Il Friuli Venezia Giulia è una regione formata da poche grandi città e anche i capoluoghi hanno una dimensioni limitata: Trieste, il capoluogo di regione, conta circa 200 mila abitanti, Udine, la capitale del Friuli, non supera i 100 mila. Pordenone e Gorizia, gli altri due capoluoghi di provincia, sono ancora più piccole.
Poi ci sono alcune cittadine storiche e importanti, come Cividale del Friuli, Gemona del Friuli, Palmanova, Aquileia in provincia di Udine, oppure Sacile, Spilimbergo e Maniago in provincia di Pordenone, Gradisca d’Isonzo in provincia di Gorizia e Tolmezzo in Carnia.
Ma il Friuli Venezia Giulia è fatto soprattutto di paesi, alcuni dei quali piccolissimi borghi storici abitati da qualche migliaio di persone o anche meno. Il modo migliore per cogliere l’essenza di questa regione è quindi andare di cittadina in cittadina e di borgo in borgo: i luoghi con qualcosa di suggestivo da vedere sono tantissimi. Alcuni di essi sono stati inseriti trati nell’elenco dei Borghi più Belli d’Italia.
Questa lista di 10 borghi storici bellissimi da vedere in Friuli Venezia Giulia è dunque parziale, frutto esclusivamente di scelte personali. Può essere che in futuro decida di allungarla o che ne scriva un’altra con altrettante località che vale la pena visitare.
Ho eslcuso volutamente cittadine storiche molto note come Cividale, Gemona, Aquileia, Palmanova e Sacile perché avrò modo di parlarne in altri post. Anche la montagna è rappresentata in minima parte, perché conserva talmente tanti borghi interessanti da meritare un articolo dedicato.
In questo articolo ho provato invece a selezionare i borghi e le cittadine che per architettura tipica, storia originale e semplice gusto personale consiglierei di vedere a chi decide di fare un salto da queste parti, cercando di rappresentare tutta la regione.
1. CLAUIANO
Le origini del borgo di Clauiano, frazione di Trivignano Udinese, in provincia di Udine, risalgono al Medioevo, anche se la zona era abitata già in epoca romana, come testimoniano i reperti rinvenuti nei pressi della Chiesa di San Marco. Caratterizzato da case in pietre e sassi,
il borgo viene citato per la prima volta nel 1013 in una pergamena in cui il patriarca Poppone, inaugurando la ricostruita Basilica di Aquileia, istituisce il Capitolo che comprende molte “ville”, tra cui appunto quella di Cleuian.
Il paese passò dal Patriarcato ai Veneziani nel 1420, mentre nel 1477, quando la pianura friulana fu invasa dai Turchi, venne incendiato e in seguito fu ricostruito come nucleo compatto intorno alla chiesa. Dopo la caduta di Venezia nel 1797, il borgo passò sotto l’impero Austro-Ungarico insieme al resto della pianura friulana fino all’avvento del egno d’Italia nel 1866. A testimonianza della zona di confine, sopravvive l’edifico della dogana italiana, costruita nella seconda metà del XIX secolo.
Una passeggiata nel borgo permette di ammirare l’antica architettura rurale con le case e i portali costruiti con i sassi del torrente Torre e le pietre provenienti da Medea, dal Carso e dalle valli del Cividalese. La Chiesa di San Marco risale al Trecento e si trova ad est del borgo, lungo una strada che da Cividale portava ad Aquileia.
La Chiesa di San Giorgio è stata rimaneggiata nel XVIII secolo e si trova al centro di una serie di edifici più antichi tra i quali Casa Gardellini del Quattrocento, considerata la più antica del borgo e riconoscibile da una decorazione bianca e rossa sulla facciata. Villa Ariis del XVIII secolo è invece la tipica residenza padronale veneto-friulana dell’epoca, così come Casa Palladini con le sue corti su sui affacciano abitazioni, rustici e villa.
2. POFFABRO
Il piccolo borgo di Poffabro, frazione di Frisanco, a poco più di 500 metri di altitudine in Val Colvera nelle Prealpi Carniche, in provincia di Pordenone, è famoso per la sua architettura rurale, tanto che il pittore Armando Pizzinato lo ha definito l’esempio di architettura spontanea più razionale e fantasiosa delle nostre Prealpi e, dopo averlo visitato, probabilmente sarete della stessa idea.
