Chi mi conosce sa già quanto ami in generale le isole e quanto Lanzarote, la più piccola della Canarie che ho visitato qualche anno fa, mi sia rimasta nel cuore. Complici i voli low cost inseriti proprio a cavallo di un weekend, ho deciso di sperimentare un paio di giorni pieni su un’altra isola delle Canarie: Gran Canaria. Il periodo scelto è la bassa stagione, a fine marzo, sia per il costo contenuto del volo, sia per il timore di trovare troppi turisti in alta stagione, sia infine per la voglia di un po’ di clima mite all’inizio della primavera.
Il volo da Treviso su Las Palmas, la capitale dell’isola, parte con Ryanair il venerdì sera e rientra in Italia il lunedì all’alba (tanto che l’ultima notte l’abbiamo trascorsa in aeroporto): questo permette di avere due giorni pieni, sabato e domenica, per girare l’isola. La durata del volo è di circa 4 ore. Il fuso orario è di un’ora avanti sull’isola. All’arrivo in aeroporto abbiamo subito noleggiato un’auto, in modo da girare l’isola in autonomia, che per me è sempre il modo migliore per visitare qualunque luogo, soprattutto quando c’è poco tempo a disposizione.
L’idea è di evitare i luoghi più turistici e più invasi dall’edilizia sfrenata che si trovano in particolare sulla costa est (dove però alloggiamo per comodità di vicinanza all’aeroporto) e di scoprire gli angoli ancora autentici o comunque particolari dell’isola.
L’itinerario si è sviluppato su due giorni: il primo lo abbiamo dedicato a percorrere tutta la costa dell’isola, da nord a ovest, a sud, rientrando poi a est e privilegiando la costa. Il secondo giorno abbiamo visitato soprattutto l’interno e la capitale Las Palmas.
Ecco il nostro itinerario.
LA VENTOSA COSTA NORD
Gáldar
Si dice che la piazza di Gáldar sia una delle più belle delle Canarie, grazie anche all’imponente Iglesia de Santiago de los Caballeros, un esempio di neoclassicismo del Settecento (che purtroppo ho trovato chiusa, nonostante fosse sabato mattina). Plaza de Santiago si caratterizza per un bel giardino pubblico con fontana e albero frondosi, che invita a una sosta. Al momento della nostra visita c’erano le bancarelle del mercatino dell’antiquariato. Intorno alla piazza o nelle vie vicine ci sono alcuni caffè. dopo pochi passi si giunge al Museo del parco archeologico della Cueva Pintada (la grotta dipinta), nota per le colorate pitture geometriche alle pareti, la migliore testimonianza della cultura dei primi abitanti dell’isola. Gáldar, che sorge ai piedi del cono vulcanico Pico de Gáldar, in effetti ha una lunga storia. Prima dell’arrivo degli spagnoli era sede di uno dei due regni dei Canarii, il cui ultimo re, Tenesor Semidan, si arrese ai conquistadores e accettò di convertirsi al cristianesimo.
Gáldar non si trova in realtà sulla costa, ma arrivare al mare da qui è facile e veloce. All’uscita del paese, dopo la rotatoria, si prende la strada in discesa che conduce a Sardina del Norte, un borgo di pescatori abitato da non più di mille persone che ha conservato ancora un po’ di fascino spartano. Si può scendere fino alla baia dove c’è una bellissima spiaggia oppure deviare di qualche chilometro e arrivare fino al faro, posto in una posizione panoramica spettacolare. Qui il vento soffia forte, ma è decisamente uno dei luoghi che ho amato di più dell’isola.
Puerto de las Nieves
Proseguendo verso ovest si giunge in questa vivace località di pescatori che offre un ampio lungomare con ottimi ristorante di pesce. Sarebbe già un ottimo motivo per la sosta a cui si aggiunge il raccolto centro storico dove è bello fare una passeggiata e una visita alla Virgen de las Nieves, una bella cappella con un soffitto di legno e una pala d’altare fiamminga del XVI secolo. In mezzo al mare, a poca distanza dalla riva, si scorge anche la tipica roccia denominata Dedo de Dios a causa della sua forma.
