Cosa vedere a Nova Gorica, scoprire la città di confine Capitale Europea della Cultura 2025

Nova Gorica, città slovena al confine con l’Italia, è salita alla ribalta perché è stata nominata Capitale Europea della Cultura 2025, insieme alla gemella italiana Gorizia.

La notizia è rilevante perché si tratta del primo progetto transfrontaliero ad essere premiato. Se qualcuno ha già sentito parlare di Nova Gorica prima di oggi, molto probabilmente è soltanto per averla attraversata, quasi senza accorgersene, per proseguire verso altre località più note per la Slovenia oppure per aver frequentato uno dei suoi casinò ed enormi centri commerciali.

Ma cosa ha da offrire Nova Gorica dal punto di vista culturare? E perché la sua storia dovrebbe interessare tutti?

La nomina a capitale europea della cultura è una bella occasione per conoscere questo lembo di territorio posto sul confine orientale italiano e per tanti anni diviso da un muro, abbattuto nel 2004. L’ultimo muro d’Europa.

Vi stupiranno le tante cose da vedere da queste parti. Ma andiamo con ordine.

DOVE SI TROVA NOVA GORICA

Nova Gorica si trova nella zona ovest della Slovenia, a ridosso del confine italo-sloveno con la città di Gorizia, in Friuli Venezia Giulia.

A nord, la città è delimitata dal Monte Sabotino, dal Monte Santo (Sveta Gora) e dal Monte Skabrijel, a sud e sud-est dal colle e dal bbosco di Panovec e dal punto dominante Kostanjevica, a ovest dal fiume Isonzo (Soca).

COME ARRIVARE A NOVA GORICA

A Nova Gorica si può arrivare in auto dall’Italia, puntando verso Venezia e poi verso Trieste e uscendo dall’autostrada in direzione Gorizia. Oppure atterrando all’aeroporto di Ronchi dei Legionari, in provincia di Gorizia. O ancora in treno, sulla linea che da Venezia conduce a Trieste, passando per Udine, fermandosi a Gorizia.

Dalla stazione dei treni di Gorizia ci sono due bus che conducono nei pressi di piazza Transalpina, il n.1 che ferma dal lato di Gorizia, e la linea INT che ferma sul lato sloveno, accanto alla stazione ferroviaria.

La mappa transfrontaliera
La mappa transfrontaliera

La Capitale Europea della Cultura 2025

Nel 2025 Nova Gorica sarà, insieme a Gorizia, la Capitale Europea della Cultura. Questa è la prima volta che questo prestigioso riconoscimento viene assegnato a una conurbazione transfrontaliera.

Nova Gorica è una città di confine e la sua storia si integra con quella di Gorizia in Italia. Le due città hanno una grande diversità di lingue, culture e tradizioni, che le rendono un luogo unico in Europa.

La Capitale europea della cultura è un progetto della Commissione europea avviata nel 1985 che mira a promuovere la diversità culturale e la cooperazione tra le città europee. Ogni anno, due città vengono designate Capitali europee della cultura e organizzano una serie di eventi e attività culturali durante tutto l’anno per mostrare il loro patrimonio culturale e promuovere il dialogo interculturale. Nel 2025 il titolo riguarda la Slovenia con il progetto congiunto di capitale transfrontaliera e la Germania con la città di Chemnitz.

Il tema del progetto è GO! Borderless e il programma in aggiornamento è sul sito di GO!2025 Nova Gorica Gorizia

I cartelli del progetto di fronte alla biblioteca di Nova Gorica
I cartelli del progetto di fronte alla biblioteca di Nova Gorica

LA STORIA DI NOVA GORICA

È sufficiente conoscere la storia per capire che a Nova Gorica ci troviamo di fronte a una città che rappresenta un unicum in Europa.

Nova Gorica viene progettata a tavolino da zero nel 1947 per volere del Maresciallo Tito, leader della Jugoslavia, per dare un centro culturale ed economico a questa vallata, che l’ultimo conflitto mondiale aveva diviso tra Italia e Slovenia. La città slovena dirimpettaia di Gorizia è quindi molto diversa dalla gemella italiana, nonostante nasca da essa.

Il Trattato di Parigi del 10 febbraio 1947, che delinea il confine orientale, divide in due la regione del Goriziano, assegnando la città di Gorizia all’Italia, mentre tre quinti della provincia goriziana e un quinto della sua popolazione, che si trovava ad est della città, passa alla Jugoslavia che rimane così senza capoluogo.

La linea bianca, tracciata a Parigi dalle forze alleate, diventa il nuovo confine tra il 15 e il 16 settembre, quando una linea viene effettivamente tracciata con il gesso bianco, i paletti di legno e il filo spinato.

Ai cittadini che si abitavano in quella zona, sia in Italia che in Slovenia, viene chiesto di “optare”, ovvero di decidere da quale parte stare, in quale stato vivere.

Anche per ragoni simboliche, invece di ampliare uno dei villaggi, si decise la costruzione ex novo di una città che, sulla carta, avrebbe dovuto essere una sorta di “vetrina socialista” sull’Occidente, tale da ospitare in cinque anno circa diecimila persone. Queste ambizioni dovettere essere ridimensionate in seguito all’esplusione nel 1948 della Jugoslavia dal blocco sovietico.