Il nome deriverebbe dal un toponimo che significa “prato dei fabbri” e le sue prime notizie si avrebbero intorno al Trecento, anche se l’origine del borgo probabilmente risale al periodo romano quando nel paese passava la strada che da Julia Concordia si inoltrava nelle Alpi. Il paese passò poi alla Serenissima e seguì le sorti del resto del Friuli, compresa la tragedia del terremoto del 1976 che lasciò profonde ferite nel borgo.
Oggi il borgo è tornato al suo antico splendore ed è incantevole grazie ai suoi tradizionali balconi in legno posti su facciate in pietra tagliata al vivo. Le vecchie case della tradizione contadina friulana, realizzate in pietra arenaria o calcare ed elevate su tre o quattro piani, sono chiuse nelle corti a cui si accede attraverso archi. Molti di questi elementi sono arricchiti da oggetti di artigianato, capitelli votivi e vasi di fiori colorati: gli abitanti hanno reso il borgo un piccolo goiello, che può diventare anche un bel luogo di sosta per visitare i dintorni.
Affacciata sulla piazza del paese, perfetta per ammirare il panorama su colline e montagne, c’è la Chiesa di San Nicolò con la maestosa facciata bianca della fine del Seicento. Poffabro è noto per l’evento dei presepi durante il Natale, quando nei cortili, sulle finestre e sui ballatoi del borgo sono allestiti un centinaio di natività, creando l’effetto di “presepe tra i presepi”.
3. SAURIS
Situata nella parte occidentale delle Alpi carniche, in una bellissima conca circondata da alte montagne, la valle di Sauris è organizzata su cinque villaggi a pochi chilometri di distanza – La Maina, Lateis, Velt, Sauris di Sotto e Sauris di Sopra – ed è caratterizzata dal lago artificiale creato dalla diga, costruita tra il 1941 e il 1948 nella parte iniziale della forra del Lumiei, il torrente che scende ripido per la valle omonima, scavando una delle più profonde gole montane della Carnia.
Sauris è anche il comune più alto della Carnia e della regione (Sauris di Sopra si trova, infatti, a 1.400 metri). È un luogo speciale grazie al suggestivo contesto naturale, caratterizzato da alpeggi, boschi di conifere e rocce, e anche grazie alla specifica cultura di questa zona: un’isola linguistica in cui si parlano, oltre all’italiano e al friulano, anche il tedesco e il saurano, un particolare idioma locale che appartiene al gruppo bavarese meridionale: nel dialetto locale, Sauris è “Zahre”.
Prima di essere collegata al resto della regione da una strada, costruita a metà del Novecento con tratti a strapiombo e un ponte alto 150 metri sopra le acque, Sauris ha, infatti, maturato secoli di isolamento, dopo che qui si erano rifugiati, intorno al XIII secolo, popolazioni provenienti dalla Carinzia e dal Tirolo. Questo luogo, immerso in un’idilliaca valle in mezzo alle montagne, ha così sviluppato numerose caratteristiche ambientali che lo rendono, oltre che bellissimo, anche unico dal punto di vista culturale. Non a caso, numerosi studiosi italiani e stranieri hanno approfondito le sue peculiarità.
Una delle prime cose che si notano arrivando a Sauris sono gli “stavoli”, strutture realizzate in pietra nella parte inferiore e in legno in quella superiore. I tronchi di legno squadrati sono sovrapposti e incastrati agli angoli secondo la tecnica del blockbau, mentre il tetto sporgente è ricoperto di “scandole”, tegole di legno sovrapposte e fissate da pietre; sui tre lati corrono dei ballatoi, in passato usati per essiccare il fieno. Oggi, molti “stavoli” sono stati ristrutturati per ospitare un albergo diffuso, mentre il Centro Storico-Etnografico custodisce un’interessante esposizione di oggetti, fotografie e documenti sui sette secoli di vita quotidiana della gente della valle.
