“Con tutti i viaggi che fai, quando vieni in Sardegna?”
“Quello in Sardegna in realtà è stato uno dei miei primi viaggi! Se non sbaglio avevo 21 anni…”
Uno scambio di battute con una mia amica sarda che vive a Parigi qualche tempo fa mi ha fatto ricordare una vacanza tanto lontana nel tempo quanto desiderata. Quando hai vent’anni anni e qualche spicciolo messo da parte non vedi l’ora di andare in un luogo di cui hai tanto sentito parlare per la sua incredibile bellezza.
Sono passati molti anni da quella vacanza. Alcune cose sono cambiate, altre sono rimaste le stesse. In Sardegna però non sono più tornata. Peccato. Sarebbe ora di rimediare. Tanto più che quel viaggio e quella regione mi sono rimasti nel cuore. Probabilmente l’itinerario oggi, che sono una viaggiatrice compulsiva, sarebbe più impegnativo rispetto ad allora. Ma la tipologia delle mete da visitare sarebbe la stessa: già quella volta alla tanto pubblicizzata Costa Smeralda in agosto (che comunque non mi sarei potuta permettere) avevo preferito i luoghi meno turistici ma più autentici.
Andare in Sardegna in bassa stagione e poter ammirare i suoi splendidi panorami, immergersi nei suoi paesaggi tanto aspri quanto suggestivi, ascoltare le onde frangersi sulle spiagge vuote di turisti. Visitare l’interno e non soltanto la costa, i nuraghi, i villaggi tradizionali, i siti archeologici. Questo mi ha sempre affascinato della Sardegna!
Ancora oggi questa regione conserva località snobbate dal turismo di massa.
La fama della Sardegna deriva dalle splendide spiagge, ma l’isola offre attrattive anche dal punto di vista culturale, grazie al suo patrimonio archeologico. A causa della sua posizione in mezzo al Mediterraneo, tra Europa e Africa, numerosi furono i popoli che l’attraversarono e la abitarono: dai Cartaginesi ai Romani, dai Genovesi ai Pisani, fino agli Spagnoli. Ma la civiltà che da sempre mi ha più affascinato è quella nuragica, l’unica autoctona dell’isola. Sembra che la regione sia costellata da circa 7000 nuraghi, misteriose costruzioni in pietra realizzate tra il 1.500 e il 500 a.C. a scopo sia difensivo sia abitativo.
La Sardegna è grande: con oltre 24.000 chilometri è la seconda isola del Mediterraneo. Difficile vederla tutta in un unico viaggio. Secondo me può essere interessante partire dalle regioni di Gallura e Barbagia, tenendo come punto di riferimento Olbia.
L'ITINERARIO
Questo itinerario propone di partire da Olbia e di visitare prima alcuni luoghi della Gallura verso nord, spingendosi fino a Isola rossa. Poi si torna indietro e da Olbia si prosegue sud, continuando a percorrere la costa orientale e arrivando fino a Cala Gonone, in Barbugia.
A NORD DI OLBIA FINO A ISOLA ROSSA
Sbarcati con il traghetto a Olbia, si procede lungo la strada interna. Il primo paese di una certa importanza che si incontra è Arzachena, dove si possono già apprezzare alcuni siti archeologici, come il cosiddetto “Fungo”, un blocco di granito modellato dal vento e dalla pioggia. Questa è anche la zona degli ulivi millenari, contorti e piegati dal vento, alcuni di loro assomigliano a vere e proprie sculture naturali. Dopo Arzachena, proseguendo verso nord si arriva a Palau, dove vale la pena una sosta anche soltanto per godersi il panorama da Capo d’Orso, il cui nome deriva da una grande roccia plasmata dagli agenti atmosferici che si affaccia sull’Arcipelago della Maddalena e le Bocche di Bonifacio.
Siamo in Gallura, una delle regioni più affascinanti dal punto di vista paesaggistico. Il nome potrebbe derivare da “gallo”, l’animale raffigurato sullo stemma della famiglia dei Visconti, giudici di questa regione durante il Medioevo oppure da “gallul” che significa “pietroso”, “roccioso”. Qualunque sia l’origine del suo nome la Gallura è diventata famosa per il suo mare turchino e le rocce dai colori e dalle forme bizzarre che regalano scorci di grande bellezza. Non c’è da stupirsi che la Costa Smeralda a partire dagli anni ’60 sia stata “invasa” dal turismo di lusso. Ma trovare un po’ di Sardegna autentica e godersi le bellezze di queste terre è ancora possibile. Dopo Santa Teresa di Gallura, ad esempio, si può raggiungere Capo Testa, formato da rocce di granito erosi dall’acqua e dal vento. L’ocra delle rocce contrasta con il blu del mare e crea un ambiente naturale di grande bellezza. La strada termina di fronte al faro del promontorio: recinzioni e cartelli fanno capire che si tratta di una zona militare.
Proseguendo lungo la strada si arriva quasi all’improvviso a Cala Grande, una piccola valle nella zona ovest del promontorio, che negli anni ’60 veniva considerata il paradiso degli hippy in Sardegna. È un angolo di isola poco frequentato, ma che mi aveva colpito per il suo grande fascino dato dalla particolare conformazione geologica. Alte rocce di granito levigate dal forte vento, alcune con forme insolite, natura selvaggia, silenzio. La Valle della Luna non è facile da trovare, perché non ci sono molte indicazioni, ma è un paradiso naturale davvero originale che merita di essere scoperto.