La prima pietra di Nova Gorica venne posata il 13 giugno 1948, su progetto dell’urbanista Edvard Ravnikar, allievo di Le Corbusier e di Plecnik, che progettò in seguito anche la Piazza della Repubblica di Lubiana. Il nucleo centrale di Nova Gorica si trova sove in passato sorgeva il vecchio cimitero, aperto nel 1880 e chiuso nel 1916, durante i combattimenti sul fronte dell’Isonzo. Oggi del vecchio cimitero rimangono solo tre lapidi che nessuno hai mai spostato.

All’inizio degli Anni Cinquanta Nova Gorica vide l’arrivo dei suoi primi abitanti. La maggior parte delle persone proveniva dai villaggi limitrofi e non erano abituati alla vita in città. Poco alla volta le autorità invitarono a trasferirsi nella nuova città anche figure professionali come medici, insegnanti e ingegneri.

La città continuò ad espandersi  e a metà degli anni Sessanta si rese necessario un nuovo nucleo commerciale, mentre nel 1976 fu inaugurato un ampio complesso alberghiero e ricreativo, il centro Argonauti con una superficie di ventimila metri quadrati: la struttura, dopo alterne vicende, dal 1993 ospita il casinò Perla della società Hit.

All’inzio degli anni Settanta la città diede il via al piano di espansione più ambizioso della sua storia: la costruzione del quartiere residenziale, dove oggi vive la maggior parte degli abitanti di Nova Gorica, a partire da via Cankarjeva per poi proseguire lungo via Gradnikove brigade. Questi 15 edifici, che oggi delineano lo skyline di Nova Gorica, furono da subito soprannominati la “Muraglia Cinese”.

Nova Gorica è quindi una città moderna, che ospita numerosi parchi verdi, piste ciclabili, casinò ed edifici moderni, accanto a enormi edifici in stile socialista e blocchi abitativi adatti ad ospitare il numero sempre maggiore di abitanti che confluirono nella nuova città dalle aree rurali.

Nova Gorica è una città alternativa, di cui va conosciuta la storia per essere apprezzata e che ha acquisito molta fortuna negli anni Novanta nel Novecento con la nascita dei primi casinò, divenuti oggi veri e propri centri polifunzionali per grandi eventi. Tra tutti, il Perla è quello più rinomato, oltre ad essere il più grande casinò d’Europa e ospita hotel, ristoranti, spa, negozi, oltre a numerosi eventi e concerti.

Chi ha è curioso di scoprire Nova Gorica e la sua storia ha comunque molte cose da vedere e da fare in questo angolo di territorio ancora semisconosciuto.

In questo post vi racconto cosa vedere a Nova Gorica e nei suoi immediati dintorni.

Vista di Nova Gorica da Castagnevizza
Vista di Nova Gorica da Castagnevizza
Un'immagine dei palazzi anni Settanta di Nova Gorica
Un'immagine dei palazzi anni Settanta di Nova Gorica

COSA VEDERE A NOVA GORICA

1. UNA PIAZZA PER DUE STATI

Piazza Transalpina – Trg Europe

La visita di Nova Gorica (ma, secondo me, anche di Gorizia,) deve assolutamente partire da Piazza Transalpina – Trg Europe, che ormai è il simbolo delle due Gorizie e ben rappresenta il significato della nomina delle città a capitali europee della cultura.

Una piazza per due stati: da una parte Italia, dall’altra, dove si trova la stazione ferroviaria, Slovenia. Un unicum in Europa che offre anche la possibilità ai turisti di scattare l’ormai tipica foto con un piede in Italia e un altro in Slovenia. Il luogo perfetto è il mosaico in metallo e pietra che si trova al centro della piazza: ideato dal triestino Franco Vecchiet e realizzato dalla Scuola dei Mosaicisti Friulani si trova dove, fino al 2004, sorgeva un muro ad altezza d’uomo e una rete metallica verde che divideva in due la piazza, le due città e il mondo intero.

La realizzazione della piazza risale al 1906, in concomitanza alla costruzione della stazione ferroviaria Transalpina, voluta dall’Impero Austro-Ungarico. Quando nel 1947 venne stabilito il nuovo confine, venne anche deciso che la stazione sarebbe rimasta alla Jugoslavia, creando l’insolita situazione per la quale la piazza antistante la stazione rimase divisa tra due Paesi.

Da una parte Gorizia, l’Italia, l’Europa dell’Ovest, dall’altra Nova Gorica, la Jugoslavia prima, la Slovenia poi e, in generale, l’Europa dell’Est. Una divisione che si è protratta per 60 anni, ben oltre gli anni della cortina di ferro sul confine orientale e che, per essere superata, ha dovuto attendere l’entrata della Slovenia nell’Unione Europea il 1° maggio 2004 e poi in Schengen nel 2007.

Sulla piazza si trovano altri monumenti simbolici storici, come il cippo confinario di marmo bianco numero 57/15: un tempo divideva la piazza, ora è stato spostato ai margini.

Se la Transalpina a inizio secolo è segno della connessione di Gorizia con il centro dell’Impero, dal 1947, con la rete divisoria che attraversa la piazza, diventa il simbolo di un territorio diviso e lacerato, soltanto nel 2004, dopo l’ingresso della Slovenia nell’Ue, quando la rete verrà abbattuta, la piazza tornerà ad essere il simbolo di una nuova prospettiva comune. È evidente che la viista a Nova Gorica non può che iniziare da qui.

