Scoprire Lanzarote con gli occhi di César Manrique: 10 luoghi da cui lasciarsi stupire

Probabilmente in pochi arrivano a Lanzarote sapendo chi è César Manrique, ma di sicuro tutti prima di andarsene avranno conosciuto le sue creazioni e molto probabilmente ne saranno rimasti affascinati.

L’isola di Lanzarote è legata in modo imprescindibile a César Manrique, di cui nel 2019 si è festeggiato il centenario della nascita. Fu pittore, scultore, ceramista, ma soprattutto un artista sociale. Le sue opere hanno cercato di esaltare il valore estetico della natura, recuperando spazi degradati dall’uomo, attraverso il suo più grande contributo all’arte contemporanea: il binomio Arte-Natura.

Nacque a Lanzarote e visse qui molti anni in due case visitabili: la prima oggi è la sede della Fondazione a lui dedicata, la seconda è una Casa-Museo che si trova ad Haria.

Una delle cose assolutamente da fare a Lanzarote è proprio quella di visitare le opere e le creazioni di questo originale architetto, innamorato della sua isola e di un certo moto di intendere il rapporto tra uomo e natura. Per alcune di esse esiste un biglietto cumulativo.

Una parte importante della scultura di César Manrique è costituita da sculture mobili, battezzate dall’artista Giocattoli del Vento, realizzati dal 1990 in poi. Sono pesanti strutture in ferro composte da sfere, cerchi, piramidi che con il soffiare del vento prendono vita e diventano eteree e senza peso. César associò la loro immagine ai mulini a vento, comuni in passato a Lanzarote. La morte improvvisa dell’artista nel 1992 in un incidente stradale rallentò il progetto, poi realizzato sulla base degli schizzi. Oggi molte sculture si trovano in punti strategico dell’isola, in corrispondenza di rotonde e svincoli.

Ecco tutti i siti creati da Manrique che ho visitato sull’isola più un paio non realizzati direttamente da lui ma dai suoi collaboratori, che riflettono comunque lo stesso modo di intendere l’architettura. In questo elenco ci sono anche la sua Fondazione e la Casa-Museo, imperdibili ed estremamente interessanti per comprendere più a fondo la poetica dell’artista.

Al termine del post una mappa per individuare l’ubicazione dei singoli siti sull’isola di Lanzarote.

cesar manrique foto d'epoca
Alcune delle tante immagini d'epoca esposte sulle pareti della Fondazione Manrique
immagini d'epoca manrique lanzarote
Altre immagini d'epoca visibili alla Fondazione Manrique

1. Casa-Museo César Manrique: il rifugio di Haria

La casa di Haria, oggi museo, è la dimora in cui l’artista trascorse gli ultimi anni della sua vita. Qui infatti visse tra il 1988 e il 1992, l’anno del tragico incidente automobilistico che gli costò la vita. Manrique si trasferì nel delizioso e isolato villaggio di Haria, nel nord dell’isola, per entrare ancora più in contatto con la natura che tanto amava.

I lavori per la costruzione di questa casa iniziarono nel 1986, ristrutturando una vecchia cascina ormai in rovina, all’interno di una tenuta agricola con un giardino di palme. Oltre alla casa, che mantiene lo stile architettonico tradizionale, l’artista costruì una dépandance per i servizi domestici e un atelier dove dipingere i suoi quadri.

La casa è formata da una decina di ambienti (purtroppo all’interno è vietato scattare fotografie). L’accesso alla dimora avvien dal Patio dei Limoni, per poi passare al Patio della Galleria, allo Spogliatoio per gli Ospiti e al Vestibolo. Gli ambienti principali sono la camera da letto con bagno, la sala e la sala da pranzo. In particolare, la sala è centrale alla casa e intorno ad essa si articolano le altre stanze. L’arredamento interno comprende un grande caminetto in basalto, una ricca serie di ceramiche locali, numerose piante, lampade, dipinti e una meravigliosa combinazione di mobili antichi e moderni, ricordi personali e un pianoforte a coda.

Da qui si esce infine all’esterno dominato dalla bellissima piscina inserita in quel contesto vegetale che Manrique tanto amava e che ritroveremo in tutte le sue creazioni.

casa museo manrique lanzarote
Scorcio dell'esterno della Casa Museo
casa museo manrique lanzarote
Scorcio dell'esterno della Casa-Museo
casa museo manrique lanzarote
Scorcio dell'esterno della Casa-Museo

2. Fondazione César Manrique: per conoscere l’artista

Il Taro de Tahiche, realizzato nel 1968, è oggi la sede della Fondazione dedicata all’artista. César scoprì alcune bolle vulcaniche sulla lava delle eruzioni avvenute tra il 1730 e il 1736 a Lanzarote. All’interno di uno di essi trovò un taro, una costruzione che serviva da rifugio ai pastori. Decise così di usare quel capriccio della natura per costruire una casa con stanze divise in cinque bolle naturali e adattando un jameo come area ricreativa e piscina.