Agaete
Subito dopo Puerto de las Nieves si giunge ad Agaete, una graziosa località che chiude la costa nord, prima di immergersi nei tornanti della selvaggia costa ovest. Il villaggio si trova proprio a valle di una fertile vallata (se avete tempo proseguite lungo la strada che s’inoltra nella valle, lunga sette chilometri, a intuito penso ne valga la pena). Agaete è un allegro villaggio che dalla chiesa con la piazza all’entrata del paese prosegue lungo la via principale su cui si affacciano belle case tipiche restaurate. Lungo la via numerosi bar e caffè all’aperto, negozi con prodotti tipici (tra cui il caffè prodotto nella valle) e in generale un’atmosfera vivace e accogliente che invita a fermarsi più a lungo di quanto previsto.
LA SELVAGGIA COSTA OVEST
Lasciata Agaete la strada comincia a inerpicarsi lungo i tornanti che caratterizzano la costa ovest di Gran Canaria, la più selvaggia e isolata dell’isola. Se volete allontanarvi dalla massa e apprezzare il paesaggio naturale dell’isola, questa è la zona che fa per voi. Preparatevi però a lunghi chilometri in auto lungo i tornanti. La cosa buona è che potete fare numerose soste in svariati punti panoramici che mostrano il lato più selvaggio ma forse ancora oggi autentico dell’isola. Dopo aver percorso qualche chilometro, accostate l’auto e osservate il panorama alle vostre spalle: la campagna, ormai lontana, è disseminata di teloni di plastica dove si coltivano pomodori. Sotto i teloni, infatti, si sviluppa un microclima che consente di avere un numero maggiore di raccolti ogni anno.
L’unico villaggio di questa zona dell’isola è La Aldea de San Nicolás. Prima però di arrivare al villaggio, vale la pena fare una deviazione a Puerto de la Aldea. Il porto è formato da una manciata di case, una serie di locali sul lungomare dove è piacevole bere un caffè e una birra, un porticciolo con alcune barche e una spiaggia di ciottoli. La vista sulla baia circondata da alte scogliere, in questo posto un po’ fuori dal mondo, ripagherà della strada fatta per arrivarci. Questo può essere un bel posto anche per fare trekking e magari trovare qualche spiaggetta appartata tra una collina e l’altra. Risalendo la strada si arriva al villaggio vero e proprio che di per sé non ha nulla di particolare, se non una bella piazza con un gazebo, la chiesa e alcuni bar con tavoli all’aperto frequentati dalle persone del posto. Questa è la località più isolata di Gran Canaria e non appartiene realmente a nessuna zona specifica dell’isola.
Proseguendo poi lungo la strada della costa ovest, si raggiunge il villaggio di cactus Cactualdea, sicuramente interessante ma dal biglietto d’ingresso abbastanza proibitivo (13 euro). Se avete tempo, fate una deviazione verso Artenara, probabilmente i 30 chilometri di strada meno frequentati di Gran Canaria e che conducono fino a 1300 metri di altitudine. Il percorso, secondo la guida, merita per il paesaggio che cambia fino a lasciare il posto a una gola desolata e al panorama delle cumbre con i monoliti simboli dell’isola, il Roque Bentayga e il Roque Nublo.
LA CALDA COSTA SUD
Maspalomas
Conosciutissime e super turistiche, le dune di Maspalomas devono entrare nell’itinerario di chiunque, anche di chi, come me, non ama i luoghi affollati dalle masse. Queste dune sono uno dei più incredibili fenomeni naturali di Gran Canaria: nel loro punto massimo rientrano verso l’interno per un chilometro e mezzo e i 418 ettari di sabbia, ricoperti in alcune zone di flora endemica, sono dal 1987 area naturale protetta. In realtà alle dune si accede liberamente, senza particolari controlli e senza pagare alcun biglietto.