La piazza con la stazione Transalpina vista dal lato italiano
La piazza con la stazione Transalpina vista dal lato italiano
Il cippo su piazza Transalpina
Il cippo su piazza Transalpina

Stazione della Transalpina

Piazza della Transalpina deriva il suo nome alla linea ferroviaria di cui fa parte la stazione, ancora funzionante, di Nova Gorica: vale la pena sbirciare i suoi eleganti interni che risalgono al secolo scorso. Nell’atrio della stazione si trovano anche numerosi pannelli informativi che raccontano le vicende di questa storica stazione e linea ferroviaria. La stazione, così, è diventata l’edificio pubblico più antico di Nova Gorica.

Realizzata dall’Impero Austro-Ungarico, nell’ambito dell’imponente programma di costruzioni di ferrovie alpine, per collegare, con i suoi 144 chilometri, Jesenice a Trieste, senza passare per Udine che dal 1866 era entrato a far parte del Regno d’Italia, la linea Transalpina venne inaugurata dall’arciduca Francesco Ferdinando il 19 luglio 1906.

A questa stazione, costruita su progetto dell’architetto viennese Robert Seelig, si deve anche la costruzione dello stupefacente ponte di Salcano, di cui vi parlerò più avanti. Queste linee ferroviarie avrebbero ridotto le distanze tra la regione adriatica e le più importanti località e distretti produttivi del Centro Europa, come Vienna e Praga.

La stazione nel corso del Novecento ha cambiato più volte nome: dall’originaria Stazione della Transalpina divenne Gorizia Nord nel 1919, Gorizia Montesanto nel 1923 e Nova Gorica nel 1947.

L’attuale configurazione è quella di una linea secondaria, a binario unico non elettrificata delle Ferrovie Slovene di 129 chilometri che unisce, attraversando il Carso, la conca di Gorizia, la valle dell’Isonzo e le Alpi Giulie, Sezana con Jesenice, da dove la Ferrovia delle Caravanche consente ancora oggi di raggiungere l’Austria: “un binario per tre popoli”.

La biglietteria della stazione Transalpina
La biglietteria della stazione Transalpina
Vista di un palazzo di Nova Gorica dalla stazione Transalpina
Vista di un palazzo di Nova Gorica dalla stazione Transalpina
L'ingresso ai binari
L'ingresso ai binari

Collezione museale Kolodvor – Museo sul Confine 1945-2004

Un’unica stanza della stazione della Transalpina ospita questo piccolo ma imprescindibile museo, utilissimo per capire la storia del confine degli ultimi decenni. “Kolodvor: I confini nel Goriziano 1945 – 2004” espone fotografie, uniformi, bandiere, mappe e documenti del periodo in cui “il muro di Gorizia” divise famiglie e amici degli abitanti del Goriziano.

Tra i tantissimi reperti che affollano l’unica sala di questo interessante museo spiccano la vetrina con i passaporti che gli abitanti dovevano esibire per passare da una parte all’altra, la foto della Stella Rossa socialista che un tempo era posta sul tetto della Stazione Transalpina, le foto delle sentinelle americane in via San Gabriele ma anche quelle degli ultimi anni del confine con i sindaci di Nova Gorica e Gorizia che si stringono la mano prima dell’inizio delle operazioni di rimozione del confine nel 2004.

Il progetto Museo sul confine include quattro località e quattro musei minori, situati lungo il confine di Stato: oltre al museo all’interno della stazione ferroviaria, ci sono Collezione museale Pristava (Prestava) negli ex uffici del valico di seconda categoria di Pristava di cui parlerò più avanti nel post, la Torre di guardia a Vrtojba (Vertoiba) e la Collezione museale a Miren (Merna).

Il Museo sul confine fa poi a sua volta parte del Goriški muzej (Museo del Goriziano), il museo diffuso su ben 11 sedi, alcune situate nei paesi limitrofi di Nova Gorica, ovvero sul territorio di quella che era l’ex provincia goriziana. Questo museo regionale venne istituito nel 1952, qualche anno dopo la nascita di Nova Gorica, quando la neonata città si trovò priva di un centro amministrativo. All’iniziò si insediò nella scuola elementare di Solkan, ma già nel 1954 la sede principale fu trasferita nel castello di Kromberk, di cui vi parlerò più avanti nel post. All’intero Goriški muzej, invece, dedicherò presto un post a parte con la descrizione di tutte le sedi museali e come visitarle.

Cimeli dell'antico confine
Cimeli dell'antico confine
Il filo spinato che divideva piazza della Transalpina
Il filo spinato che divideva piazza della Transalpina

2. IL CENTRO NON-STORICO

L’area pedonale di Bevkov Trg, Rusjanov Trg , Delpinova Ulica e Erjavčeva Ulica

Ogni città che si rispetti ormai ha una propria area pedonale e di solito corrisponde con il centro storico. L’area pedonale non manca nemmeno a Nova Gorica, ma il centro non è storico, nel termine tradizionalmente inteso, visto che la città nasce da zero nel 1948.

La prima vera passeggiata della città sorse, negli anni Cinquanta, lungo Delpinova Ulica. Qui dal 1951 al 1959 venne realizzato un grande complesso con bar e ristornate. Dall’altro lato della strada vennero invece costruiti tre edifici per ospitare un panificio, un supermercato, una macelleria, il parrucchiere e la prima caffetteria della città, oltre al mercato cittadino (oggi aperto dalle 7 alle 14 da lunedì al sabato). Ancora oggi lungo questa strada sorgono diverse attività, mentre il grande albergo fu trasformato nel 1984 nel casinò Park, uno dei primi a sorgere a Nova Gorica, in stile americano, avviando la trasformazione della città in una popolare destinazione per il gioco d’azzardo che proseguì con la fondazione della società Hit che già nel 1988 superò Portorose, principale centro per il gioco d’azzardo in Jugoslava.