La sua casa fu un luogo cosmopolita, rifugio di personalità culturali e politiche attratte dalla personalità originale e anticonformista di Manrique. Oggi è il luogo ideale per cominciare la visita alle opere di questo geniale e stravagante artista e comprendere la sua filosofia di vita che è alla base anche del suo lavoro.

La Fondazione rappresenta la perfetta sintesi del pensiero di questo poliedrico artista che voleva promuovere una forma di turismo sostenibile per la sua amata isola, attraverso i Centri di Arte, Cultura e Turismo, dove l’arte e l’architettura si fondono con la natura, valorizzandosi reciprocamente in un continuo dialogo e mix di tradizione e innovazione degli spazi architettonici. In questo modo, secondo Manrique, è possibile promuovere l’identità paesaggistica e culturale del territorio.

Al piano superiore, la cui architettura si ispira al modello tradizionale con grandi vetrate da cui si può ammirare il singolare paesaggio, vi sono esposte alcune opere d’arte (fra cui anche un disegno di Picasso), oltre a moltissime fotografie d’epoca dell’artista e a ritagli di giornale che documentano il suo lavoro.

I sotterranei sfruttano invece le cinque bolle vulcaniche naturali, rese comunicanti da una serie di stretti corridoi e arredate secondo il gusto di Manrique con divanetti e cuscini di pelle che invitano al relax. Lo spazio più ampio è dominato da una piscina con varia vegetazione. Si tratta di forme ritroveremo anche nelle altre creazioni di Manrique.

Fondazione César Manrique
L'esterno della Fondazione César Manrique
fondazione manrique lanzarote
Scorcio dell'area con la piscina
fondazione manrique lanzarote
Uno dei tanti articoli che documentano il lavoro di Manrique a Lanzarote

3. Giardino di cactus: bellezza di spine

Integrare architettura e paesaggio attraverso la creazione artistica si può. E lo dimostra questa ennesima invenzione (l’ultima in ordine di tempo ad essere inaugurata, nel 1990) di César Manrique. L’artista acquista un terreno nei pressi dell’antica miniera d sabbia vulcanica di Guatiza, trasformata in una discarica. Qui c’era anche un antico mulino che viene restaurato e inserito in un giardino con le piante tipiche dell’isola, i cactus. Sono 1500 le varietà ospitate.

Il giardino si presenta come una struttura circolare, a gradoni, dove sono esposte le varietà di cactus. Il tutto è circondato da un alto muro, cosicché il visitatore può contare sull’effetto sorpresa appena varca la soglia della struttura.

La riabilitazione di questo paesaggio degradato ha dato vita ad un insieme estetico dove l’artista coglie l’idea del giardino come spazio simbolico e reale in cui il cromatismo delle pietre laviche si mescola con l’esotismo di centinaia di cactus delle Isole Canarie e altre parti del mondo.

giardino di cactus
Jardín de Cactus
Jardín de Cactus
Jardín de Cactus
Jardín de Cactus
Jardín de Cactus

4. Mirador del Rio: una vista mozzafiato

Un altro modo per ammirare gli originali paesaggi dell’isola è quello di visitare il Mirador del Rio, un’altra creazione di Manrique in cui il rispetto e l’integrazione della natura e l’uso di soluzioni costruttive e tecniche innovative rendono l’edificio un esempio di architettura moderna.

Situato nei pressi di un’antica batteria militare del XIX secolo, a un’altitudine di 400 metri, il Mirador del Rio è un belvedere da cui si può ammirare l’isola La Graciosa. Manrique fece ricostruire l’antica postazione d’artiglieria, scavando nel monte, costruendo un ristorante in un avvallamento e coprendo il tutto con due cupole sopra le quali fece poi crescere l’erba.

Grazie a questo stratagemma la costruzione rimane nascosta nel faraglione, come se facesse parte della natura stessa. Il ristorante, oltre ad ospitare alcune opere dello stesso Manrique, è dotato di una splendida vetrata da cui si può ammirare il panorama che va dal cielo al mare. Un’esperienza mozzafiato: l’insieme della costruzione, unito al panorama, immerge i visitatori in un’atmosfera di pura bellezza.

Mirador del Rio
Lo straordinario panorama sull'isola La Graciosa dal Mirador del Rio
Mirador del Rio
Mirador del Rio: vetrata panoramica
Mirador del Rio
Mirador del Rio: dettaglio dell'isola La Graciosa

5. Jameos del Agua: gioco di riflessi

È la prima grande performance di César nel paesaggio di Lanzarote, venne aperta nel 1968 e fu creata nel mezzo di uno spettacolare spazio geologico, ad Haría, dopo che l’artista ebbe recuperato un tubo vulcanico lungo sei chilometri, formato dall’eruzione vulcanica che ha investito l’isola in passato. Attraverso questo tunnel scorreva la lava del vulcano Corona: un luogo perfetto per immaginare un luogo di simbiosi tra uomo e natura.