Le dune sono state create dalla polverizzazione del calcare contenuto nelle conchiglie e nei coralli, un processo originato dal movimento di risacca delle onde del mare. Di certo sono un luogo molto affascinante, tanto più che si trovano molto semplicemente e banalamente accanto all’immensa spiaggia che arriva fino a Playa del Inglés e alle loro spalle si estende un quartiere residenziale immenso. Incredibile, quindi, che le dune siano così ben conservate e pulite. Io, come sapete, le ho visitate a fine marzo, ma il giorno prima c’era stato il grande carnevale di Gran Canaria, una manifestazione che accoglie migliaia, se non milioni, di persone mascherate. Le strade erano completamente intasate e arrivare alla zona delle dune avrebbe richiesto parecchi chilometri a piedi accanto ai cortei mascherati. Così abbiamo optato per tornarci la mattina dopo e la zona era già completamente tranquilla e pulita. Non so come possa essere d’estate ma, in qualunque periodo dell’anno ci andiate, almeno un salto qui mi sembra obbligatorio.
I chilometri da percorrere a piedi sono moltissimi, visto che l’area è davvero grande. Decidere voi quanto tempo volete dedicare alla visita, ma almeno un’ora è il minimo indispensabile per fare almeno una piccola passeggiata su queste montagne di sabbia. La parte occidentale, che io non ho visitato, è delimitata da una laguna di acqua salmastra, la Charca de Maspalomas, in cui sostano anatre, aironi e pernici.
Puerto de Mogàn
Mi incuriosiva vedere com’era fatta quella che viene definita la “Venezia di Gran Canaria” e quindi ho deciso di fare una passeggiata anche in questa località della costa sud, che mi dava l’idea di essere meno invasa dal cemento rispetto ad altre. In realtà i ponticelli “in stile veneziano” sono pochi e quello che colpisce di più di questo luogo è l’estrema cura con cui è stato costruito il villaggio in stile tradizionale: basse casette con appartamenti tutte dipinte di bianco e incorniciate da colori vivaci si inseriscono in un ambiente estremamente accogliente, rilassante, profumato e colorato, grazie alla enorme quantità di fiori e rampicanti colorati che abbelliscono questo villaggio. Non c’è da stupirsi che molti europei (inglesi mi è sembrato, ma probabilmente anche italiani) abbiano deciso di trascorrere qui gli anni della pensione. Il villaggio è assolutamente delizioso, per quanto in parte artificiale. Le casette si trovano affacciate sul pittoresco porticciolo dove stazionano numerose barche. A breve distanza, una spiaggetta che d’estate immagino molto affollata e più avanti c’è il viale pedonale con i negozi.
Alla fine degli anni ’80 quello che fino a quel momento era un piccolo centro di pescatori venne trasformato in un’amena località di villeggiatura in stile andaluso-veneziano con le bianche casette, le vie strette e la canalizzazione di tratti di mare. Il vecchio centro storico si trova abbarbicato sul ripido pendio alle spalle del porto.
GLI AUTENTICI VILLAGGI SULLE COLLINE DELL'INTERNO
Tutti vanno a Gran Canaria per il clima e il mare, ma i villaggi dell’interno sono probabilmente i luoghi che mi hanno affascinato di più di quest’isola. Innanzitutto non sono riuscita a vedere tutti quelli che avrei voluto, perché ce ne sono davvero molti, sparsi in vari punti dell’isola e sono accessibili da poche strade, il più delle volte strette e, in alcuni giorni della settimana, ad esempio il sabato mattina, decisamente trafficate. Quindi dovete mettere in conto parecchio tempo per poter visitare questi luoghi e può essere, come è capitato a me, che siate costretti a ridimensionare il programma. Ultima annotazione: la difficoltà a trovare parcheggio. I villaggi sono piccoli e i luoghi dove lasciare l’auto molto limitati, quindi vi capiterà di perdere un po’ di tempo anche per questo motivo. Qui di seguito vi elenco i villaggi dell’interno che ho visitato io e che assolutamente vi consiglio di inserire nel vostro itinerario.