Pochi passi separano Delpinova Ulica da Rusjanov Trg, la piazza dedicata Edvard Rusjan, il primo aviatore sloveno e jugoslavo. Nel 1909 sorvolò con un aereo da lui costruito per la prima volta per 60 metri le campagne del territorio goriziano, ma che tre anni dopo perse prematuramente la vita durante un volo dimostrativo nel cielo di Belgrado. Sulla piazza si trova Icarus, il monumento dedicato a Rusjan e realizzato dallo scultore Janez Lenassi nel 1960.

La costante espansione della città rese necessaria negli anni Sessanta la costruzione di un nuovo snodo commerciale. Nel 1966 Marjan Vrtovec progetto una nuova area pedonale, la prima in Jugoslavia, ispirata alla prima zona pedonale In Europa che si trova a Rotterdam. Oggi Bevkov Trg è diventata la piazza centrale della città. È dedicata allo scrittore France Bevk. Su questo spazio aperto si affacciano Il Kulturni Dom (la Casa della Cultura), oltre a vari negozi e bar. Uno su tutti, l’ormai noto Fabrika, punto d’incontro dei giovani e non solo della città.

L’arteria principale della città è Erjavčeva Ulica. Sul lato destra di questa strada si trovano i busti dei personaggi più importanti della Slovenia. Tra gli altri, ci sono quelli di Lojze Bratuž, compositore e direttore del coro ucciso dai fascisti nel 1937, Ljubka Šorla, poetessa mogli di Bratuž, Stanislav Škrabec, noto slavista che visse a Castagnevizza per 42 anni e a cui è dedicata la preziosa biblioteca del monastero, Engelbert Besednjak, politico e giornalista fondatore del Novi list (Nuovo foglio).

Scorcio di Bevkov Trg
Scorcio di Bevkov Trg
Deattaglio della facciata del Kulturni Dom
Deattaglio della facciata del Kulturni Dom
Icarus
Icarus

I palazzi istituzionali su Trg Edvarda Kardelja

Ufficialmente denominata Trg Edvarda Kardelja, questa piazza è conosciuta come Travnik. Si tratta di un enorme prato attorno al quale si affacciano i tre edifici principali di Nova Gorica: il municipio, la biblioteca dedicata (anch’essa) a France Bevk e il Teatro Nazionale.

La piazza è intitolata a Kardelj, uno dei più fidati consiglieri politici di Tito. Qui si trova l’opera di Marko Pogacnik realizzata per il Millenario di Gorizia: una pietra divisa in due, come una sorta di libro aperto. Da una parte c’è la scritta in latino che nomina per la prima volta la città di Gorizia, ripresa dal documento di donazione di Ottone III del 1001, dall’altra il cosmogramma della città ripreso dall’immagine di una rosa. L’opera ha la particolarità di essere posta su un canale energetico, per precisa volontà dell’artista, studioso dei campi energetici terrestri.

Sul lato sinistro della piazza c’è il grande edificio che ospita il Municipio, costruito nel 1950 su progetto di Vinko Glanz. Sulla facciata ci sono quattro statue che raffigurano la ribellione, la lotta, la vittoria e la pace.

A fianco del Municipio c’è l’edificio bianco della biblioteca France Bevk realizzata nel 1949 a Sempeter e poi spostata a Nova Gorica visto l’aumento degli utenti. La nuova struttura è stata realizzata nel 2000 su un progetto degli architetti Vojteh Ravnikar, Robert Potokar e Marusa Zorec: si tratta di uno spazio aperto su quattro piani molto luminoso. Ospita anche libri in italiano, soprattutto sulla storia della città e del suo rapporto con Gorizia.

Il terzo edificio sulla piazza è il Teatro Nazionale Sloveno, costruito nel 1994. Oggi il palazzo ospita anche la Galleria cittadina (Mestna Galerija) sede di mostre temporanee.

Alle spalle di questi edifici c’è un boschetto di pini, con un parco giochi e il monumento alle Alessandrine, le donne che tra il 1850 e il 1960 partirono per l’Egitto come domestiche delle ricche famiglie.

Il Travnik con il Teatro Nazionale
Il Travnik con il Teatro Nazionale
Il Palazzo del Municipio
Il Palazzo del Municipio
Dettaglio della facciata del Municipio
Dettaglio della facciata del Municipio
Scorcio della biblioteca
Scorcio della biblioteca
Monumento per il Millenario della città
Monumento per il Millenario della città

3. SOLKAN – SALCANO

Il quartiere più antico

Possiamo considerare Solkan (Salcano) il centro storico di Nova Gorica, visto che è l’unica parte della città che esisteva prima del 1947 e faceva parte della Gorizia italiana.

Il caso vuole inoltre che il primo riferimento alla città di Gorizia nel documento di Ottone del 1001 fosse proprio Solkan. Questa parte di città venne distrutta più volte durante la Prima Guerra Mondiale e poi ricostruita fino ad assumere le odierne sembianze.

Solkan si trova a due passi dalla riva del fiume Isonzo, che qui è particolarmente adatto per praticare sport come kajak e canoa. Qui infatti c’è un famoso Kajak club.

