Aquileia, 4 cose da vedere che forse ancora non conosci (e altre 3 imperdibili) della città Sito Unesco

Sito Unesco dal 1998, nel 2020 ha festeggiato 2.200 anni di storia: Aquileia, una delle città più floride e popolose dell’Occidente antico, sulle sponde dell’Adriatico, nell’estremo Nordest d’Italia, sembrerebbe aver raccontato ormai tutto di se stessa. Invece è tutto il contrario. Da qualche anno Aquileia è in pieno fermento, tra nuove scoperte, scavi in corso, restauri, ampliamenti e ristrutturazioni. Il più importante sito archeologico del Friuli Venezia Giulia non smette di stupire studiosi, storici e archeologi continuando a far affiorare i resti di un fasto passato.

Se pensate di conoscere bene Aquileia – potenza romana, porta del Mediterraneo e centro nevralgico del cristianesimo – in realtà è questo il momento di andarci o di ritornarci, perché sicuramente riuscirà ancora a stupirvi. In questo post vi racconto quattro nuovi siti archeologici aperti al pubblico negli ultimi anni: la Domus di Tito Macro, la Domus e Palazzo Episcopale, la Südhalle e l’area dei mercati dei Fondi Pasqualis i cui scavi sono ancora in corso.

Senza ovviamente dimenticare tre tesori assolutamente imperdibili, la Basilica e il Battistero, il Museo Archeologico Nazionale – anch’esso riaperto dopo un bellissimo riallestimento – e l’area del Foro Romano e del Porto Fluviale.

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La costruzione di Aquileia

Fin dalla sua fondazione Aquileia venne dotata di un impianto urbano impostato su un asse viario con orientamento nord-sud. Protetta da mura, la città era delimitata a est e a sud dalla grande ansa del fiume Natiso cum Turro. Tra la seconda metà del I secolo a.C. e il I secolo d.C., Aquileia visse un periodo di grande fervore edilizio. Vennero costruiti edifici pubblici e privati anche al di fuori delle mura, nel quartiere sud-ovest furono costruiti il teatro e l’anfiteatro, mentre a est, lungo il fiume, nacque il porto. Lo sviluppo edilizio continuò tra la fine del III e il IV secolo d.C. con la costruzione della zecca, del circo, delle terme monumentali e dei magazzini del porto, mentre molte domus vennero rinnovate.

Dopo l’Editto di Costantino del 313, che concedeva ai cristiani la libertà di culto, la città si arricchì di nuovi edifici sacri, sia all’interno sia all’esterno delle mura. Una rete viaria, sviluppatasi ancora prima del periodo romano, collegava la città con il resto dell’Italia e i più lontani territori dell’Impero, attraverso il Norico (l’odierna Austria), la Pannonia, l’Istria e la Dalmazia. Grazie all’articolato sistema di vie d’acqua naturali e artificiali (come il Canale Anfora sul lato ovest della città e un altro canale in località S. Stefano), Aquileia era direttamente collegata con il mare. Il porto fluviale di Aquileia si sviluppava, probabilmente fin dall’età repubblicana, lungo la sponda di un grande fiume formato dalla confluenza di due corsi d’acqua. I fiumi avevano una portata d’acqua sicuramente importante, come testimonia la presenza di tre ponti in località Monastero. La città antica doveva essere inserita in un sistema idroviario articolato, costituito da corsi d’acqua naturali e artificiali, che ne permetteva la quasi totale circumnavigazione.

La Fondazione Aquileia

La Fondazione Aquileia, partecipata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, dal Comune di Aquileia, dalla Provincia di Udine e dall’Arcidiocesi di Gorizia, è nata nel 2008 per valorizzare lo straordinario patrimonio archeologico della città di Aquileia, sito Unesco del Friuli Venezia Giulia dal 1998.
La costituzione dell’ente nel 2008 è stata preceduta da un accordo tra Stato e Regione Friuli Venezia Giulia che ha delineato la Fondazione come strumento per predisporre piani strategici, favorire lo sviluppo del turismo culturale, cofinanziare interventi, gestire indirettamente l’attività di valorizzazione, realizzare interventi di ricerca, conservazione e restauro dei beni concessi in uso.
Le aree archeologiche attualmente conferite in uso alla Fondazione sono: fondo Pasqualis, fondo Cal, fondo Cossar, Stalla Violin, Sepolcreto e Südhalle.