Dalla costa sud dell’isola, una strada molto bella da percorrere, per i panorami montani davvero suggestivi, è quella che da Playa del Inglés si spinge verso l’interno, attraversando la superba Degollada de las Yeguas (c’è in particolare un punto con un panorama mozzafiato dove è d’obbligo fermarsi ad ammirare la valle) fino ad arrivare a San Bartolomé de Tirajana, un delizioso villaggio piccolo ma importante, visto che è la sede amministrativa dell’intera parte meridionale dell’isola. Il paese è dominato dalla bella chiesa del Settecento dedicata a Santiago, a tre navate e con bei soffitti in legno intarsiato. La via principale, parallela alla piazza su cui si affaccia il municipio, è piena di bar, caffetterie e panetterie rimaste ancora come una volta e frequentata dagli anziani abitanti del paese. L’impressione è che siano davvero pochi i turisti che arrivano fino qui. Uno di quei luoghi fuori dal mondo, dove, avessi avuto più tempo, avrei trascorso volentieri anche una notte. Invece il tempo è stato così tiranno che non siamo riusciti nemmeno a proseguire fino a Tejeda, che però vi segnalo, perché ho letto che è disposto su diversi terrazzamenti a 1050 metri d’altezza e ha un fascino da cartolina, visto che probabilmente è il paese di montagna più bello di Gran Canaria.
A pochi chilometri da San Bartolomé de Tirajana, scendendo lungo il versante est della collina, c’è Santa Lucía, un villaggio sparso nella sezione superiore del Barranco de Tirajana, la cui terra è lavorata dalla maggior parte dei residenti della zona. Case e masserie sorgono in mezzo ai palmeti e le strade sono fiancheggiate dagli eucalipti. Lungo la via principale si susseguono ristoranti e negozi che vendono prodotti locali, mentre al centro del paese c’è la chiesa costruita all’inizio del XIX secolo, con cupola e minareti che ricordano una moschea.
Sul versante nord dell’isola, sono riuscita a visitare tre villaggi.
Arucas è quello a più breve distanza dalla costa ed è la terza città più grande di Gran Canaria con 34 mila abitanti, anche se a prima vista sembra poco più grande di un villaggio, forse perché il centro storico ha dimensioni limitate. Si tratta di una delle cittadine più pittoresche dell’isola, grazie alle casette bianche abbarbicate sulla collina, che si possono ammirare già dalla superstrada. La città in realtà è nota soprattutto per essere la patria del famoso rum Arehucas, ottenuto con un metodo di distillazione tradizionale. La fabbrica è facilmente raggiungibile a piedi, visto che si trova a pochi passi dal centro storico, subito dopo il bel giardino verde comunale, da cui si può ammirare anche uno splendido panorama sulle palme e le case disposte sulla collina. Il centro storico è composto da alcune graziose vie e piazzette su cui si affacciano palazzi in stile coloniale ben conservati. L’edificio più appariscente è però l’imponente Iglesia de San Juan Bautista, costruita nel XX secolo ma che dall’aspetto sembra una cattedrale gotica.
Da Telde (che purtroppo non sono riuscita a visitare, ma il cui centro storico dovrebbe essere degno di nota), si può percorrere una splendida strada tra verdi colline punteggiate di casette colorate, in direzione di Vega de San Mateo, un paesino montano che noi abbiamo trovato preso d’assalto per il mercato del sabato mattina. anche in questo caso, la chiesa e il municipio si trovano ai lati opposti di una piazzetta, le persone chiacchierano nei bar all’aperto, in un continuo andare e venire dalla zona del mercato.
Proseguendo lungo la stessa strada, una tappa assolutamente imperdibile è Teror, località non a caso definita “la più canaria di tutte”. Questo villaggio a 540 metri di altitudine nella zona nord delle cumbre conserva un’architettura a dir poco splendida. Lungo il viale pedonale principale tutti i palazzi e le case con i tipici terrazzini di legno sono stati ristrutturati e riportati all’antico splendore. In fondo al viale si apre Plaza del Pino, dove sorge un antichissimo alloro e su cui si affaccia la Basilica di Nostra Signora del Pino, un edificio barocco costruito tra il 1760 e il 1767 nel luogo dove si trovava il pino in cui i pastori videro apparire l’immagine della Madonna nel 1481. Molto venerata la reliquia della croce costruita con il legno del pino leggendario. La chiesa è il più importante luogo di pellegrinaggio delle canarie e l’intero centro storico di Teror è considerato monumento nazionale. È il luogo perfetto per immergersi nella tipica vita canaria, fatta di tradizioni religiose, artigianali e culinarie davvero uniche.