In questa zona si trova anche la nuova passerella ciclopedonale sul fiume: collega le due sponde slovena e italiana e permette di fare belle passeggiate sulle colline circostanti.

L'Isonzo dal ponte pedonale di Solkan
L'Isonzo dal ponte pedonale di Solkan

Il museo di Villa Bartolomei

Ubicata in località Žabje a Solkan, Villa Bartolmei è una delle 11 sedi del Goriški muzej. Acquistata dal museo nel 1980, la villa è un edificio rurale del XVIII secolo di proprietà della famiglia Bartolomei, immigrati dalla città da Pergine in Valsugana.

Villa Bartolomei è un edificio a due piani di stile tardo barocco. Dietro l’edificio si trova un piccolo parco, mentre accanto al maniero sorgevano fabbricati agricoli.

Aperto soltanto il sabato dalle 15 alle 19 (ingresso 4 euro), questo originale museo ospita due mostre fisse e una mostra temporanea. Al secondo e ultimo piano si può visitare l’esposizione “Conservare il passato, fermare il tempo per oggi e per domani” che racconta il lavoro del restauratore, in particolare sul restauro dei dipinti su vetro e sulle tecniche di pittura. Con l’ausilio di suoni, luci, materiale grafico e contenuti video, la guida virtuale fornisce al visitatore tutte le informazioni necessarie sulle procedure ei principi di conservazione e restauro degli oggetti.

Al piano terra c’è la bellissima mostra sugli Oggetti InDimenticabili che racconta lo sviluppo della tecnologia degli ultimi decenni con una bella carrellata che spazia dalle macchine da scrivere ai floppy disk, dai walkman alle cabine telefoniche, passando attraverso tutti i modelli di cellulare e di autoradio. Un bel tuffo nel passato per chi ha vissuto gli anni Settanta, Ottanta e Novanta e uno spazio ricco di curiosità per chi non era ancora nato a quel tempo.

Il primo piano invece è dedicato alle mostre temporanee. Ancora per alcuni mesi sarà visibile “Di che film sei?”, che raccoglie centinaia di locandine di film degli anni Settanta, Ottanta e Novanta, insieme a videocassette, trailer dell’epoca, canzoni di cartoni animati e altri oggetti ormai inutilizzati che saranno molto familiari agli appassionati di cinema di quegli anni. Gli spazi sono allestimenti in modo innovativo e stimolante per un museo che merita davvero di essere visitato e che penso sia ancora largamente sconosciuto.

La mostra degi oggetti InDimenticabili a Villa Bartolomei
La mostra degi oggetti InDimenticabili a Villa Bartolomei
La mostra sul cinema degli Anni 70-80-90 a Villa Bartolomei
La mostra sul cinema degli Anni 70-80-90 a Villa Bartolomei
Il laboratorio di restauro a Villa Bartolomei
Il laboratorio di restauro a Villa Bartolomei

Il Ponte dei record

Con il più grande arco in pietra al mondo costruito sopra un fiume e il più grande arco in pietra tra tutti i ponti ferroviari, il ponte di Solkan (Salcano) è il ponte dei record. La campata dell’arco centrale è alta ben 85 metri. È anche il più imponente ponte della Transalpina, la linea ferroviaria che in Slovenia oggi collega Jesenice con Nova Gorica, oltre ad essere uno dei più noti ponti della Slovenia.

Costruito in meno di due anni, dalla primavera 1904 a dicembre 1905, il ponte è lungo complessivamente 220 metri. Per la costruzione dell’arco centrale furono impiegate 4533 pietre di calcare di Aurisina, appositamente tagliate. Minato dall’esercito austriaco in ritirata, nel corso delle battaglie sull’Isonzo, nel 1916 il ponte fu gravemente danneggiato durante la prima guerra mondiale, per essere poi riparato provvisoriamente dopo Caporetto nel 1917 e nel 1918 di nuovo attraversato da treni. Dal 1925 al 1927 le ferrovie italiane ricostruirono il ponte e riedificarono l’arco in pietra in due anni. Nella seconda guerra mondiale fu colpito da una bomba aerea che danneggiò l’arco senza farlo crollare. Dal 1985 il ponte di Salcano è protetto come patrimonio culturale.

La sua importanza rimase inalterata anche dopo la costruzione del nuovo ponte che da Nova Gorica porta alla strada di Osimo, verso il Collio sloveno (Goriška Brda).

ponte di solkan
Il Ponte di Solkan

4. IL VALICO DEL RAFUT

Collezione museale Pristava – Museo del contrabbando

Del circuito del Museo del Confine, fa parte l’interessante Collezione museale Pristava, meglio nota come Museo del contrabbando. Negli ex uffici del valico di seconda categoria di Pristava/Rafut è stata allestita una piccola ma molto interessante mostra multimediale e multisensoriale sul contrabbando, che veniva largamente praticato tra le due Gorizie, dopo la Seconda Guerra Mondiale, durante la guerra fredda.

In sloveno si usa il termine šverc in riferimento al piccolo contrabbando, ovvero al trasporto illegale oltre confine di beni più o meno di prima necessità.

Gli abitanti della fascia confinaria contrabbandavano beni sia dall’Italia verso l’allora Jugoslavia, sia in direzione opposta, nel tentativo di migliorare il loro tenore di vita. All’interno del museo sono esposti gli “oggetti proibiti” di un tempo, dal caffè ai giornali, ai detersivi, fino ai dischi di Albano e Romina.