4 COSE CHE FORSE ANCORA NON CONOSCI DA VEDERE AD AQUILEIA

1. Cosa vedere ad Aquileia: Domus di Tito Macro

È il primo esempio di casa ad atrio rinvenuta nell’antica Aquileia, una delle più vaste dimore romane trovate nel Nord Italia: l’abitazione ricopre 1700 metri quadrati e si estende per circa 77 metri in lunghezza e 25 in larghezza, un esempio unico in Europa di dimora di questo genere. Studiata in parte negli anni ’50 del secolo scorso, tra il 2009 e il 2015 è stata oggetto di scavi da parte dell’università di Padova che hanno permesso di riconoscere, in particolare, la pianta della domus, costruita nel I sec. a.C. e abitata fino al VI sec. d.C.

Era la casa di Tito Macro (in base al ritrovamento di un peso di pietra con maniglia di ferro con l’iscrizione T.MACR), un ricco commerciante, e rappresenta un esempio molto interessante per comprendere gli ambienti tradizionali di una casa romana e lo stile di vita del proprietario. Il nuovo sito archeologico di Aquileia è stato inaugurato nel 2020 e finora è stato aperto al pubblico soltanto con visita guidata.

L’allestimento che riveste la Domus di Tito Macro è un progetto di grande interesse. Seguendo il perimetro originario della casa del commerciante, la dimora è stata rinchiusa all’interno di una struttura lignea sorretta da pilastri d’acciaio, ideata appositamente per riuscire a dare la migliore idea possibile di come doveva essere la casa in origine.

Fino ad oggi ad Aquileia erano stati rinvenuti diversi frammenti di edifici domestici, ma mai una dimora intera e tanto più una casa ad atrio, particolarmente interessante dal punto di vista architettonico e artistico. Le indagini archeologiche hanno permesso di documentare inoltre le fasi di evoluzione della domus, che fu oggetto di varie trasformazioni e rinnovamenti. Alla casa si accedeva da ovest, attraverso un atrio sorretto da quattro colonne e dotato di vasca centrale per la raccolta dell’acqua e di un pozzo. La parte retrostante della casa ospitava il giardino, circondato da un corridoio mosaicato e con una fontana. Particolarmente bello il mosaico sul pavimento di una camera, l’unico a non raffigurare forme geometriche, bensì al centro un cervo e un cane ai lati di una pianta con intorno quattro uccelli. Sul giardino si apriva la grande sala di rappresentanza e, a sud, il triclinio, affiancato dal soggiorno e da una camera. A nord c’era invece la cucina, mentre a est sono state riconosciute quattro botteghe, tra le quali anche il negozio di un panettiere con il forno per la panificazione, i cui resti si possono ancora vedere.

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2. Cosa vedere ad Aquileia: Domus e Palazzo Episcopale

Dove oggi sorge l’area archeologica denominata “Domus e Palazzo Episcopale”, un tempo c’era una semplice stalla. I primi scavi, che identificarono tre ambienti del palazzo episcopale della fine del IV-v secolo d.C., cominciarono negli anni ’50 del Novecento per poi proseguire tra il 2009 e il 2010, quando venne scoperta una sala mosaicata dell’inizio del IV secolo d.C., dotata di abside. A quel punto si decise di musealizzare il sito che sorge nell’area dell’ex Palazzo Episcopale, a nord di piazza del Capitolo e della basilica paleocristiana. Gli scavi condotti tra il 2015 e il 2016 permisero di raggiungere i livelli del I e del II secolo d.C.

Il nuovo allestimento del museo, inaugurato nel 2017, completa la riqualificazione della piazza della basilica sul lato nord, restituendo alla fruizione del pubblico un importante spaccato della vita di Aquileia. Il museo ospita, tramite un’innovativa disposizione su livelli pavimentali sovrapposti di diverse epoche, quasi 500 anni di storia della città concentrati in poco più di due metri di profondità. Le pavimentazioni spaziano dal semplice cocciopesto alle tessere policrome dei mosaici tardoantichi, passando per alcuni dei meglio conservati resti di pareti affrescate della zona. L’impianto appartiene ad uno degli isolati della città romana che si svilupparono, alla fine del I secolo a.C., all’esterno della cinta muraria originaria.