LA CAPITALE LAS PALMAS
Arriviamo a Las Palmas la domenica pomeriggio e la troviamo quasi deserta: forse non è la giornata migliore per chi ama la movida, ma questa tranquillità un po’ surreale in cui è immersa la capitale di Gran Canaria, che conta circa 380 mila abitanti, offre un’immagine diversa dal solito e permette di apprezzarne spazi e architetture. Sabato e domenica i parcheggi sono gratuiti e questo ci permette di lasciare l’auto a pochi passi da Plaza de Santa Ana, il centro del quartiere storico Vegueta, una delle zone imperdibili della città. La costruzione della cattedrale a cinque navate iniziò nel 1497 e fu interrotta nel 1570 per mancanza di fondi, cosicché venne ultimata soltanto agli inizi del XIX secolo. L’architettura dell’edificio è stata influenza dalla sua storia: i costoloni delle volte sono gotici, la facciata neoclassica, l’altare maggiore di epoca barocca. Se siete fortunati, la potete visitare liberamente durante l’orario della messa. Sull’altro lato della piazza, c’è la Casa Consistorial, il vecchio municipio, mentre davanti alla cattedrale otto bizzarri cani di bronzo sembrano fare la guardia all’edificio sacro.
La costruzione più bella del centro storico è però la Casa de Colón, un meraviglioso edificio in stile coloniale con due romantici patio e splendidi portali: assicuratevi di ammirare tutti i lati dell’edificio perché ognuno di loro riserva superbe sorprese architettoniche. Si tratta della Casa di Cristoforo Colombo: la parte più antica risale al XVII secolo e fu la residenza dei governatori spagnoli. In stile tipicamente canario, i bow-window e i balconi coperti sono stati realizzati con legno di pino canario e mostrano le celosia (persiane) da cui entrava l’aria ma non il sole. Da queste parti si trova la chiesa Eremita de San Antonio Abad, la più antica chiesa di Las Palmas, costruita sui resti della cappella in cui Cristoforo Colombo nel 1492 si ritirò in preghiera prima di intraprendere il suo viaggio verso le Indie.
Tutta un’altra atmosfera si respira a Triana, il quartiere che si raggiunge facilmente attraversando la superstrada costruita sul letto del fiume prosciugato e che divide questo quartiere da la Vegueta. Prima di attraversare la strada notate su un lato l’insegna del Mercato de la Vegueta e, sul lato opposto, la mole del Teatro Pérez Galdós, il sontuoso teatro eretto nel 1919 in stile coloniale unito al liberty. Nella piazza costruita nello spazio verde che divide la superstrada, si trova il monumento dedicato al più famoso scrittore dell’isola, Benito Pérez Galdós, i cui romanzi hanno ispirato i film di Luis Buñuel.
Triana è la zona commerciale, anch’essa fondata dagli spagnoli ma da subito anche casa di molti stranieri, soprattutto olandesi, portoghesi e inglesi, giunti nel periodo del boom della coltivazione della canna da zucchero. Quasi tutti gli edifici coloniali di Triana risalgono alla fine del XIX secolo, quando gli inglesi vi importarono il gusto per lo stile liberty: alcuni palazzi si notano su Calle Mayor de Triana, il principale viale commerciale pedonale.
Come sempre, scrivetemi domande, dubbi, curiosità o altre esperienze diverse dalla mia nei commenti!
Sarò felice di leggere le vostre opinioni su Gran Canaria.
Commenti
1 CommentiNautal
Giu 13, 2019Ottimo articolo, le Isole Canarie sono un tesoro da scoprire e godere tutto l’anno.