I luoghi reali e difficili nei viaggi del festival Le Voci dell’Inchiesta

C’è la fiction, il sogno. E poi c’è il reale, passato e presente, molto spesso difficile e controverso. È nella realtà distante da noi dal punto di vista geografico o semplicemente di senso che Le Voci dell’Inchiesta, festival di Cinema del Reale di Cinemazero conduce da dodici anni a Pordenone tutti quelli che hanno la curiosità di indagare oltre l’apparenza e di approfondire temi spesso scottanti e complessi, prendendo in considerazione diversi punti di vista con l’aiuto di registi che hanno svolto un minuzioso – e molto spesso anche pericoloso per la loro vita – lavoro sul campo.

Spiega Federico Costantini, direttore artistico del festival: “Dalle diverse centinaia di film opzionati per la selezione finale emergono delle tematiche comuni, fili conduttori che naturalmente apparentano film a volte anche diversi. Temi che resistono ai tempi lunghi della scelta dei “film migliori”, argomenti chiave per leggere la contemporaneità circostante e affrontare il domani. Alcune sezioni nascono per necessità (anche quest’anno, e finché resteranno temi irrisolti, ci occuperemo di migrazioni, di Siria e ovviamente di cambiamento climatico), altre per naturale emersione: i registi ci portano verso luoghi non immaginati, con sguardo rinnovato. Una prova di “ecologia del cinema” del reale, scegliendo il meglio e il necessario. Consegniamo così al pubblico cinque giorni densissimi, da vivere “viaggiando” fra le molte proposte, e sperando che molti dei film portati in Italia in anteprima da Le Voci dell’Inchiesta abbiano vita lunga, perché importanti per il nostro Paese”.

In questi anni il festival ha parlato moltissimo di Siria, di Balcani, di Israele e Palestina e continuerà a farlo anche quest’anno con due documentari che sono in cima alla mia lista di pellicole da vedere e che fanno parte della sezione Questi nostri fantasmi, alla ricerca di antidoti contro la rimozione del passato. I fantasmi della storia con cui fare i conti in questa edizione sono cinque e vanno dai Balcani alla Siria e a Gaza, passando da zona europee più vicine a noi, come l’Ucraina e la Spagna.

Un viaggio nel tempo è quello proposto dalla sezione C’era una volta la Ddr che, nel trentennale della caduta del Muro di Berlino, riscopre – con film rarissimi – la storia della visione vista da Est.

La sezione Prove pratiche di accoglienza riflette sui viaggi obbligati dei migranti, tema spesso abusato dalla politica ma quanto mai attuale. Quest’anno il tentativo è quello di portare in sala esempi “invisibili” di integrazione, mentre quella intitolata Per un’idea di democrazia invita lo spettatore a riflettere sul significato di democrazia.

In questo post, scorrendo l’ampissimo programma del festival, consultabile sul sito web de Le Voci dell’Inchiesta, vi segnalo alcuni film che spero di riuscire a vedere e che trattano tematiche secondo me particolarmente interessanti.

The Trial of Ratko Mladic di Henry Singer e Rob Miller, in programma sabato 13 aprile alle 16.40, riporta indietro le lancette quando guerra nei Balcani era ancora in atto. I registi parlano con i pubblici ministeri, i testimoni e le vittime, intervistano avvocati, sostenitori e familiari di Mladic. Il film solleva interrogatori sullo stesso tribunale internazionale. Ci saranno anche immagini e filmati d’archivio sull’assedio di Sarajevo e l’uccisione di circa ottomila musulmani a Srebrenica. Subito dopo la proiezione del film, ci sarà l’incontro con Dušan Velickovic, scrittore, giornalista ed editore, curatore della collana “Literature in Exile” dedicata a scrittori russi dissidenti. Direttore di NIN, settimanale di attualità politica, dal 1993 al 1997, anno in cui viene licenziato a seguito delle pressioni politiche del regime di Miloševic. In Italia ha pubblicato Generazione Serbia (Bottega Errante Edizioni), Serbia hardcore e Balkan pin-up (Zandonai, Besa). Nell’occasione verrà presentato il libro Generazione Serbia di Dušan Velickovic. La storia di una famiglia serba come metafora di un popolo che attraversa il Novecento, dalla Serbia dell’Impero Austroungarico: viaggeranno (in un romanzo dissacrante e ironico) dalla Russia all’America attraversando la Grande Storia: la “Guerra dei maiali”, le due guerre mondiali, le purghe titoiste, il ’68 e l’ascesa di Miloševic. E, come la Federazione Jugoslava, anche la famiglia non potrà che dissolversi. Infine, ci sarà la proiezione del reportage fotografico Resolution 808 di Martino Lombezzi e Jorie Horsthuis, che mostra i dietro le quinte, i luoghi e le storie delle persone che hanno fatto parte della pionieristica esperienza del tribunale di giustizia de L’Aja. Per gli appassionati di Balcani, decisamente un momento da non perdere.

