La prima volta che visitai Matera, nel 2017, mi chiesi come fosse possibile che non fossi andata a vedere fino a quel momento, un posto così unico al mondo e incredibilmente sottovalutato fino a pochi anni fa. Per fortuna Matera è stata recuperata. Ma la Basilicata è anche molto altro e mi ero ripromessa di tornare. Grazie all’invito di ElleViaggi, questa volta, oltre a tornare a Matera, ho avuto la possibilità di visitare alcuni paesi dell’entroterra materano arroccati sulle cime delle colline nella terra dei calanchi, rocce modellate nel corso degli anni dall’erosione delle acque superficiali sui cumuli di argilla bianca di questo angolo di Basilicata. Si tratta di uno dei paesaggi unici di questa parte di Italia, colpirono Carlo Levi ed è impossibile per chiunque rimanere indifferenti davanti alla meraviglia della natura.
Dalle colline è facile e rapido poi scendere in pianura. La costa jonica è un susseguirsi di spiagge piatte e strutture turistiche, ma le rovine greche di Metaponto e Policoro danno un’idea della profondissima influenza esercitata dalla Magna Grecia sull’Italia meridionale prima che le inondazioni dei fiumi rendessero queste aree paludose. Le opere di bonifica e irrigazione iniziate negli anni ’30 risanarono paludi e coste malsane abbandonate dalle popolazioni. Lungo tutta la costa, dove un tempo sorgevano le colonie della Magna Grecia, sono stati realizzati nuovi insediamenti balneari che, insieme alle coltivazioni di agrumi, albicocche, fragole e uva, hanno dato vita alla ripresa della costa ionica.
Ecco il mio itinerario con base a Tursi e con tutte le tappe legate alla storia, alla cultura, all’arte ma anche all’enogastronomia di questa terra che ha tantissimo da offrire soprattutto a chi ama scoprire i luoghi meno noti e spesso sottovalutati.
IL MERAVIGLIOSO BORGO DI TURSI
Tra i fiumi Agri e Sinni, a 20 chilometri dal Mari Ionio, nella terra dei calanchi, su una collina di formazione arenaria, sorge Tursi, salito alla fama per essere uno dei luoghi del film “Basilicata coast to coast”, ma già ben noto a chi conosce e apprezza Albino Pierro, poeta lucano due volte candidato al premio Nobel per la letteratura che qui nacque nel 1916. La sua casa natale è ora centro studi e museo, dove sono esposte alcune fotografie e dove è possibile visitare la sua biblioteca e il suo studio con la scrivania su cui scrisse i suoi versi. Tradotti in una decina di lingue, tra cui arabo e persiano, i versi di Pierro si possono leggere percorrendo la ripida strada che conduce alla Rabatana dove si possono cogliere anche le sue fonti di ispirazione e che dà forma al Parco Letterario nato nel 2010.
I primi insediamenti del borgo di Tursi risalgono al VIII-IX con i Saraceni, diventando poi conquista degli arabi. E proprio a questo periodo risale il quartiere arabo di Tursi, La Rabatana (rabat significa borgo fortificato), il primo nucleo abitato del paese. Costruito nel X secolo durante il periodo delle invasioni saracene, vi si entra inerpicandosi sull’argillosa altura, circondata da profondi burroni, passando per una strada ripida (“a pitrizze”) che conduce in un labirinto di viuzze e case assemblate intorno a un castello di cui oggi rimane ben poco. Dal suo punto più alto il panorama è suggestivo: edifici che sembrano sgretolarsi, vicoli stretti, ripide scalinate e case parzialmente restaurate scendono a cascata lungo il ripido pendio fino al centro del paese a valle.