Il museo svela anche i modi in cui gli oggetti erano portati da una parte all’altra del confine. La maggior parte delle volte i beni venivano nascosti nelle fodere o sotto gli indumenti, nelle automobili o nelle biciclette, fondamentalmente in tutti quei posti dove, si pensava, il doganiere non avrebbe controllato.

La mostra è corredata da un’ampia sezione fotografica con immagini d’epoca del confine. Tra le storie più curiose e famose c’è quella in cui la linea bianca che stabilì il confine divise una stalla dalla casa dello stesso proprietario.

Una stanzetta arredata con una scrivania, una sedia in legno e un armadietto, oltre all’immancabile fotografia di Tito incorniciata e appesa sulla parete. Lì dentro i poliziotti di frontiera, detti graniciari, interrogavano il contrabbandiere di turno. Oggi in questa stanza è possibile divertirsi con una “escape room”, su prenotazione.

Immagini storiche ai tempi del confine
Immagini storiche ai tempi del confine
Un'immagine della famosa stalla divisa in due dalla linea bianca
Un'immagine della famosa stalla divisa in due dalla linea bianca
La ricostruzione della stanza degli interrogatori all'interno del museo
La ricostruzione della stanza degli interrogatori all'interno del museo

Mostra Lasciapassare / Prepustnica

Vale la pena attraversare a piedi il valico del Rafut, di fronte al Museo del contrabbando, e passare dal lato italiano – facendo attenzione ai binari della ferrovia che passa proprio lungo il confine – per visitare il neonato museo del lato goriziano, la Mostra Lasciapassare / Prepustnica, allestita nella vecchia dogana sul lato italiano.

Si tratta di una mostra fotografica e multimediale alla scoperta della storia di Gorizia, Nova Gorica e del confine che la attraversa. Un viaggio tra le memorie dei testimoni e le immagini dell’epoca, all’interno di un piccolo ma significativo valico, uno dei luoghi simbolo dell’Europa, prima divisa e oggi riunificata.

Anche in questo caos l’obiettivo della mostra è raccontare la pluralità delle memorie di una comunità che si è risvegliata “di frontiera” nel secondo dopoguerra. Un mosaico di storie utile a comprendere la complessità del confine. Gorizia infatti è stata per molto tempo un’area di frontiera, prima di diventare una città di confine e la “città divisa dalla linea bianca”. Un luogo dove diverse identità si contaminano e si ridefiniscono, in una complessità di relazioni e di sentimenti che emergono dai racconti dei testimoni, dal loro vissuto e dai loro ricordi.

All’esterno della dogana è stata allestita una lunga e documentata serie di circa 100 pannelli circolari che, con immagini e parole, raccontano le tappe della storia delle due Gorizie e testimoniano le tante storie, spesso private e familiari, cambiate dal confine.

La parte interna della mostra è divisa in due stanze. In quella a sinistra viene proposta un’esperienza immersiva dedicata proprio alla linea bianca stabilita dal Trattato di Parigi. Sulla parete, su uno schermo unico diviso in due, sono proiettati filmati d’epoca che trasmettono, soltanto attraverso i volti delle persone, senza l’ausilio dell’audio, l’atmosfera e i sentimenti dei giorni in cui Gorizia veniva divisa. Un’immersione visiva e sonora che racconta i due punti di vista, quello italiano e quello jugoslavo, oltre alla drammaticità di dover scegliere da che parte stare.

La stanza a destra, invece, offre un’esperienza multimediale interattiva. Sul tavolo ci sono cinque oggetti simbolici: un pacchetto di sigarette, la miniatura della statua di Tito e di un carro armato, il libro di Franco Basaglia “L’istituzione negata” e il famoso lasciapassare (prepustinica in sloveno), che dà anche il nome alla mostra. Ognuno di questi oggetti attiva una sequenza di immagini e filmati che sviluppano diversi temi legati a quel periodo. Scegliere da che parte stare in pochissimo tempo ha ridefinito la vita di tante famiglie per i decenni successivi.

La creazione della linea bianca in una delle immagini dei pannelli circolari della mostra
La creazione della linea bianca in una delle immagini dei pannelli circolari della mostra
Il confine di Rafut
Il confine di Rafut
La stazione della Transalpina con il filo spinato che divide la piazza
La stazione della Transalpina con il filo spinato che divide la piazza

Villa Rafut

Un edificio poco conosciuto, anche perché purtroppo oggi è semi-abbandonato, è Villa Rafut, capolavoro in stile eclettico dell’architetto goriziano Antonio Lasciac, circondata da un grande parco e ultimata nel 1914. Tutti la chiamano “la villa dell’egiziano”, nonostante Lasciac fosse originario di Gorizia, dove nacque nel 1856 da una famiglia agiata. Dopo gli studi di architettura, intrapresi a Vienna, trascorse parte della sua vita in Egitto, tornando a Gorizia soltanto durante l’estate.

