Venti giorni in barca lungo l’intero periplo della Sardegna: è in questo modo originale ed emozionante che Alberto Priori e Silvia Fanni, accompagnati dal trombettista Paolo Fresu, hanno deciso di visitare l’isola. Un ritratto della Sardegna dal mare confluito nele 225 pagine de Il periplo della Sardegna in 20 giorni. Luoghi ed emozioni pubblicato da il Frangente edizioni nel 2020.
Cos’è questo libro o, meglio, cosa non è, lo dicono gli autori già nell’introduzione: “non un portolano, né una carta nautica, né un manuale di navigazione costiera, né una guida turistica o enogastronomica, e nemmeno un saggio sulla storia e i conflitti sociali della Sardegna”.
Nonostante, a dire il vero, tutti gli ambiti citati, siano presenti nell’opera, la scelta di intitolare il libro “periplo” non è casuale, ma si rifà a un genere della letteratura greca ripreso anche da Omero e che implica l’esperienza diretta del viaggio non limitata soltanto agli aspetti nautici ma arricchita anche dalla storia dei popoli incontrati, con le loro attività, abitudini e tradizioni.
E, anche e soprattutto per questo motivo, secondo me questo libro è utilissimo a chi vuole seguire le orme degli autori e provare a girare intorno alla Sardegna in barca, ma anche a chi vuole esplorare soltanto alcune coste della Sardegna, arrivandoci via terra e conoscendo al contempo la storia e la cultura dell’isola, tanto il libro abbonda di curiosità, leggende, considerazioni su quello che la Sardegna era un tempo ed è oggi.
“Nel Periplo la passione per il mare, il racconto del viaggio e gli approfondimenti di storia e cultura si coniugano con un unico obiettivo: entrare appieno nei luoghi superando l’aspetto meramente paesaggistico o balneare per comprendere cosa ha portato quegli spazi a diventare così come oggi li vediamo”.
La struttura del libro
Il libro si divide in 4 grandi blocchi, ognuno dei quali dedicati a una delle coste della Sardegna: si parte da quella meridionale, per poi proseguire con quella orientale, settentrionale e occidentale. All’interno di ogni blocco dedicato a una porzione di territorio, il racconto è suddiviso nei giorni di viaggio (sei rispettivamente lungo la costa meridionale e lungo quella orientale, quattro sia in quella settentrionale sia in quella occidentale). All’inizio di ogni capitolo ci sono le miglia percorse in ogni tappa, le tavole di riferimento, una utilissima mappa con i luoghi visitati, focus su temi specifici, fotografie a colori e in colore azzurro i nomi dei luoghi che gli autori hanno amato di più.
È una crociera costiera per tutti, dunque ci sono anche alcuni consigli indirizzati ai naviganti alle prime armi. Il libro nasce da un vero e proprio diario di bordo, in cui sono stati appuntate le ricette dei piatti tipici, i vini assaggiati, qualche schizzo a matita fatto nei momenti di relax. E, pur con le dovute revisioni, il libro prova a mantenere la freschezza del taccuino di viaggio, senza per questo perdere l’approfondimento e la ricchezza di particolari e dettagli utili a chi vuole avere informazioni sui luoghi e l’itinerario.
Durante il viaggio, a bordo si sono alternati ospiti italiani e stranieri ed è per questo che viene usata la prima persona plurale nel racconto: l’intento è quello di dare voce al comune sentire, nonostante le provenienze ed esperienze dei viaggiatori.
Alla fine del viaggio
E alla fine? “Spenti i motori, sistemata la barca, riguardiamo le nostre fotografie, i disegni, gli appunti”. I viaggiatori conoscono bene questo momento: è come partire una seconda volta, un eterno ripartire che si culla nei ricordi ma ha anche l’esigenza di condividere con gli altri l’esperienza. E magari aiutare gli altri a migliorarla.
Dopo i tanti consigli e le tante cose apprese durante il viaggio, c’è anche un paragrafo dal titolo “Col senno di poi”, in cui l’itinerario viene riletto correggendo gli errori fatti durante la pianificazione. Così i lettori e futuri viaggiatori avranno qualche informazioni ulteriore per organizzare il loro personale viaggio e andare alla scoperta di “ciò che il mare dà e ciò che la terra concede”, come dice bene Paolo Fresu nella prefazione, in cui definisce il periplo della Sardegna non tanto un’impresa, quanto un atto d’amore.