Alla bella chiesa gotica quattrocentesca dedicata a San Lorenzo di Sauris di Sopra si affianca, a Sauris di Sotto, quella di Sant’Osvaldo, protettore contro le epidemie e, sin dal XV secolo, meta di pellegrinaggio devozionale. Oltre a una reliquia del santo, il santuario ospita una delle opere d’arte più importanti della Carnia: un piccolo e pregiato altare a battenti in legno del 1524, ricco di figure intagliate secondo modelli stilistici tipici dei maestri atesini del primo Cinquecento.
Uno dei momenti migliori per visitare Sauris è durante il Carnevale, uno dei più antichi di tutto l’arco alpino. Caratteristiche sono le maschere intagliate nel legno, ognuna delle quali rappresenta un personaggio della tradizione e richiama l’arte della scultura nel legno, praticata ancora oggi nei laboratori del villaggio.
4. TOPOLÒ
A una manciata di chilometri in linea d’aria dal confine con la Slovenia, nelle Valli del Natisone, nell’estrema parte orientale della provincia di Udine, su un rapido pendio a 580 metri sul livello del mare, tra i monti Colovrat e San Martino, c’è un piccolo borgo che si chiama Topolò (Topolovo in sloveno, Topoluove in dialetto sloveno locale e Topolove nella forma di compromesso adottata per la segnaletica stradale). Il nome deriva da “pioppo” (topol in sloveno) e il borgo, in cui oggi vivono poco più di 30 anime, è una frazione del comune di Grimacco che, a sua volta, conta poco più di 300 abitanti. Un pugno di case stretto tra le pendici dei monti.
Fino al 1953, il paese era collegato con il fondovalle soltanto da mulattiere. Poi è arrivata la strada ma, ancora oggi, la vitalità della natura, con i boschi a perdita d’occhio, sembra inglobare i tetti delle poche case, amorevolmente ristrutturate e abbellite in ogni minimo dettaglio. Ci sono le costruzioni tipiche dell’architettura della Slavia, le stradine lastricate, le case con i ballatoi in legno e le scale esterne, dove il piano terra ospitava la cucina, chiamata “stanza del fumo” perché le abitazioni non avevano camino, e il tinello (“izba”) riscaldato dal forno; infine, c’è la chiesa di San Michele, realizzata dagli abitanti nel 1847.
Molte case oggi sono state ristrutturate e sono abbellite da piante rigogliose e fiori muticolori. Altrettanto suggestivi però sono gli edifici su cui si vede lo scorrere del tempo, che a Topolò acquista una dimensione particolare. Qui i ritmi sono lenti e si può trascorrere il tempo ad ascoltare il silenzio totale che avvolge la valle.
Le persone sono poche, ma Topolò non ha per nulla l’aria di un paese disabitato. La frontiera italo-slovena della Benecija, superati gli anni della cortina di ferro, ha qualcosa di magico nel suo incontro tra culture e lingue. Il luogo in cui la strada finisce, ultimo confine di mondi contrapposti dalla storia e teatro di battaglie cruente, ha deciso di creare un piccolo, ma importante laboratorio di frontiera, un pretesto per l’incontro.
Il periodo migliore per visitare Topolò è sicuramente l’estate In particolare, le prime tre settimane di luglio, tutto il paese è coinvolto nella manifestazione “Stazione di Topolò / Postaja Topolove”, incontri, spettacoli, concerti, mostre d’arte con artisti internazionali. Non si tratta di un festival, ma di qualcosa che assomiglia a un modo di vivere e di riconsiderare la realtà. Non mera sopravvivenza, bensì un gesto innovativo per ripensare la tradizione e la convivenza in modo completamente nuovo, aperto e accogliente verso tutti. A Topolò non ci sono negozi né bar ma, tra le altre cose, puoi trovare un ufficio postale per Stati di coscienza, cinque ambasciate, un ostello per i suoni trascurati, una Libera Biblioteca per la circolazione dei libri, il quartier generale dell’Officina Globale della Salute, un Archivio dello spazio visivo e sonoro.