Di notevole interesse artistico la Chiesa di Santa Maria Maggiore del X-XI secolo, che attualmente si presenta con una facciata quattrocentesca e interni barocchi ma che cela diversi tesori tra i quali un crocifisso ligneo quattrocentesco e un fonte battesimale in pietra del XVII secolo. Il vero tesoro si nasconde nella cripta del VII-VIII secolo e che nel 968 ha ospitato la cattedra vescovile della Diocesi di Tursi in quanto era l’unica chiesa esistente in Tursi. L’ipogeo è sottostante al presbiterio e si compone di tre piccoli vani comunicanti. Un vano custodisce l’altare dedicato a santa Maria Maddalena e il sarcofago in pietra con lo stemma di san Giorgio della famiglia De Giorgiis, passato poi alla famiglia Doria. I meravigliosi affreschi della cappella rappresentano storie di santi e iscrizioni in latino che raccontano la morte e la sepoltura in questo luogo di due giovani della famiglia De Giorgiis. Gli affreschi sono attribuiti a Giovanni Todisco che li eseguì, tra il 1547 e il 1550, per conto della Famiglia De Giorgiis. Dalla cappella si ammira infine al presepe di pietra del XVI secolo opera di Altobello Persio.
Tursi è formato da diversi rioni, ognuno con caratteristiche ben precise. La Rabatana è il più antico, a seguire si trova il rione San Michele con l’omonima chiesa e Palazzo Latronico, oltre alla casa-museo di Pierro, infine si giunge a piazza del Plebiscito su cui si affaccia la chiesa di San Filippo.
Santuario di Santa Maria Regina di Anglona
A una decina di chilometri da Tursi, sulla strada che conduce a Policoro, si trova il Santuario di Santa Maria Regina di Anglona, edificato in tufo e travertino nel XII secolo e ospitato oggi in una deliziosa oasi verde di pini ed eucalipti affacciata sulla valle dei calanchi.
Bellissime la facciata con il portale decorato da bassorilievi e l’abside, ma ancora più interessante l’interno decorato con affreschi che raffigurano episodi della Genesi, dell’Arca, il Sacrificio di Isacco e la Benedizione di Giacobbe.
Il giardino intorno permette anche una piacevole pausa nel verde per i pellegrini che arrivano qui, con tavolini, distributori automatici e servizi igienici.
Masseria Viviano a Tursi
Da quattro generazioni la Masseria Viviano a Pescogrosso, in comune di Tursi, rappresenta un esempio di come si possa allevare il bestiame all’antica. La masseria segue volutamente una tecnica di allevamento tradizionale, la stessa che si faceva una volta, usando i vantaggi tecnologici soltanto per gli aspetti logistici, con stalle all’avanguardia e sconfinati pascoli per mucche, pecore e capre.
Allevare in questo modo significa anche cambiare costantemente i pascoli per permettere ai prati di rigenerarsi ed allo stesso tempo mantenere pulito il sottobosco, effettuare la transumanza delle mucche podoliche percorrendo dislivelli e torrenti per permettere agli animali di cibarsi di tutto quello che di buono offre la terra.
La masseria ha anche due macellerie, una a Tursi e una a Policoro e di recente ha attivato una fattoria didattica, per avvicinare anche i più piccoli alle tradizioni della vita contadina.
VALSINNI, IL CASTELLO E IL PARCO LETTERARIO
Arroccato a 250 metri sul livello del mare su un’estrema propaggine nord orientale del parco nazionale del Pollino, tra il fiume Sinni e il Monte Còppolo, Valsinni è un delizioso borgo di questo angolo di Lucania, insignito della Bandiera Arancione del Touring Club Italiano lungo le cui viuzze strette e acciottolate è piacevole passeggiare. Il borgo ospita la Chiesa Madre dedicata all’Assunta e il Palazzo Mauri che ingloba un antico mulino con macine in pietra. Ma a Valsinni si va soprattutto per vedere il suo Castello normanno, abbarbicato in posizione spettacolare da cui si gode un panorama meraviglioso sui tetti del paese e sulle colline verso il fiume Sinni.
Il castello è noto per essere stato la dimora di Isabella Morra (di cui, si dice, qui aleggi ancora il fantasma), poetessa rinascimentale, figlia del feudatario locale, mai dimenticata grazie alla sua bravura letteraria e al suo triste destino.