Una delle cose più belle di questa luogo – a metà tra una grotta, un giardino e una struttura architettonica che ospita bar e auditorium – è la sua illuminazione. Il modo in cui la luce attraversa gli spazi, a cominciare dalle aperture nel terreno (gli “jameos”), e li illumina conferisce a tutto l’insieme un’atmosfera spettacolare. Man mano che il visitatore prosegue nel percorso si trova davanti a situazioni e scenari molto diversi tra loro, fino ad arrivare al jameo principale dove l’effetto è a dir poco spettacolare.

Jameos del Agua
L'area all'entrata del Jameos del Agua
Jameos del Agua
Lo straordinario gioco di riflessi del Jameos del Agua
Jameos del Agua
L'area all'uscita del Jameos del Agua

6. Monumento al Campesino: dedicato al lavoro contadino

Sulla strada fra Mozaga e San Bartolomé si incontra uno spazio dove sorge il Monumento al Campesino. Ideato da César Manrique e realizzato da Jesùs Coto nel 1968, si tratta di una scultura astratta bianca, dedicata al lavoro contadino, da cui l’artista era rimasto affascinato.

Nasce con la realizzazione della grande scultura astratta in pietra “Fecondità”, a cui fa seguito un insieme di edifici architettonici, a scopo museale, ispirati al modello della popolare dimora isolana con il caratteristico bianco alle pareti e il verde nel legno di porte e finestre.

Alle spalle della scultura, infatti, si trova il Museo del Campesino, realizzato in un vecchio cascinale restaurato e che conserva utensili e attrezzi della tradizione contadina, oltre ai costumi dell’epoca. C’è anche un ristorante che propone piatti tradizionali.

Monumento al Campesino
Monumento al Campesino
museo del campesino
Uno degli spazi del Museo del Campesino
Uno degli spazi del Museo del Campesino
Uno degli spazi del Museo del Campesino

7. Castillo de San José: una fortezza per l’arte contemporanea

Su iniziativa di Manrique, che diresse personalmente i lavori di ristrutturazione, il Castillo de San José nel 1975 divenne la sede del Museo Internazionale di Arte Contemporanea. La struttura interna dell’antica fortezza medievale venne modificata appena, gli interventi più significativi infatti riguardarono le strutture annesse, oggi occupate da un ristorante.

La fortezza venne costruita nel XVIII secolo, durante la monarchia borbonica, sotto il regno di Carlo III.

La collezione del Museo è il riflesso di una generazione che concentra la propria produzione artistica tra gli anni ‘50 e ‘70 del Novecento, con qualche opera che supera questo margine cronologico e si concentra sull’astrazione geometrica, formale e figurativa.

Castillo de San José
il Castillo de San José
Museo Internazionale di Arte Contemporanea
Una delle sale del Museo Internazionale di Arte Contemporanea

8. Le creazioni a Timanfaya per ammirare la grandiosità della natura senza rovinarla

All’interno del Parco nazionale di Timanfaya è possibile trovare l’impronta artistica di Manrique. Il ristorante “El Diablo”, realizzato nel 1970, ha una pianta circolare, con grandi vetrate che illuminano l’interno e permettono di godere dello splendido panorama vulcanico all’esterno. Tutto il complesso architettonico è coperto da pietra secca, lavorata, privilegiando le tonalità scure del materiale vulcanico.

Non solo. Anche la figura del diavolo di ferro ossidato, situato in punti strategici del parco per accogliere i visitatori e archetipo simbolico di Timanfaya, è stato creato da Manrique.

Infine, il percorso creato all’interno del Parco, la cosiddetta Routa de los Volcanes, ovvero il percorso di 14 chilometri abilitato alla visita, per difendere e mantenere il delicato ecosistema del luogo, è stato realizzato da Manrique e dal suo collaboratore Jesus Soto nel 1968. Serviva un intervento minimo che permettesse però di sintetizzare bellezza e grandezza e permettesse all’uomo di ammirare la grandiosità della natura senza rovinarla.

Il diavolo in ferro battuto simbolo del Parco di Timanfaya
Il diavolo in ferro battuto simbolo del Parco di Timanfaya
La Routa de los Volcanes
La Routa de los Volcanes
Le vetrate panoramiche del ristorante El Diablo
Le vetrate panoramiche del ristorante El Diablo

9. Cueva de los Verdes: un’antica colata lavica verso l’oceano

In alcuni tratti, per riuscire a procedere, bisogna piegare la schiena fino a 90°. Ma per il resto il percorso è davvero adatto a tutti, tanto più che si può realizzare soltanto in gruppi accompagnati da una guida. Questa grotta è, in sostanza, una cavità lunga un chilometro e rappresenta la parte più spettacolare di un tubo lavico lungo circa otto chilometri.