I resti dei pavimenti musivi e delle strutture murarie che si incontrano per primi nel percorso di visita sono stati identificati come parte dell’ex palazzo episcopale, la residenza di rappresentanza del vescovo di Aquileia. Al livello più profondo e al centro del percorso espositivo si vede la fase più antica, rappresentata dai resti di una casa del I secolo d.C. Al di sopra di questo primo edificio, nel IV secolo d.C. fu realizzata l’ampia sala absidata di una domus che si può ammirare alla fine del percorso. Il mosaico, databile al V secolo d.C., è suddiviso in due parti separate da una fascia di tessere gialle. La trama del mosaico e la scelta dei colori (giallo, rosso e grigio) è arricchita da complessi motivi geometrici che si riscontrano nei mosaici di area mediterranea e orientale.

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3. Cosa vedere ad Aquileia: Südhalle

A partire dal 1893, archeologici austriaci scoprirono che, ai lati del Battistero, a completamento del grande complesso basilicale, sorgevano due ampie sale simmetriche di forma rettangolare, denominate rispettivamente Nordhalle (sala nord) e Südhalle (sala sud). Entrambe le sale avevano pavimenti a mosaico.

I pavimenti dell’aula meridionale del battistero sono la più ampia testimonianza musiva, oggi conservata, del grande complesso basilicale realizzato dal vescovo Cromazio. A partire dal 2011, nonostante sia stato scoperto oltre cento anni fa, è visitabile il mosaico della Südhalle (sala sud), all’interno di una struttura appositamente realizzata e che ricalca l’antico sedime di uno degli ambienti che collegavano il battistero al nucleo basilicale a partire dalla metà del IV secolo d.C.

Il mosaico pavimentale si compone di tre parti principali. Quella centrale presente elementi figurati e un bordo composto da un tralcio fiorito, con ottagoni in cui sono inseriti agnelli e coppe di offerte.

La parte più famosa ed appariscente è quella con il Mosaico del Pavone, che raffigura un pavone che fa la ruota su un cespo d’acanto, all’interno di una composizione di tralci di vite. Lo stupendo mosaico, databile tra la fine del IV e la metà del V secolo, è a tessere policrome in pasta vitrea blu e turchese e alcune tessere erano ricoperte da una sottile lamina d’oro. L’immagine del pavone ha un significato beneaugurante nel mondo pagano, mentre nel cristianesimo divenne simbolo di risurrezione e di eternità.

In questo spazio sono esposti infine sei sarcofagi in pietra calcarea ritrovati nell’area del complesso basilicale, in quanto dal IV secolo d.C. qui si praticavano sepolture utilizzando sarcofagi pagani di epoca precedente.

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4. Cosa vedere ad Aquileia: Fondi Pasqualis – Gli antichi mercati

I primi scavi eseguiti nei Fondi Pasqualis, all’estremità sud-occidentale dell’antica città, risalgono al 1953-54 e hanno portato alla scoperta di due tratti delle mura di cinta tardoantiche e, alle loro spalle, di tre aree scoperte dove dovevano essere ubicati i mercati, i loro magazzini e le mura.

In un terreno non indagato in quegli anni per la presenza di un vigneto allora in uso, nel 2020 nuovi scavi, realizzati dall’università di Verona in coordinamento con la Soprintendenza Archeologica, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia, hanno portato alla luce un nuovo e finora ignoto edificio che faceva parte del complesso dell’area degli antichi mercati a sud della basilica. Si tratta di una piazza quasi perfettamente conservata in lastre di calcare di Aurisina estesa per 26 metri in lunghezza e sei in larghezza e due serie di pilastri allineati ai lati e pertinenti al portico probabilmente a due navate che circondava la piazza. Ritrovamenti che confermano la straordinaria vocazione commerciale di Aquileia.

Di grande interesse sono anche alcune tracce di vita quotidiana, ovvero incassi regolari per giochi con pedine trovati sul cordolo laterale alla pavimentazione. Questi resti provano che nella piazza e nelle botteghe e bancarelle non solo si vendeva e comprava, ma anche si trascorreva il tempo libero a giocare e chiacchierare con altri avventori, confermando che questi mercati erano luoghi di incontro e di socialità molto importanti all’interno della città. In futuro ulteriori scavi potrebbero confermare la presenza di una quarta piazza e verificare la relazione tra queste diverse strutture per ricostruire così il senso unitario dell’intero complesso.

