful Helen
Beautiful Helen

3. Bačennja metelyka (La visione della farfalla / Butterfly Vision) di Maksym Nakonečnyj

UCRAINA

Giovedì 26 gennaio ore 14.00

Dopo mesi di prigionia nel Donbas, Lilja, esperta ucraina di ricognizione aerea, torna a casa dalla sua famiglia. Non riesce a dimenticare il trauma della prigionia che riaffiora continuamente, ma allo stesso tempo non vuole definirsi una vittima e lotta per ritrovare la libertà.

“L’idea di questo film mi è venuta nel 2018 mentre montavo un documentario sulle donne ucraine che combattono nella guerra ancora in corso – spiega il regista Maksym Nakonečnyj – Quando ho pensato alla trama del film, ho capito che volevo raccontare una storia di speranza e umanità in circostanze disperate. Dal 2014 migliaia di soldati sono tornati dalla guerra e non sempre ricevono a casa l’accoglienza calorosa che ci aspetteremmo. Per esplorare in modo etico questa situazione, ho cercato di girare nella maniera più neutra possibile, senza etichettare gli eventi come giusti o sbagliati. Di fronte a un trauma, siamo tutti uguali”.

Opera prima, Bačennja metelyka è stato presentato in anteprima all’ultimo Festival di Cannes in concorso nella sezione “Un Certain Regard”.

Butterfly Vision
Butterfly Vision

4. Zbudi me (Svegliami / Wake Me) di Marko Šantić

SLOVENIA

Giovedì 26 gennaio ore 18.00

Rok si risveglia in ospedale, dove è finito in stato di incoscienza dopo uno sfortunato incidente. Non ricorda la sua ragazza, il suo lavoro, né l’appartamento in cui vive. Ricorda solo la sua città natale e la casa che condivideva con la madre e il fratello minore. Una volta ritornato nel suo quartiere, Rok si accorge però di non essere più il benvenuto. La famiglia e i conoscenti si comportano in modo strano nei suoi confronti. Lentamente ricostruisce il mosaico dei ricordi, e realizza quanto il suo passato sia stato problematico.

“Negli ultimi anni il mondo ha assistito al fenomeno del revisionismo storico: la reinterpretazione della Storia. Le generazioni più giovani passano molto tempo su internet, dove purtroppo molto spesso i fatti storici sono ricostruiti in modo errato. Per questo motivo sembra che essi posseggano un’idea della Storia completamente diversa – spiega il regista Marko ŠantićL’amnesia, causata da un trauma cranico, rimanda all’esperienza degli individui contemporanei, che tendono a dimenticare il loro passato condiviso e per questo si lasciano più facilmente invadere dall’ostilità nei confronti di altre culture e di altri cittadini”.

Presentato in anteprima all’ultimo festival di Tallinn.

Wake Me
Wake Me

5. Sigurno Mjesto (Un posto sicuro / Safe Place) di Juraj Lerotić

CROAZIA

Giovedì 26 gennaio ore 20.00

Un evento traumatico, un tentativo di suicidio, crea una frattura nell’esistenza quotidiana di una famiglia. Le loro vite cambiano radicalmente, travolte da una guerra invisibile agli occhi di chiunque altro. La storia è autobiografica e l’autore e regista interpreta sé stesso.

“Il film è ridotto all’essenziale, condensato in un breve arco di tempo e in una situazione ben precisa, che si può riassumere in poche parole: salva la persona che ami” spiega il regista Juraj Lerotić.

Presentato all’ultimo Festival di Locarno, Sigurno mjesto ha ottenuto i premi per la Migliore opera prima, il Miglior regista emergente e il Migliore attore della sezione “Cineasti del presente”.

Safe Place
Safe Place

6. Sonne (Sole / Sun) di Kurdwin Ayub

AUSTRIA

Venerdì 27 gennaio ore 14.00

Tre adolescenti di Vienna fanno twerk in hijab e cantano musica pop. Un video su YouTube le rende famose da un giorno all’altro, soprattutto tra i curdi musulmani. Yesmin, l’unica delle tre amiche a essere curda, prende sempre più le distanze dalla sua cultura. Nati e Bella, invece, sembrano affascinate da questo mondo a loro sconosciuto. Quando le ragazze incontrano due giovani patrioti curdi, la situazione rischia di degenerare. Un film sui giovani tra social media e scoperta di sé, una storia di giovani donne ribelli.

“Qualche anno fa, un tassista austriaco manifestò una certa sorpresa nel vedermi salire sul suo taxi, dato che eravamo in un ‘quartiere di stranieri’: lì erano tutti ‘turchi’ e ‘orientali’. Lo informai che anche le mie origini erano straniere. Mi guardò nello specchietto retrovisore e il viaggio si fece silenzioso. Poco tempo dopo presi un Uber, l’autista era curdo e diceva che il Kurdistan era molto più bello e caldo di Vienna. Aveva nostalgia della sua patria… Gli dissi che anch’io ero curda. Voleva parlarmi in curdo, ma non potevo rispondergli, non conosco la lingua. Era scioccato dal fatto che io, una donna curda, non sapessi parlare curdo. Anche questo viaggio divenne molto silenzioso. Il film Sonne è nato per questo: perché non appartengo a nessun luogo” spiega la regista Kurdwin Ayub.

Sonne è stato presentato in anteprima alla Berlinale 2022, dove ha ricevuto il premio per la Migliore opera prima GWFF Best First Feature Award.

Sun
Sun

7. Fucking Bornholm di Anna Kazejak

POLONIA

Venerdì 27 gennaio ore 18.00

Due famiglie che si conoscono da anni trascorrono, come di consueto, un lungo weekend di maggio in campeggio insieme sull’idilliaca isola danese di Bornholm. Tuttavia, la difficile situazione creata dai loro figli dà il via a una catena di eventi che trasformano quella che doveva essere una vacanza piacevole e rilassante in qualcosa di simile al purgatorio.