Tutto quello che viene creato prende vita direttamente dal luogo, che diventa motore e spinta creativa reale e non semplice cornice dell’evento. Gli incontri si svolgono nelle piazzette, nei vicoli, nei fienili. Non c’è palco, e il pubblico è a contatto con chi si esibisce. Anche il tempo è ritrovato e ripensato. Infatti, gli eventi – tutti gratuiti – non iniziano a un orario preciso, bensì “verso sera”, “al tramonto”, “nella notte”, “con il buio”. Topolò è il confine che diventa stimolo e non più limite, è un piccolo microcosmo ignorato dalle mappe, ma conosciuto e amato, fin dalla prima volta, da chi arriva fino a qui e diventa testimone e partecipante, lasciando la sua traccia e raccontando quello che ha vissuto.
5. CORDOVADO
Cordovado è un piccolo borgo medievale incastonato nel Friuli Occidentale con il suo castello e il santuario mariano più antico della diocesi. Il borgo possiede un’atmosfera che ispirò grandi letterati come Ippolito Nievo e Pier Paolo Pasolini.
Le prime notizie del borgo risalgono al 1186, mentre nel 1276 viene citato il castello costruito dai vescovi di Concordia e sede di poteri civili, militari ed eccelsiastici fino al Quattrocento, quando perse la sua funzione militare. Nel 1886 divenne municiplaità e ottenne la stazione ferroviaria.
L’area fortificata del Castello costruita nell’XI secolo dai Vescovi di Concordia è stata rimaneggiata tra il Sei e l’Ottocento. Accanto al castello sorgeva il borgo dove oggi si possono ammirare palazzi e case storiche, come Palazzo Agricola, Palazzo Ridolfi, l’antica Casa del capitano Palazzo Bozza Marubini, Palazzo Beccaris-Nonis.
Gioiello d’arte barocca è il Santuario della Madonna delle Grazie, mentre risale al XIV secolo l’Oratorio di Santa Caterina, decorato da pittori friulani e veneti. Il Duomo di Sant’Andrea, rimaneggiato nel Quattrocento, era originariamente ad aula unica, a cui furono addossate due navate nel Seicento.
6. MUGGIA
L’unico centro dell’Istria ad essere rimasto italiano è la bella cittadina di Muggia che si trova in provincia di Trieste e affonda le radici della sua storia millenaria nella civiltà dei castellieri. Il nucleo originario della città si è sviluppato sul Monte Muliano, dove oggi sono conservati i resti della medievale Muggia Vecchia e da dove si può ammirare uno splendido panorama sul golfo di Trieste.
Per proteggere le vie di comunicazione dalle incursioni degli Istri, nel II secolo a.C. i Romani crearono nella attuale baia di Muggia una base di appoggio navale. Nel 931 i re d’Italia Ugo e Lotario donarono il castello alla chiesa di Aquileia e da allora sul muggesano ebbe inizio il dominio temporale dei Patriarchi.
Intorno al Mille per sfuggire alle scorrerie dei pirati molti abitanti si trasferirono sulla riva sottostante. Nacque così Borgolauro, ossia Muggia Nuova. La cittadina conserva marcate caratteristiche veneziane, che si possono notare nella piazza centrale, simile ad un campiello. Intorno, il centro storico è simile ad un borgo medievale, con in alto il castello.
Il centro storico di concentra intorno al Mandracchio anticamente difeso da due torri e si estende a occidente verso la collina, dove sorge il castello. Si tratta di una piccola darsena che arriva fin dentro l’abitato. Il porticciolo di Muggia è particolare, perché le barche ormeggiate arrivano fin a ridosso delle case, formando una sorta di ansa interna che dona alla città un aspetto molto suggestivo. Il porto è il luogo ideale dove fare una passeggiata, in particolare la sera, quando il sole scende sul mare regalando tramonti infuocati. A quell’ora il porto diventa un luogo silenzioso, le barche sono ormeggiate ed è il momento ideale per attardarsi a leggere un libro su una delle banchine, in attesa che arrivi la sera.
Vicino si trova Piazza Marconi su cui si affacciano il Palazzo Comunale, il Duomo dei Santi Giovanni e Paolo di aspetto gotico. Consacrato nel 1263 ma completato soltanto nel 1467, sotto la dominazione veneziana, il duomo ha una facciata originale: bianchissima grazie alla pietra del Carso proveniente dalle cave di Aurisina, è trilobata, con al centro un grande rosone a sedici archetti che contiene una Madonna con Bambino. Tra il rosone e il portale c’è una grande lunetta che contiene un bassorilievo che raffigura la Trinità affiancata ai Santi Giovanni e Paolo, a cui è intitolato l’edificio sacro. Salendo lungo le viuzze di Muggia si incorcia la piccola basilica di Santa Maria Assunta, l’unico edificio sopravvissuto dell’abitato medievale di Muggia Vecchia.