A 26 anni Lasciac arrivò ad Alessandria d’Egitto, per contribuire alla ricostruzione della città distrutta dai bombardamenti britannici: la passeggiata panoramica sulla Corniche, dallo stile eclettico europeo che ricorda moltissimo Trieste, fu uno dei suoi progetti, insieme ad alcune delle tante palazzine private e pubbliche che si affacciano sul bellissimo lungomare della città e a cui Lasciac lavorerà per un ventennio. Nel 1892 divenne membro della Commissione per la Conservazione dell’Arte Araba, mentre nel 1907 venne nominato architetto del Khedivè d’Egitto e ottenne l’onoreficenza di bey (affine al termine inglese di “sir”). Riuscì a convincere l’élite egiziana a non imitare semplicemente lo stile europeo ma a sviluppare qualcosa di diverso, realizzando uno stile neo-islamico con una mescolanza di modelli orientali eclettici moderni a cui si ispira anche la sua villa di Nova Gorica, oltre che nel Palazzo delle Assicurazioni Generali a Il Cairo. A Gorizia in borgo San Rocco progettò la fontana a foggia di obelisco. Morì a Il Cairo nel 1946.

La villa è unica nel suo genere in Slovenia e il progetto comprende anche un parco che circonda la villa e rappresenta un vero giardino botanico. Il parco e la villa sono attualmente chiusi da un cantiere che dovrebbe riportare l’area all’antico splendore.

Villa Rafut
Villa Rafut

Il cimitero ebraico

Il cimitero ebraico di Valdirose (Rožna Dolina) si torva a due passi dal confine della Casa Rossa e rappresenta il terzo tassello – insieme alla vecchia sinagoga e all’ex ghetto di Gorizia – della comunità ebraica goriziana. Oggi si trova in territorio sloveno, ma la sua presenza va letta insieme agli altri due monumenti alla memoria di questa comunità e della sua storia che si trovano nella città di Gorizia. La presenza di ebrei a Gorizia è attestata sin dal XVI secolo, con le famiglie dei Morpurgo e dei Pincherle. Nel 1698 fu istituito il ghetto. Nel 1850 la comunità ebraica era formata da 314 persone.

Il cimitero venne istituito nel 1881 e ospita anche alcune lapidi che vanno dal XIII al XVII secolo, presenti nel precedente cimitero e trasportate qui successivamente, anche se la maggior parte risalgono al Novecento. Il cimitero venne usato fino alla fine della seconda guerra mondiale, quando la comunità ebraica venne cancellata dal nazifascismo. Con la “linea bianca” del 1947, il cimitero rimase sul territorio jugoslavo. È il più antico luogo di sepoltura ebraico in territorio sloveno e oggi si trova in stato di grande abbandono ma è comunque visitabile.

Come tutti i cimiteri ebraici è ubicato su un leggero pendio dove sono sparpagliate le lapidi. il cimitero ospita sia lapidi molto semplici sia alcune appartenenti a importanti famiglie goriziane e alcuni personaggi illustri, tra i quali lo scrittore, filosofo e letterato goriziano Carlo Michelstädter, morto nel 1910.

Il cimitero si trova in un’area non segnalata, in mezzo a una serie di circonvallazioni e cavalcavia. Per arrivare, dal valico della Casa Rossa proseguire dritti oltre la prima rotonda, dopo circa 500 metri, si intravede un cavalcavia: proprio a quell’altezza, sulla destra, c’è un’area parcheggio dove lasciare l’auto. Sotto il cavalcavia si trova il sentiero che in un minuto conduce all’entrata del cimitero.

Lapidi del cimitero ebraico
Lapidi del cimitero ebraico
Il cimitero ebraico
Il cimitero ebraico

5.SULLE COLLINE

Il convento di Kostanjevica – Castagnevizza

Posto su sulla collinetta alta 143 metri, posta ai margini di Nova Gorica, all’inizio della valle del fiume Vipacco, a 200 metri dal confine con Gorizia, il convento di Kostanjevica (Castagnevizza in italiano), formato dalla chiesa dell’Annunciazione e dall’annesso convento dei Francescani, sorge in un’invidiabile posizione panoramica che permette allo sguardo di abbracciare tutte le montagne e le colline tra il Friuli Venezia Giulia e la Slovenia.

Da oltre 200 anni i padri francescani si prendono cura di questo luogo di pace, che affonda le sue radici nella storia e che dal 1985 è monumento nazionale artistico ed architettonico. Il monastero di Castagnevizza venne fondato nel 1623 dai Carmelitani. Dopo la chiusura dei conventi voluta da Giuseppe II d’Asburgo, venne riaperto nel 1811 dai Francescani, mentre nel 1947 passò dalla diocesi di Gorizia a quella di Capodistria. Il convento ospita una biblioteca con oltre 15mila libri, intitolata a padre Stanislav Škrabec, il più noto-slavista del XIX secolo, che visse a Kostanjevica per quarantadue anni.

La storia del monastero di Kostanjevica si intreccia con la storia francese, visto che ospita la tomba dell’ultimo re di Francia Carlo X di Borbone, qui sepolto insieme a cinque membri della famiglia reale al suo ministro di corte. Il sovrano fuggì all’estero nel 1830 a causa delle rivolte contro il suo regno. Su invito degli Asburgo nel 1836 si spostò a Gorizia presso i conti Coronini dove, dopo soli 17 giorni, morì di colera. Carlo X è l’unico re francese sepolto fuori dalla propria patria e l’unico re sepolto in Slovenia. Sembra che sia stato lo stesso sovrano, colpito dalla vista magnifica del santuario, ad esprimere il desiderio di eleggerlo a ultima e perenne dimora sua e della sua famiglia. La cripta si può visitare dal lunedì al sabato dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 17, la domenica e i festivi dalle 15 alle 17.