A lei sono dedicati il Parco Letterario, inaugurato nel 1993 e uno dei primi parchi letterari italiani. Di Isabella sono arrivati a noi solo dieci sonetti e tre canzoni. L’esistenza di Isabella fu breve e tormentata, visto che la leggenda vuole essere stata uccisa dai suoi stessi fratelli che avevano scoperto la sua relazione con Diego Sandoval de Castro, signora di Bollita, oggi Nova Siri. In realtà sembra che due si fossero scambiati soltanto dei versi, ma ciò fu sufficiente per scatenare la violenza nei suoi confronti. Un’altra storia racconta che i fratelli sospettassero, o avessero prove, di un’intesa tra Isabella e il nobile spagnolo per l’occupazione armata del feudo di Favale. La realtà vera del rapporto fra i due resta un mistero.
Dimenticata per secoli, Isabella Morra fu riscoperta a inizio XX secolo dal linguista Angelo de Gubernatis, che la paragonò a Saffo e segnalò a Benedetto Croce lasua produzione letteraria, con la sua vena tetra e la sua carica drammatica. Fu proprio Benedetto Croce a portare Isabella all’attenzione generale: nel 1928 visitò Valsinni, provo inutilmente a trovare la tomba di Isabella e ricostruì la vicenda storica di Isabella e dei suoi familiari,
IL LIDO DI POLICORO
Se si è da queste parti è d’obbligo fare almeno una passeggiata al mare. La spiaggia di Policoro è lunga circa 7.400 metri e si estende dall’area del Bosco Pantano, nei pressi della foce del fiume Sinni, al centro turistico di Marinagri, incastonato nella foce del fiume Agri. Il tratto centrale ospita una duna artificiale e una lunga passeggiata. Sul lungomare si trovano anche gli stabilimenti balneari e alcuni bar e ristoranti.
Alle sue spalle una fascia boscata profonda circa 200 metri con aree attrezzate per i picnic e per le attività sportive. Nella zona del lido di Policoro si trovano anche il palazzetto dello sport Palaolimpia e la chiesa di San Francesco d’Assisi.
I VINI DELLE CANTINE TAVERNA A NOVA SIRI
Nell’area di Matera si pratica una viticoltura molto antica, anche se meno conosciuta rispetto ad altre zone della Basilicata. Una bella scoperta sono state le Cantine Taverna di Nova Siri, nella pianura di Metaponto sulla costa jonica.
La famiglia Lunati è proprietaria dell’azienda agricola che si estende per circa 250 ettari tra il golfo di Taranto e le colline interne. A ridosso del mare ma con vigneti che arrivano fino a 200 metri sul livello del mare.
Qui si lavora la terra da tre generazioni. Gli ettari vitati sono 20 in conversione biologica ed ospitano un mix di varietà locali ed internazionali, con cui si producono circa 60mila bottiglie di vino ogni anno.
Molto interessanti i vini della linea SenSO2 senza solfiti. Ottima la linea dei Sassi e davvero fantastico il Lagarino Cabernet Souvignon. Pasquale Lunati racconta l’amore per la sua terra e la passione con cui si coltivano i vigneti. Un’esperienza unica, un’accoglienza come solo la Basilicata sa fare.
CHIAROMONTE E LE CANTINE NELLE GROTTE
Con uno spostamento di qualche chilometro, si arriva a Chiaromonte, un bellissimo borgo su uno sperone roccioso di circa 800 m di altitudine sul livello del mare che domina la valle del fiume Sinni e del torrente Serrapotamo, in provincia di Potenza, nel Parco del Pollino.
Il borgo venne edificato dai Normanni nel IX secolo d.C. e ospita ancora oggi alcuni palazzi signorili come Palazzo Donadio, Palazzo Costanza, oltre alla Chiesa Madre di San Giovanni Battista che custodisce al suo interno una teca con le spoglie del Beato Giovanni da Caramola. Dalla sommità del paese il panorama è magnifico e spazia sul Parco del Pollino.
Il centro storico di Chiaromonte si adagia come un anfiteatro sullo sperone roccioso puntellato da numerose grotte scavate nella roccia e usate per conservare le riserve di vino rosso, prodotto localmente. Sono questa l’originale attrazione del borgo che la neonata Associazione Grotte di Chiaromonte sta provando a valorizzare puntando sul ricco patrimonio enogastronomico.