7. STRASSOLDO
Uno dei più suggestivi borghi medievali friulani, ben conservato nel suo impianto tradizionale, è quello di Strassoldo, frazione di Cervignano del Friuli, in provincia di Udine. Il borgo, citato per la prima volta in alcuni documenti del 1190, ha da sempre legato la sua storia a quella della famiglia omonima che fin dal Cinquecento ha vissuto qui, escluso il periodo del dominio veneziano quando il castello venne occupato e gli Strassoldo dovettero disperdersi nel resto del Friuli.
La passeggiata nel borgo può iniziare dal Borgo Nuovo, costruito nel Duecento come appendice fortificata del Castello di Sotto, il complesso monumentale che, insieme al Castello di Sopra, caratterizza l’insieme del borgo. Vi si accede dalla merlata Torre Cisis e la visita prosegue ammirando le abitazioni in pietra e sassi, addossate alle torri, ristrutturate nell’Ottocento e i resti di massicce mura di cinta.
Attraverso il ponticello sul fiume Tiglio si accede al Castello di Sotto, costruito intorno al 1360, con il Gironutto, il muro merlato unito alla Posterla, la porta di accesso al castello. Sulla detsra c’è la Cappella di San Marco, costruita nel 1575 e restaurata nel 1728. Il palazzo del Castello di Sotto si affaccia su un grande parco di risorgive. Di fronte al Castello di Sopra ci sono i resti della grande torre e la Chiesa di San Nicolò, realizzata intorno al 1750. I due castelli furono più volte distrutti e ricostruiti ma ancora oggi da queste parti lo spirito del tempo è immutato
8. VALVASONE
Adagiato sulla riva destra del Tagliamento, in provincia di Pordenone, Valvasone è un borgo che conserva intatto il suo aspetto medievale nell’atmosfera semplice e austera delle sue piazze, dei vicoli e dei portici.
Secondo la tradizione popolare a fondare il paese sarebbe stato Volusonio o Valvisonio, un cittadino romano del 132 a.C., mentre secondo altre fonti sarebbe stato verso il 663 d.C. il duca Lupo, da cui deriverebbe il nome del paese, Lupo infatti è Wolf in tedesco e la prima famiglia feudale di Valvasone aveva un lupo come simbolo.
I primi documenti del paese risalgono all’XI secolo quando, grazie ai patriarchi di Aquileia, il Castello di Valvasone difendeva uno dei più importanti guadi sul fiume Tagliamento. La dinastia dei feudatari di Valvasone rimase al suo posto, ma con meno poteri, anche dopo la conquista di Venezia, diventando infine con Napoleone distretto amministrativo fino all’unità d’Italia.
Il fulcro del paese è il medievale Castello del Lupo che si affaccia sull’affascinante piazza dall’aspetto rinascimentale. Superato il fossato, oggi asciutto, si attraversa la Torre delle Ore, l’unica porta sopravvissuta. In vicolo Monte San Michele si trova un antico mulino del Quattrocento, la cui acqua era azionata dall’acqua della roggia che circondava la prima cinta muraria.
In piazza della Libertà spicca l’imponente facciata neogotica del Duomo del Santissimo Corpo di Cristo che conserva al suo interno portelle dipinte dal Pordenone e dall’Amalateo ed un pregevole organo. In Piazza Mercato Vecchio c’è il Palazzo del Municipio che ha la particolarità di avere un angolo smussato per consentire di guardarsi al Duomo e alla Chiesa di San Pietro .
9. FAGAGNA
Adagiato sulle ultime colline dell’anfiteatro morenico friulano, Fagagna, suggestiva cittadina orgo in provincia di Udine, è costituita da sette antiche borgate e cerca di conservare il suo antico aspetto di borgo rurale, con le case in pietra e le strade di ciottoli.