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La nuova piazza del mercato scoperta di recente

3 COSE IMPERDIBILI DA VEDERE AD AQUILEIA

1. Basilica patriarcale e Battistero

La Basilica patriarcale di Santa Maria Assunta, su piazza del Capitolo, è uno dei simboli di Aquileia, insieme al suo Campanile. La basilica è il risultato delle diverse evoluzioni della chiesa costruita dal Vescovo Teodoro agli inizi del IV secolo, con un impianto ad aule parallele. Tra l’XI e il XIV secolo, con il rifacimento voluto dal patriarca Poppone, assunse la forma attuale di edificio a croce latina diviso in tre navate, con presbiterio e zona absidale decorata ad affreschi. La navata centrale e la laterale destra presentano un pavimento musivo paleocristiano di circa 760 metri quadrati risalente all’epoca di Teodoro. Si tratta di uno tra i più belli e importanti tappeti musivi paleocristiani, risale al IV secolo ed è tra i più antichi di questo tipo e i più estesi in Occidente. Balza agli occhi la bellezza del mare con i pesci e le vicende di Giona. Sotto la zona absidale si trova la Cripta degli Affreschi, con un ciclo pittorico del XII secolo.

La facciata si apre sul portico di Massenzio del IX secolo da cui si accede alla cosiddetta “chiesa die pagani” e poi al Battistero, parte integrante del complesso basilicale realizzato dal vescovo Cromazio. Al centro della stanza ottagonale c’è la vasca a sei lati dove i battezzati venivano immersi. Sulla sinistra si accede alla Südhalle. La pianta originaria era quadrata, con quattro nicchie angolari al di sopra delle quali l’edificio assumeva forma ottagonale, con finestre nelle otto facce, coperto con volta all’interno e con tetto a falde all’esterno. Il battistero si collegava al nartece della basilica tramite due lunghe aule con funzioni legate alla catechesi e alla liturgia del battesimo. Nel IX secolo, in seguito alla distruzione delle aule laterali, venne costruito un collegamento diretto con il portico della basilica (la “chiesa dei pagani”) e vennero eliminate tre delle quattro nicchie angolari conferendo al battistero una pianta essenzialmente ottagonale.

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L'abside affrescata della basilica di Aquileia
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I mosaici pavimentali
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Il Battistero

2. Museo Archeologico Nazionale

Il solito museo di reperti archeologici incomprensibili ai non addetti ai lavori? Assolutamente no. Tanto più dopo il totale riallestimento iniziato nel 2016 e conclusosi nel 2018 con l’inaugurazione del piano terra e del primo piano del nuovo Museo Archeologico Nazionale dopo un importante intervento di totale ristrutturazione. I lavori continuano al secondo piano del museo che in questo momento non è aperto il pubblico e che ospiterà la collezione di ambre, gemme e monete.

Nascita ed evoluzione

La storia di questo museo è molto antica. Il nucleo storico della collezione si deve a Giandomenico Bertoli, primo collezionista e studioso di antichità aquileiesi che nel 1739 scrisse sul tema tre importanti volumi. La sua raccolta confluì in quella delle famiglie Cassis Faraone e Ritter Zàhony che realizzarono un museo privato. Risale al 1807 la nascita del primo museo pubblico, il Museo Eugeniano, allestito nel battistero della basilica. Nel 1873 il Comune di Aquileia inaugurò il Museo Patrio della Città, la cui collezione sarebbe poi confluita nell’Imperial Regio Museo dello Stato, istituito dagli Asburgo nel 1882. Nel 1898 iniziò la costruzione delle Gallerie lapidarie. Il museo passò sotto il controllo italiano nel 1915, rimase aperto anche in tempo di guerra e Aquileia divenne il simbolo del passato romano e cristiano d’Italia, cantato anche da D’Annunzio. Nel secondo dopoguerra il museo venne radicalmente ristrutturato per riaprire nel 1954.

