Borneo malese fai da te: il mio itinerario tra gli animali della giungla

Si fa presto a dire Borneo. Il Borneo è un’isola di 743mila chilometri quadrati (due volte e mezza l’Italia), è la terza isola più grande al mondo per superficie dopo la Groenlandia e la Nuova Guinea ed è circondata, da ovest a est, da Sumatra, Giava, Sulawesi e le Filippine.

La terza isola per estensione al mondo ha anche il primato della più alta concentrazione di biodiversità. Vi si trovano otto distinti habitat naturali con circa 15mila specie di piante da fiore, 3000 specie di alberi, oltre a 221 specie di mammiferi terrestri e 420 di uccelli. La foresta pluviale del Borneo è l’unico habitat esistente per l’orangotango, oltre ad essere un importante rifugio per l’elefante del Borneo, il rinoceronte di Sumatra, l’orso malese, il babirussa, e il leopardo nebuloso del Borneo. Oggi però circa la metà della sua superficie è deforestata, per far spazio alle palme da olio, oltre che per il saccheggio di preziosi legnami.

Il Borneo si trova a cavallo dell’equatore: di conseguenza il clima è caldo-umido tutto l’anno, con temperature dai 24 ai 32 gradi ma con un altissimo tasso di umidità. Tutti i giorni ci sono temporali verso sera, anche nei mesi estivi. Durano poche ore e la mattina dopo è già tutto asciutto.

Agli occhi di tanti viaggiatori il Borneo sembra ancora un territorio particolarmente inaccessibile. In realtà oggi è possibile raggiungere l’isola da gran parte dell’Asia con compagnie aeree low cost e dai costi moderati, volando su alcuni piccoli centri della regione e da qui partire per escursioni alla scoperta di questo territorio così particolare.

Per me il Borneo ha sempre rappresentato il mito, tra realtà e fantasia, dei Pirati della Malesia. Chi se li ricorda? Emilio Salgari ha scritto le avventure di uno dei pirati più famosi di tutti i tempi senza spostarsi da casa, prendendo ispirazione soltanto dalla sua straordinaria fantasia e da una carta geografica e cambiando soltanto una vocale: la cittadina di Sandakan si trova nel Sabah, una delle due regioni in cui è diviso il Borneo malese, ovvero quella più a nord dell’isola, che la Malesia si spartisce a metà con l’Indonesia.

Il Borneo, dal punto di vista politico, è infatti diviso tra la Malesia e il piccolo ma ricchissimo stato islamico Brunei nella parte settentrionale e l’Indonesia (il Kalimantan) nella parte meridionale. La parte del Borneo malese è a sua volta spartito tra le regioni del Sabah e Sarawak. Avendo soltanto 5 giorni a disposizione da dedicare al Borneo all’interno del mio viaggio in Malesia, il mio itinerario si è concentrato nella regione del Sabah, dove si trova anche il punto più alto dell’isola, il Monte Kinabalu, con un’altezza di 4095 m sul livello del mare.

IL SABAH

I vascelli del portoghese Ferdinando Magellano attraccarono nel 1521 nel Brunei per poi dirigersi a nord, ma in realtà bisogna aspettare quasi 250 anni più tardi, nel 1763, per avere la prima colonia nel territorio del Sabah per conto della Compagnia britannica delle Indie Orientali. Anche questa colonia però durò pochissimo e la vera colonizzazione arrivò soltanto nel 1846, quando Palau Labuan fu ceduti dal sultano del Brunei ai britannici: nel 1881 la British North Borneo Chartered Company aveva la piena sovranità sui questi luoghi che, fino a quel momento, avevano avuto contatti minimi con il mondo esterno. Un altro colpo all’identità di questi territorio venne sferrato nel 1963 con l’adesione alla Federazione Malese: fu quello il momento in cui il Borneo settentrionale venne ribattezzato Sabah. Molti gruppi infatti da allora hanno in gran parte rinunciato ai loro costumi per assumere un’identità collettiva malese. Eppure io qualche differenza tra Malesia e Borneo l’ho notata. E non soltanto nella struttura fisica degli abitanti (quelli del Borneo mi sono sembrati più piccoli ed esili), ma anche nel carattere: meno abituati agli stranieri e ai viaggiatori, mi sono sembrati più affabili, gentili e curiosi, nonostante l’apparente rudezza dei modi.

Sebbene molte tradizioni siano scomparse, la popolazione del Sabah, oltre 3 milioni di abitanti, comprende più di 12 gruppi etnici riconosciuti che usano ancora svariati dialetti. Il principale gruppo indigeno è quello dei kadazan/desun. Poi vengono i murut del sud ovest e bajau, i cosiddetti zingari del mare. Negli ultimi anni nel Sabah sono immigrati anche filippini e indonesiani, soprattutto sulla costa est.