La giornata inaugurale comincerà mercoledì 10 aprile alle 17.45 con Gaza di Garry Keane e Andrew McConnell, che cerca di ritrarre la quotidianità in cui i due milioni di persone che abitano di questi territori ancora al centro di un lungo conflitto, presentato al Sundance Film Festival 2019 e vincitore come Miglior documentario al Dublino International Film Festival 2019. Il film racconta sette storie diverse che s’intersecano sulla costa mediterranea tra Israele e l’Egitto. La rabbia dei ragazzi spesso esplode con lanci di sassi e fionde. In collegamento da Gaza ci sarà Mustafa Hassouna, il fotografo autore del reportage dalla striscia di Gaza e dell’iconico scatto del ragazzo con la fionda che forse in molti ricordano. In sala invece ci sarà l’esperta Marina Calculli che si occupa di violenza politica e proliferazione di gruppi armati irregolari in Sria, Libano, Iraq e Yemen.

The Distant Barking of Dogs di Simon Lereng Wilmont (anteprima nazionale, film in concorso), in programma venerdì 12 aprile alle 14.30, ci porta invece in Ucraina orientale, dove tutti, e in particolare i bambini, hanno a che fare con una guerra spesso dimenticata. Oleg ha dieci anni e vive nella regione di Donetsk nell’est dell’Ucraina, una zona di guerra in cui spesso si sentono il fuoco antiaereo e gli attacchi dei missili. Il film segue per un anno la vita del bambino e dei suo amici. Il film ha vinto il Premio Miglior Prima Apparizione all’Idfa International Documentary Film Festival 2017, Miglior film a Doc Aviv Film Festival 2018, Premio Fipresci- Thessaloniki Documentary Film Festival 2018 e Premio del pubblico al CPH:DO 2018.

Aleppo: The Silence of the War di Amir Osanlou, in programma venerdì 12 aprile alle 20.45 (anteprima nazionale), mostra quello che è rimasto della città, il fragile silenzio dopo la guerra, quando la vita è quasi sparita e il governo ha ripreso in mano la situazione eliminando per ora il rumore dei mortai e dei razzi. In sala sarà presente il regista iraniano che in Siria ha realizzato anche il documentario Old Man and the Singer.

The Silnce of Other di Robert Bahar e Almudena Carracedo, prodotto da Pedro Almodovar, in programma domenica 14 aprile alle 18.10, ci riporta in Spagna, durante i crimini del regime di Franco, tra silenzio e memoria, omertà e ricordo. Si stima che in Spagna siano 100 mila le vittime ancora sepolte in fosse comuni. Decine di migliaia di bambini sono scomparsi e i dissidenti sono stati torturati e imprigionati. Per sei anni, i due registi hanno seguito un gruppo di familiari e vittime che tentano di utilizzare la legge internazionale per perseguire alcune figure chiave del regime di Franco fuggite in Argentina.

Uno dei momenti più attesi del festival sarà però la visione – in anteprima nazionale – mercoledì 10 aprile alle 20.45 del documentario su Steve Bannon, The Brink – Sull’orlo dell’abisso di Alison Klayman (che sarà presente in sala), 35enne regista già autrice di “Ai Weiwei: Never Sorry”, sul più famoso artista contemporaneo cinese e attivista per i diritti umani. La regista ha seguito per 15 mesi Bannon, ex stratega di Donald Trump, ex banchiere e giornalista 65enne, nel suo ruolo di promotore del nazionalismo e il suo percorso verso il declino fino al suo allontanamento dalla Casa Bianca e il suo tentativo di reinventarsi con il suo viaggio tra USA ed Europa per dare vita a The Movement, il movimento populista globale di cui si auto-nomina leader. Nella sua campagna itinerante tra Arizona, Italia, Texas e Francia, Bannon cerca di mobilitare e unificare i partiti di estrema destra per ottenere seggi nelle elezioni del Parlamento Europeo del maggio 2019. Tanti i leader europei presenti nella pellicola (Nigel Farage, Jerome Riviere, Filip Dewinter, Kent Ekeroth, ma anche Giorgia Meloni in una quattro giorni veneziana di Bannon) con i quali Bannon dialoga.

C’è infine un altro film che m’incuriosisce moltissimo. Beloved del regista iraniano Yaser Talebi, in programma venerdì 12 aprile, subito dopo la visione di Aleppo alle 20.45. il documentario racconta la storia di Firouzeh, una donna iraniana di 82 anni, che, dopo essere stata imposta come moglie da ragazza a un uomo molto più vecchio di lei da cui ha avuto 11 figli, oggi ha scelto di condurre un’esistenza solitaria, tra le sue mucche in montagna. Nessuno la viene più a trovare, nonostante lei provi a fare sforzi per avvicinarsi ai suoi figli, mentre trascorre l’inverno nel villaggio a bassa quota. Il suo carattere fiero della propria autonomia e caparbio emerge però in tutta la sua scelta d’indipendenza quando durante l’estate risale nei suoi pascoli. In sala ci saranno il regista, classe 1982, che è anche produttore, sceneggiatore e montatore e che ha vinto numerosi premi ai festival di tutto il mondo, la produttrice Elaheh Nobakht e la fotografa friulana Ulderica Da Pozzo, che da sempre immortala le donne, in particolare della Carnia.

le voci dell'inchiesta 2019
Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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