Sorge nel luogo in cui un’antica colata lavica si gettò nell’oceano. Tutto questo accadeva circa 5 mila anni fa, ma dal paesaggio che sorge intorno alla grotta si riesce molto bene a capire come soltanto recentemente la seppur scarna vegetazione abbia ricominciato a prendere possesso del terreno, ricoperto soltanto dalla lava per secoli.

Il gioco di luci e l’illuminazione suggestiva con cui è stato valorizzato il percorso all’interno della grotta contribuisce a rendere questa esperienza davvero interessante. Le installazioni sono state realizzate negli anni ’60 da Jesus Soto, uno stretto collaboratore di Cèsar Manrique. In alcuni periodi dell’anno, nella sala più ampia di questo incredibile spazio sotterraneo si realizzano anche concerti di musica classica. Prestate attenzione alle parole della guida, perché la grotta custodisce un segreto, che vi sarà svelato e apparirà davanti ai vostri occhi al termine della visita.

Cueva de los Verdes
Cueva de los Verdes

10. Museo LagOmar: la casa di Omar Sharif

Quella che fu la casa dell’attore egiziano Omar Sharif, famoso per le sue interpretazioni del Dottor Zivago e di Lawrence d’Arabia, oggi diventata Museo LagOmar, si trova in una splendida posizione panoramica nel piccolo villaggio di Nazaret, nei pressi di Teguise.

È una spettacolare villa realizzata all’interno di una cava secondo i canoni dell’estetica di César Manrique e la sua idea di connubio tra uomo e natura. Negli anni ’90 la casa fu ampliata fino a diventare un complesso di circa settemila metri quadrati, che oggi comprende anche un ristorante. Tutti gli ambienti sono stati realizzati utilizzando materiali locali e anche le piante per le oasi verde sono quelle tipiche dell’isola.

Si dice che Omar Sharif, nel 1973, durante le riprese del film “L’isola misteriosa e il capitano Nemo” di Juan Antonio Bardem, rimase affascinato da questa casa, incastonata tra i resti di lava vulcanica e decise di comprarla, per perderla però dopo pochissime ore in una partita a bridge con il precedente proprietario, l’inglese Sam Benady, che si era pentito di averla ceduta. Leggenda o verità? Fatto sta che la casa è da sempre conosciuta come dimora di Omar Sharif e ancora oggi le pareti sono tappezzate di locandine dei suoi film e di immagini d’epoca che documentano la costruzione della meravigliosa villa. All’interno, però, c’è anche una sala del bridge, per lasciare intatto il mistero. Di certo, la casa è meravigliosa e merita certamente una visita.

casa di omar sharif
Uno scorcio dell'ingresso della Casa di Omar Sharif
casa di omar sharif
Vista dall'alto sulla piscina della Casa di Omar Sharif
casa di omar sharif
Scorcio della Casa di Omar Sharif

I 10 luoghi di Manrique

COME VISITARE I 10 LUOGHI DI MANRIQUE

Escluso il Museo del Campesino, la cui entrata è gratuita, tutti gli altri siti sono visitabili a pagamento.

Se volete vederne più di uno – come io vi consiglio o addirittura tutti, come ho fatto io – esiste la possibilità di alcuni biglietti cumulativi per visitare più centri e che permettono di risparmiare un po’.

La Fondazione Manrique e la Casa-Museo Manrique hanno un biglietto cumulativo a parte. Gli orari e i prezzi aggiornati sia dei singoli biglietti sia del biglietto cumulativo sono disponibili sul sito web della Fondazione.

Il Museo di LaGomar (Casa di Omar Sharif) si visita con un biglietto a parte, che non rientra in alcun pacchetto e che costa 6 euro.

Tutti gli altri 6 siti possono essere visitati con un biglietto singolo o cumulativo di 3, 4 o 6 centri con diverse combinazioni tra di loro. Anche in questo caso sul sito web del turismo di Lanzarote ci sono prezzi aggiornati con tutti i pacchetti a disposizione.

Avevate già sentito parlare di questo artista e del suo rapporto particolare con Lanzarote? Avete visto alcuni di questi siti? Che ne pensate del suo modo di intendere l’arte e la’rchitettura?

Io l’ho scoperto durante il mio viaggio a Lanzarote dieci anni fa e ne sono rimasta affascinata. Per questo di recente sono tornata a vedere le opere che mi mancavano e rivedere quelle che più mi avevano colpito.

Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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