Nel giardino alle spalle del convento si trova probabilmente la seconda più ricca raccolta pubblica di rose Bourbon in Europa, con 80 varietà differenti, aperta al pubblico a partire dal 2004. Il roseto è visitabile in primavera, in particolare nel mese di maggio, quando le rose sono in piena fioritura e attirano appassionati da tutto il mondo.

Scorcio del monastero di Kostanjevica
Il Monastero di Castagnevizza dal valico del Rafut
Il Monastero di Castagnevizza dal valico del Rafut

Il santuario di Sveta Gora – Monte Santo

Si pensa che il primo santuario sul Monte Santo sia stato costruito nel XIV secolo e che sia stato poi distrutto dai Turchi alla fine del Quattrocento, ma la storia del santuario mariano come lo conosciamo oggi inizia nel 1539 con l’apparizione della Madonna a una giovane pastorella. L’anno successivo iniziò la costruzione dell’edificio sacro in stile gotico rinascimentale, la cui gestione venne affidata ai Francescani in fuga dalla Bosnia invasa dai Turchi nel 1565.

Il complesso è formato dalla Chiesa dedicata all’Assunzione della Vergine, dal convento e dalla casa del pellegrino. La chiesa ospita la pala della Madonna della Misericordia attribuita a Palma il Vecchio e donata nel 1544 dal Patriarca di Aquileia Marino Grimani. Fino al 1786 il santuario fu meta dei pellegrini friulani e sloveni, quando l’imperatore Giuseppe II chiuse il santuario e obbligò i Francescani a spostarsi a Gorizia dove rimasero fino al 1901, quando l’arcivescovo affidò nuovamente a loro il Monte Santo.

Durante la Prima Guerra Mondiale il santuario divenne luogo di scontri tra le truppe austro-ungariche e quelle italiane e ancora oggi sono visibili le trincee scavate sul dorso del monte. La chiesa venne ricostruita nel 1924 a tre navate e pianta a croce latina. Il Museo mariano annesso alla chiesa traccia la storia del santuario e delle sue vicissitudini.

Il santuario si raggiunge in auto tramite una comoda e ampia strada asfaltata. Da qui si gode di un magnifico panorama sulle colline e sulle montagne friulane e slovene.

Panorama dal Monte Santo
Panorama dal Monte Santo
Il santuario mariano sul Monte Santo
Il santuario mariano sul Monte Santo

Il castello-museo di Kromberk – Moncorona

Con le sue quattro torri angolari, il castello di Kromberk venne concepito come un grande palazzo residenziale, circondato da un bellissimo parco con anfiteatro e lapidario all’aperto. L’originaria struttura fu edificata nella prima metà del XIII secolo dal conte Enrico di Dornberg. L’intera area era un feudo dei Conti di Gorizia e, con la loro estinzione nel 1500, passò sotto il dominio della casa d’Asburgo.

Alla fine del XVI secolo passo alla famiglia goriziana dei Coronini (gli stessi proprietari di Palazzo Cornini Cronberg a Gorizia, sede di un altro interessante museo). Nel 1615 l’imperatore Ferdinando II concesse il titolo nobiliare von Cronberg insieme al potere giurisdizionale sul paese e al permesso di rinominare il castello Cronberg. Distrutto diverse volte durante la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, venne ricostruito nel secondo dopoguerra e, dopo la Conferenza di pace di Parigi, l’intera area passò alla Jugoslavia.

Dal 1954 il castello ospita il Goriški muzej, che ha restituito il castello al suo antico splendore. Le sue ricche collezioni di pittura e scultura documentano lo sviluppo dell’arte locale dal Medioevo al Rinascimento. Le sale al secondo piano ospitano esposizioni temporanee di archeologia, storia, etnologia e storia dell’arte.

Il Castello Kromberk
Il Castello Kromberk

Il Monte Sabotino

Il Monte Sabotino, alto 609 metri, è un altro interessante luogo da visitare, nonché simbolo di questo territorio: condiviso tra il comune di Gorizia in Italia e quelli di Nova Gorica e di Brda in Slovenia, il Sabotino è stato a lungo inaccessibile durante la guerra fredda, oltre a scenario di battaglia durante la Prima Guerra Mondiale.

Oggi è diventato Park Miru, il Parco della Pace ed è una meta molto frequentata dagli escursionisti. Il percorso a piedi parte l’abitato di San Mauro/Štmaver, proprio ai piedi del monte e il sentiero tematico costellato di curiosità e punti panoramici. In alternativa si può arrivare in auto dall’abitato di Gonjače nel Colio sloveno (Brda).

Lungo il percorso si trova il Museo all’aperto con la possibilità di visitare un incredibile sistema di trincee e caverne. Il Centro visitatori ospita invece la mostra del fronte isontino e sui tesori naturali del Sabotino che conserva un patrimonio naturalistico molto interessante, grazie alla sua posizione nel punto d’incontro tra le aree delle Dinaridi, delle Alpi e del Mediterraneo, oltre agli splendidi panorami che si estendono dal mare fino al Triglav, la più alta vetta della Slovenia.

I percorsi che conducono su questo monte sono così interessanti e particolari che meritano un post a parte.

Pronti per scoprire le tante anime di Nova Gorica, nonché di Gorizia?

Uno dei cartelloni che illustra parte del progetto GO! Borderless
Uno dei cartelloni che illustra parte del progetto GO! Borderless
Uno dei cartelloni che illustra parte del progetto GO! Borderless
Uno dei cartelloni che illustra parte del progetto GO! Borderless
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Uno dei cartelloni che illustra parte del progetto GO! Borderless
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Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

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