Continuando lungo la costa fino all’estremità della Gallura, si può raggiungere Isola Rossa. L’Isola rossa non è un’isola, bensì un tratto di costa nel nord della Sardegna. Il contrasto tra le rocce color ocra e l’acqua blu del mare crea un ambiente naturale che fa rimanere a bocca aperta.
Rientrando verso Olbia, a circa 40 km dalla città, verso l’entroterra, si trova Tempio Pausania, una cittadina che sorge su un altopiano granitico ai piedi del monte Limbara, meta amata dagli escursionisti. Tempio Pausania però è anche un centro termale grazie alle fonti di Rinaggiu e luogo di produzione del sughero e del vino.
A SUD DI OLBIA FINO A CALA GONONE
Le ampie e granitiche baie del sud della Gallura caratterizzano un paesaggio in cui i villaggi per i turisti hanno preso il posto di molti antichi borghi dei pescatori. San Teodoro ospita una spiaggia splendida, lunga 3 chilometri. Proseguendo lungo la costa si incontrano le pinete e le lunghe spiagge bianche di Budoni. Dal paese Alà dei Sardi a 50 chilometri da Budoni, si può raggiungere tramite un percorso sterrato l’Altopiano di Buddusò dove si trova il complesso di nuraghi Sos Nurattolos, che conserva i resti di templi e fontane.
Di nuovo sulla strada statale 125, chiamata comunemente Orientale sarda perché unisce tutte le città che si affacciano lungo la costa orientale della Sardegna, si entra in Barbagia, la terra definita “dei Barbari” dai Romani, l’aspra regione montuosa intorno al massiccio del Gennargentu. È uno dei cuori più autentici della Sardegna. I paesi montani di questa regione conservano ancora un fascino antico e le proprie tradizioni. Ma qui anche il mare rimane protagonista, grazie a cittadine e calette che si aprono a valle delle montagne, regalando scorci unici.
Orosei è una cittadina di cinquemila abitanti caratterizzata da stretti vicoli e chiese imponenti. Proseguendo verso sud, ecco Dorgali, perfetta per chi ama la cultura e l’archeologia. A Serra Orrios si trovano moltissimi reperti della misteriosa epoca nuragica. Nuraghe Mannu e Nuraghe Arvu vicino a Cala Gonone sono due altri siti imperdibili per un’immersione nel paesaggio nuragico.
Superato il tunnel, la strada si apre sullo straordinario panorama di Cala Gonone e la vista può spaziare fino ai monti che cingono il Golfo di Orosei. Rocce bianche, boschi di lecci, mare color smeraldo. Fino agli anni ’60 Cala Gonone era il porto di esportazione di Dorgali. Per chi ama il mare sono imperdibili le escursioni che da Cala Gonone arrivano fino al Golfo di Orosei, così come le visite alla Grotta del Bue Marino e l’escursione a Cala Luna, una mezzaluna di sabbia lunga 800 metri, circondata da un bosco di oleandri e raggiungibile solo a piedi o in barca. Siamo in una una delle zone più belle della Sardegna, dove l’acqua assume sfumature che vanno dal verde al blu e si possono ammirare panorami mozzafiato.
Se avete tempo di spingervi ancora un po’ più a sud, il tratto più solitario della strada statale è quello tra Dorgali e Baunei: soltanto 46 chilometri, lungo i quali però la strada riesce a superare i mille metri sul livello del mare (Genna Silana). Arrivati a Urzulei, si prosegue verso Valle della Cadula e Teletotes, dove si può procedere solo a piedi seguendo il letto della gola fino al mare.
COME ARRIVARE
In passato andai in Sardegna in traghetto. Oggi farei la stessa scelta. I motivi?
1. il traghetto è una soluzione low cost;
2. permette di portare con sé la propria auto, evitando così di noleggiarne una sul posto;
3. è possibile fare il viaggio notturno, ottimizzando i tempi;
4. le opzioni sono numerose. A 20 anni scelsi il passaggio ponte, la soluzione più economica. Chissà se sarei in grado di farlo anche oggi? Di certo sarebbe divertente, anche se in bassa stagione forse è più opportuno optare per la poltrona o la cabina.
Per chi arriva da nord, la tratta più veloce ed economica è Genova-Olbia, la stessa che presi nella mia prima vacanza. Oggi, però, rispetto ad allora, è tutto più facile perché è possibile prenotare online i traghetti per la Sardegna. In questo modo potete fare anche diverse simulazioni di prezzo e di viaggio, sulla base dei giorni di partenza e di arrivo, della tratta, del numero di persone, del tipo di auto al seguito (il prezzo varia a seconda delle misure dell’auto).
Io ho adocchiato alcune possibilità. Ad esempio, dal 10 al 17 marzo, viaggio notturno con partenza alle 20.30 e arrivo alle 8.45 del giorno successivo, per due persone, con poltrona e auto utilitaria il costo è di 324 euro.
E voi che ne dite?
Vi ispira la Sardegna fuori stagione usando il traghetto?
Foto di copertina e di Cala Gonone:
Caterina Solang caterinasolang.wordpress.com
Articolo pubblicato in collaborazione con Traghettilines.it