Le prime attestazioni sulla presenza del borgo risalgono al 983, nel documento con la donazione dell’imperatore Ottone II di Sassonia alla Chiesa di Aquileia e, attraverso essa, al patriarca, di cinque castelli, tra i quali quello di Fagagna, probabilmente sorto come parte di una linea fortificata di difesa creata sulle colline che fronteggiano la pianura, al tempo delle scorrerie degli Ungari. Il castello passa sotto il dominio di Ezzelino da Romano, signore di Treviso, nel 1250, per seguire nei secoli successivi i domini e le sorti del resto del Friuli.
Rimane molto poco dell’antico castello di Fagagna, ma vale comunque la pena salire fino a questo colle, perché i resti dell’antico maniero sono suggestivi e da qui si gode una vista fantastica sul borgo e sulla pianura friulana. Fin dai tempi antichi qui doveva esistere anche una chiesetta: oggi c’è la più recente chiesa di San Michele in Castello che regala all’area un certo fascino.
A Fagagna si trova il Museo della vita contadina, allestito in Cjase Cocèl, una tipica casa friulana di campagna del XVII secolo. Viene considerato il più vivo e completo museo della civiltà rurale in Italia: all’interno sono stati ricreati gli ambienti della memoria friulana, dalla cucina alla camera da letto al granaio. Ci sono gli odori di stalla per la presenza degli animali, di mosto per il vino, di carbone nella fucina, del pane nel forno e della farina nel mulino. Nel bosco che costeggia il borgo, attraverso il percorso panoramico della strada Daûr la Glesie, si arriva al fortino militare della prima guerra mondiale.
10. VENZONE
Il terremoto del 1976 ha distrutto la splendida cittadina medievale di Venzone, in Friuli, abbattendo mura, chiese, palazzi e case. Grazie ad una straordinaria opera di ricostruzione filologica di monumenti e del tessuto urbano, Venzone oggi ha riacquistato il suo volto antico e il paese può essere apprezzato in tutta la sua bellezza. Da visitare assolutamente il Duomo e il Battistero, passando per la piazza del municipio e inoltrandosi nei vicoli da cui si possono ammirare le possenti mura dell’antico borgo fortificato.
La storia del paese è legata alla sua posizione geografica strategica che l’ha da sempre contraddistina come punto di passaggio obbligato di tutti i popoli che d’Oltralpe scendevano in Italia. Il primo nucleo abitato di Venzone di costituì durante il dominio carolingio tra il 776 e il 952.
Il Duomo di Sant’Andrea ha una caratteristica speciale: è stato ricostruito, dopo il terremoto, per anastilosi, tra il 1988 e il 1995. Fu edificato in pietra locale tra il 1390 e il 1410 sull’area dove sorgeva una preesitente chiesa del Mille. Lo stile architettonico di questo bel palazzo è gotico-fiorito con influssi veneto-toscani. Presenta una pianta a croce latina con un’unica navata e un ampio e luminoso transetto sul quale prospettano gli archi trionfali dei tre presbiteri absidali affiancati da due torri. Ha tre portali e l’interno decorato da splendidi affreschi, molti dei quali ancora conservati in buone condizioni, alcuni di Pomponio Amalteo, e dipinti Trecenteschi.
La piazza principale del paese, pedonalizzata, oltre allo splendido edificio loggiato del municipio, ospita una bella fontana pubblica, dalla caratteristica vasca ottagonale, realizzata da due scultori gemonesi. Di fronte c’è il bel Palazzo Radiussi, che conserva un portale rinascimentale e da qui si intravede anche una porta ad arco che conduce fuori dalle mura. La trecentesca Porta San Genesio si apre ad est della cerchia muraria e oggi è l’unica delle porte ancora esistenti.
Clauiano, Cordovado, Fagagna, Poffabro, Strassoldo, Valvasone e Venzone sono stati inseriti nell’elenco dei Borghi più Belli d’Italia.
Conoscete già tutti questi borghi del Friuli Venezia Giulia?
Qual è il vostro preferito?
Quali altri luoghi della regione amate di più?
Per tutti quelli che vogliono inserire la visita a qualcuno di questi borghi nel loro itinerario in Friuli Venezia Giulia, ho inserito una mappa che permette di trovarli velocemente.