L’attuale allestimento

L’attuale riallestimento propone una chiave di lettura nuova, sulla base della quale è possibile ripercorrere la storia di Aquileia e gli elementi che hanno caratterizzato la sua vita politica e sociale: dall’importanza della scultura monumentale alle necropoli, fino alle domus ovvero le abitazioni dei quartieri residenziali che rappresentavano un importante strumento di affermazione sociale per i membri più in vista della società e di cui ancora oggi è possibile ammirare numerosi oggetti usati nei banchetti e nell’arredo. Ci sono poi le iscrizioni, le stele funerarie, i ritratti che raccontano le persone che ebbero un ruolo importante nel far diventare Aquileia un centro economico e militare di primaria importanza. Calzature, armi e paramenti testimoniano la presenza degli eserciti in città. Bronzetti, lucerne e figurine di terracotta raccontano i luoghi di culto. Vasellame, lucerne, oggetti di lusso fatti con gemme e ambra ricordano l’importanza delle attività commerciali, mentre anfore e botti richiamano la viticoltura e l’allevamento degli animali. Rivestì un ruolo strategico la produzione e il commercio di oggetti di vetro e di ceramica, realizzati con diverse tecniche, oltre alla lavorazione dei metalli e alla realizzazione di terrecotte architettoniche che impreziosivano le superfici di edifici pubblici e privati.

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3. Foro Romano e Porto Fluviale

Il Foro romano, oggi diviso dalla strada regionale 352, rappresenta il cuore amministrativo e religioso della città: la vasta piazza lastricata in calcare cinta da un porti rialzato con botteghe. È il primo sito archeologico che si nota arrivando ad Aquileia e fin dalla prima occhiata balza agli occhi la grandezza di questa città. Insieme alle mura, il foro è il complesso più antico di Aquileia, presente già dalla metà del II secolo a.C.  Il foro è costituito da una piazza di forma allungata, lunga 141 metri e larga 55, pavimentata con lastre di calcare di Aurisina, su cui si affacciavano gli edifici destinati alla vita politica, economica e religiosa. Le colonne sopravvissute fino ai nostri giorni sono quelle appartenenti al braccio orientale del portico. Al I secolo d.C. risale la sistemazione monumentale, con l’attico, impostato sul colonnato, decorato da plinti con rilievi raffiguranti Medusa e Giove Ammone, ovvero Giove con corna d’ariete, alternati a ghirlande sostenute da amorini. il foro era chiuso sul lato sud dalla basilica civile, destinato all’amministrazione della giustizia, mentre sul lato occidentale sorgeva almeno un edificio templare.

La vita economica gravitava invece intorno al grande Porto fluviale, i cui primi resti furono portati alla luce alla fine dell’Ottocento, mentre gli scavi effettuati tra il 1926 e il 1931 misero in luce la sponda occidentale del porto. La deliziosa passeggiata archeologica che ancora oggi si può compiere in corrispondenza dell’antico alveo del fiume e che percorre il fronte delle strutture portuali della sponda destra, venne realizzata nel 1934. La cosiddetta “Via Sacra” ricalca il tracciato del fiume che bagnava Aquileia, risultato della confluenza del Natiso cum Turro, fiancheggiato da banchine attrezzate. Nel corso dello scavo delle strutture del porto sono stati rinvenuti numerosi resti di decorazione architettonica, sculture ed epigrafi, la maggior parte dei quali sono stati disposti lungo la passeggiata archeologica che segue la linea di sponda del porto.

Le strutture portuali più importanti in età romana sono quelle disposte lungo il grande fiume, oggi scomparso, che costeggiava la città dal lato orientale. Oggi un corso d’acqua di risorgiva scorre nell’antico bacino che originariamente era largo 48 metri. La sistemazione monumentale risale al I secolo d.C. e fu alterata durante gli assedi di Massimino il Trace (238 d.C.) e di Giuliano l’Apostata (361 d.C.), che resero necessaria la costruzione di nuove mura. È visibile per circa 400 metri la banchina occidentale, in blocchi di pietra d’Istria, costruita su due livelli per ovviare al regime delle maree, con anelli d’ormeggio orizzontali e punti di approdo verticali. Sul retro si dispongono i magazzini e si dipartono le vie lastricate verso le aree di mercato ed il Foro.

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Il Foro Romano
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Il Porto Fluviale
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Il Foro Romano
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Il Porto Fluviale

DOVE MANGIARE

LA COLOMBARA

Due belle sale di cui una riscaldata con il tipico caminetto friulano, un servizio professionale e amichevole al tempo stesso, la possibilità di scegliere tra il menù a prezzo fisso apprezzato dagli operai e il raffinato menù alla carta senza perdere la qualità (vi sfido a capire come facciano perché io non lo so ma sono davvero bravi) fanno da splendida cornice al menù di carne o di pesce preparato con ingredienti di stagione e del territorio.