“Questa è la storia di una famiglia, di una coppia, e di come le relazioni evolvono nel tempo – spiega la regista Anna Kazejak -. In Polonia abbiamo un modello di madre molto forte, è una figura importante nella nostra cultura. Una volta che diventi madre dovresti essere perfetta, ci sono così tante aspettative che pesano sulle donne con figli. Volevo mettere in discussione questo modello”.

Il film è stato presentati in anteprima all’ultimo festival di Karlovy Vary.

Fucking Bornholm
Fucking Bornholm

8. Metronom di Alexandru Belc

ROMANIA

Venerdì 27 gennaio ore 20.00

La storia è ambientata nella Bucarest del 1972. Qui la diciasettenne Ana sogna l’amore e la libertà. Insieme agli amici decide di inviare una lettera a Metronom, il programma musicale che Radio Free Europe trasmette clandestinamente in Romania. Ma vengono scoperti dalla Securitate, la polizia segreta di Ceaușescu.

“Il film è nato diversi anni fa come un documentario sugli anni Settanta in Romania e in particolare su Metronom, il programma trasmesso clandestinamente da Radio Free Europe, animato dal giornalista e produttore radiofonico rumeno in esilio Cornel Chiriac, assassinato a Monaco nel 1975 – spiega il regista Alexandru Belc – La mia è stata un’incursione nella vita dei teenager della Romania di quel periodo, l’epoca della giovinezza dei miei genitori. Trovo che il periodo successivo al ’68 sia stato il più interessante del regime comunista, perché è stato il momento di maggiori contraddizioni sociali e culturali. Oggi, in un mondo in cui siamo a un clic di distanza da qualsiasi cosa, spesso dimentichiamo come si viveva sotto un regime rigido, in un’epoca in cui era molto difficile trovare un vinile da ascoltare o un buon libro da leggere”.

Metronom è stato presentato al Festival di Cannes 2022, dove ha ricevuto il Premio per la regia della sezione “Un Certain Regard”.

Metronom
Metronom

9. Black Stone (La pietra nera) di Spiros Jacovides

GRECIA

Venerdì 27 gennaio ore 22.00

Due documentaristi si imbattono in una madre greca iperprotettiva e ansiosa alla ricerca del figlio, un impiegato statale che è scomparso. Quando il nome di questo viene collegato a una frode governativa con una complice straniera, la donna si mette in viaggio con l’altro figlio disabile per riabilitarne il nome e riportarlo a casa.

“Utilizzando la forma del documentario e l’umorismo nero, racconta una storia apparentemente vera, ma che in realtà è finzione – spiega il regista Spiros Jacovides – Black Stone è una storia di finzione sulla vita reale. Una finestra sulla moderna tragedia greca. È la storia di una famiglia che rispecchia la società intera, un intero paese che si sta sgretolando”.

Il film, primo lungometraggio del regista, è stato presentato in anteprima al festival internazionale di Salonicco.

Black Stone
Black Stone

IL CONCORSO DOCUMENTARI

Undici i film del Concorso documentari, che in giuria vede Rok Biček, Freddy Olsson e Julia Sinkevych.

  1. Blue/Red/Deport della lituana Lina Lužytė: il doc metacinematografico come lente d’ingrandimento per amplificare la realtà del campo profughi di Moria, in Grecia
  2. Deserters del croato Damir Markovina: Mostar tra ieri e oggi, anche attraverso le lettere dei giovani bosniaci che scelsero di fuggire dalla guerra
  3. Sisters in Longing di Elita Kļaviņa, “Tre sorelle” di Čechov allestito in un carcere femminile, una riflessione sul valore politico del teatro
  4. The Hamlet Syndrome dei polacchi Elwira Niewiera e Piotr Rosołowski: Shakespeare e il palcoscenico per esprimere il proprio dolore
  5. Fragile Memory dell’ucraino Ihor Ivan’ko: “sfida” l’Alzheimer del nonno Leonid Burlaka, al lavoro negli anni ‘60 nei mitici Studi Cinematografici di Odessa
  6. Love Is Not an Orange della moldava Otilia Babara: la fragilità dei legami familiari attraverso gli occhi di una generazione di madri e figlie costrette a vivere separate
  7. A Provincial Hospital dei bulgari Ilian Metev, Ivan Chertov e Zlatina Teneva: su una comunità duramente provata dal Covid
  8. The Visitors della ceca Veronika Lišková: in trasferta con la protagonista Zdenka nella città più settentrionale del mondo, Longyearbyen, sulle isole Svalbard in Norvegia
  9. The New Greatness Case di Anna Šišova: la battaglia giudiziaria di una madre per dimostrare l’innocenza della figlia, detenuta in un carcere russo con l’accusa di voler rovesciare il governo
  10. Non-Aligned: Scenes from the Labudović Reels: incursione di Mila Turajlić negli straordinari materiali d’archivio del massimo operatore dei cinegiornali jugoslavi all’epoca di Tito
  11. Scenes With My Father della croata-olandese Biserka Šuran: viaggio simbolico sul filo dei ricordi di un padre e di una figlia nell’ex Jugoslavia.
Love Is Not An Orange
Love Is Not An Orange
Deserters
Deserters

Infine, il Concorso cortometraggi presenta diciassette titoli. Ma il programma del Trieste Film Festival è ricco anche di proeizioni speciali ed eventi collaterali in città. Tutto il programma è disponibile sul sito web del Trieste Film Festival.

Ci vediamo a Trieste!

Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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