La tradizione vuole che Chiaromonte sia sempre stato luogo di produzione di buon vino, merito della buona esposizione dei suoi vigneti, da un clima mite ma sicuramente anche del luogo di conservazione. Lungo la strada delle cantine i visitatori possono visitare alcune di queste grotte e partecipare a degustazioni del tipico vino rosso locale, accompagnato da formaggio, salsiccia, focacce al sambuco e altri prodotti tipici.
Tra i prodotti tipici più interessanti c’è il miskiglio, ovvero una farina formata da grano, fave e orzo, tramandata da secoli, quando era una necessità arrangiarsi in tempi di povertà. Con questa farina si fanno i Raskatielli, pasta tipica di questa zona, conditi con pomodoro fresco e basilico, da gustare accompagnati dal Guarnaccino, vino bianco tipico del territorio. Per chiudere il pasto un bicchierino di sambuco, usato da queste parti anche per fare gustose focacce.
METAPONTO E LE TAVOLE PALATINE
Metaponto è una delle località più famose della Basilicata. Città molto antica, fondata nella seconda metà del VII secolo dai greci, ospita un parco archeologico molto importante. All’interno dell’area archeologica di Metaponto si trovano le Tavole Palatine, i resti di un tempio dorico risalente al VI secolo a. C. dedicato ad Hera, moglie di Zeus e sovrana dell’Olimpo.
Il tempio delle Tavole Palatine, restaurato nel 1961, era stato inizialmente attribuito al culto della dea Atena, successivamente sul frammento di un vaso, trovato nel corso degli scavi archeologici del 1926, venne rinvenuta una dedica votiva alla dea Hera.
I resti del tempio sono composti da 15 colonne con 20 scanalature e capitelli di ordine dorico. Delle 15 colonne, 10 sono sul lato settentrionale e 5 sul meridionale. L’area è circondata da meravigliosi oleandri che creano una cornice unica.
DOVE MANGIARE
Osteria 251 a Tursi
Il Sud è così, ovunque vai, ti lecchi i baffi. E la Basilicata non fa eccezione. All’Osteria 251 di Tursi ho avuto modo di assaggiare davvero tanti piatti tipici gustosi e fino a quel momento a me sconosciuti.
Abbiamo provato a fare a mano gli strascinati, la pasta tipica lucana che poi sono serviti con pomodoro, peperone e cacio, una vera delizia. Non sono mancati poi affettati di ogni tipo, melanzane e zucchine grigliate.
Quella che per me sono la vera prelibatezza sono i peperoni cruschi, ovvero croccanti, una ricetta della tradizione gastronomica lucana. Si tratta di peperoni dalla forma conica, dal colore rosso intenso e dal sapore dolce, coltivati in queste zone già a partire dal Seicento. La loro consistenza e unica e inconfondibile e io me se sono proprio innamorata.
All’Osteria 251 si mangia anche la pizza, che proverò la prossima volta.
DOVE DORMIRE
Relais Palazzo dei Poeti – Tursi
Nello scrigno della Rabatana di Tursi il Relais Palazzo dei Poeti è un posto unico, nato dall’attento recupero dello splendido e antico Palazzo Canonico. Il complesso è spazioso e labirintico perché ristrutturato mantenendo il più possibile gli spazi originari. Le camere si trovano al piano terra e al primo piano, mentre nel seminterrato c’è il ristorante. Gli spazi sono arredati con cura e lo sguardo spazia estasiato tra elementi architettonici eleganti come volte a botte in pietra e mattoni ad archi e soffitti con travi in legno. Le camere sono ampie ed accoglienti. La mia aveva una vista a dir poco eccezionale sulla terrazza e le colline circostanti.
Anche la cucina è promossa. La colazione è quanto mai variegata sia dolce sia salata, sempre con piatti locali, torte fatte in casa e frutta fresca. Il Relais Palazzo dei Poeti è il posto giusto per dormire a Tursi e respirare l’atmosfera magica di questo borgo fuori dal tempo.