La tradizione friulana è di rigore in questo ristorante a conduzione famigliare. I piatti di pesce uniscono tradizione e innovazione con rara maestria, senza dimenticare la presentazione delle pietanze. Ottimi gli antipasti e obbligatorio assaggiare uno dei loro famosi risotti. Vini Puntin a completamento di una splendida esperienza.

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COME ARRIVARE E COME MUOVERSI

Aquileia si trova in provincia di Udine, in Friuli Venezia Giulia. Il modo più rapido per raggiungere Aquileia è percorrendo l’Autostrada A4 in direzione Trieste, con uscita al casello di Palmanova e proseguendo per alcuni chilometri lungo la statale 352. Ad Aquileia c’è un’area sosta per i camper. In treno si può prendere un convoglio da Venezia a Trieste e scendere alla stazione Cervignano-Aquileia-Grado: da lì c’è un bus che conduce alla città di Aquileia. Infine in aereo, dall’aeroporto di Ronchi dei Legionari Aquielia dista 15 chilometri.

Un modo bello e interessante per muoversi ad Aquileia e lungo tutta la pianura friulana fino al mare è la bicicletta. Ad Aquileia, infatti, passa il tratto finale della Ciclovia Alpe Adria, un tracciato per la maggior parte asfaltato ma separato dalla strada che collega l’Austria e l’Italia attraverso 451 chilometri. Superata Aquileia, il percorso può proseguire piacevolmente verso la laguna e il mare di Grado.

La storia di Aquileia, da porto del Mediterraneo a sede del Patriarcato

La colonia latina di Aquileia venne fondata nel 181 a.C. dai magistrati Publio Cornelio Scipione Nasica, Gaio Flaminio e Lucio Manlio Acidino Fulviano. Istituita dal Senato di Roma come avamposto militare, grazie alla sua collocazione geografica, Aquileia divenne ben presto un emporio ricco e frequentato per l’intero Mediterraneo, snodo di scambi tra le rotte commerciali dell’area adriatica e le regioni alpine e balcaniche. La sua funzione strategica crebbe nel II e III secolo d.C., quando divenne porta dell’Impero verso l’Oriente e, dalla fine del III secolo, durante il regno di Diocleziano, sede del governatore della provincia Venetia et Histria: vi furono distaccati un comando militare terrestre e uno navale, con il compito di assicurare i collegamenti con le truppe impegnate nelle regioni danubiane. Tra la fine del III e il IV secolo d.C. il poeta Ausonio ricorda Aquileia tra le dieci città più importanti dell’Impero, quarta nella penisola italica. Aquileia fu anche un precoce centro di ricezione del Cristianesimo in Occidente nel IV secolo d.C.

Assediata più volte dalle popolazioni barbariche e in particolare dagli Unni di Attila nel 452 d.C., Aquileia, dopo la fine dell’Impero Romano, divenne sede patriarcale e mantenne un fondamentale ruolo sia politico sia religioso. Il patriarca era l’unica forza in grado di rappresentare una unità ideale di garantire una continuità territoriale. I patriarchi riuscirono così ad assumere posizioni di rilievo nei confronti degli imperatori, da cui ottennero favori, territori e immunità. I primi tre secoli di Patriarcato rappresentarono per Aquileia una rinascita economica ed urbanistica. Aquileia divenne anche meta di pellegrinaggio, per le importanti reliquie conservate nelle sue chiese e tappa lungo i cammini verso Roma, Gerusalemme e Santiago de Compostela.

La crisi iniziò nel XIV secolo a causa dei terremoti, della malaria e delle guerre che portarono Aquileia e il Patriarcato al declino, fino a quando nel 1420 l’occupazione veneziana del Friuli decretò la fine del potere temporale dei patriarchi. Un altro secolo di conflitti portò alla divisione del Friuli tra la Repubblica di Venezia e l’Impero asburgico. Il territorio di Aquileia rimase tra i domini imperiali fino alla I guerra mondiale. La fine del Patriarcato di Aquileia come entità religiosa fu decretata invece nel 1751, con la creazione delle Diocesi di Udine e di Gorizia.

Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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