I tamu, ovvero i mercati, delle città e dei villaggi, che di solito hanno una cadenza settimanale, offrono una splendida occasione per ammirare il colorato mix di culture. I più grandi sono quelli che si svolgono la domenica a Kota Kinabalu o nella cittadina di Kota Belud, due ore a nord. La più grande festività dell’anno è Pesta Kaamatan, una festa del raccolto celebrata a maggio dai kadazan/desun.

Negli anni non è mutato soltanto il panorama culturale del Sabah, ma anche l’ambiente naturale, a causa dell’industria del legname che ha disboscato molte aree di foresta pluviale e ha piantato immense piantagioni di palma da olio che ha impoverito l’habitat delle specie selvatiche, minacciandone la sopravvivenza. La cosiddetta “terra sotto vento”, visto che i 72.500 chilometri quadrati del Sabah sono appena a sud della fascia dei tifoni, ospitano per fortuna ancora molti tesori naturalistici.

I principali centri urbani, Kota Kinabalu e Sandakan, non conservano purtroppo molti edifici degni di nota, a causa dei bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale che hanno distrutto gran parte delle città, ricostruite poi frettolosamente: nel 1942 i giapponesi invasero Labuan e Sandakan cadde in meno di tre settimane e, quando tre anni dopo, il 9 settembre 1945, si arresero, delle città rimaneva davvero poco a causa soprattutto delle bombe alleate. Sono luoghi dove però ci si può ancora immergere nella vita quotidiana degli abitanti, poco abituati ai turisti ma non per questo meno affabili e sorridenti.

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KOTA KINABALU

Il nostro viaggio è partito da Kota Kinabalu, il capoluogo del Sabah, una città che gravita intorno al suo porto e ai mercati alimentari, tra i più belli che abbia avuto la possibilità di vedere in questa parte di mondo. Il capoluogo del Sabah è un punto perfetto da cui cominciare l’itinerario on the road di questa parte di isola. È raggiungibile sia da Kuala Lumpur che da Penang da diverse compagnie low cost. Noi abbiamo volato da Penang con Air Asia e noleggiato l’auto direttamente in aeroporto per poi dormire la prima notte a Kota Kinabalu, la città perfetta per cominciare a prendere confidenza con questa meta.

Fino al 1968 Kota Kinabalu si chiamava Jesselton, da sir Charles Jessel, vicepresidente della British North Borneo Charted Company che stabilì qui il suo primo avamposto nel 1882. Nei primi anni del Novecento la costruzione della ferrovia permise un fiorente trasporto della gomma all’interno della costa. L’invasione giapponese nel 1942 diede iniziò a tre anni e mezzo di occupazione militare che rase al suolo quasi tutta la città. oggi la città è abitata da circa 250 mila abitanti ed è il centro più popoloso della regione.

In città non ci sono molte cose da vedere e se anche voi decidete di fare qui solo una tappa tecnica prima di cominciare l’itinerario, il mio consiglio è, dopo aver fatto un giro sul viale pedonale del centro, dove si affacciano anche ristoranti e negozi, di concentrarvi sulla riva del mare e sui mercati che qui si affacciano. Ogni giorno sulla riva c’è un immenso e labirintico mercato che, in realtà, è formato da tanti mercati distinti. Il Central Market, aperto tutti i giorni dalle 6 alle 18, comprende un mercato del pesce davvero splendido. Poi c’è l’Handicraft Market, dalle 7 alle 20 circa, detto anche Filipino Market per la nazionalità di molti venditori. Infine verso l’ora del tramonto c’è l’enorme mercato alimentare serale, dalle 17 alle 23. Più a ovest, poi, il lungomare continua con la lunga e bella camminata su cui si affacciano bar e ristoranti eleganti, affollati da molti giovani.

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ON THE ROAD

Da ovest ci si sposta verso est. È il Sabah orientale infatti la meta per chi vuole avvistare gli animali. Da Kota Kinabalu si può percorrere la strada principale della regione, ampia e asfaltata. La guida degli abitanti è prudente e dunque non c’è alcun problema a noleggiare un’auto e percorrere in autonomia le strade, anche se in realtà pochissimi scelgono questa tipologia di viaggio, preferendo gli spostamenti di gruppo organizzati in minibus, spesso dagli stessi lodge in cui si sceglie di alloggiare. Serve in ogni caso tenere in considerazione i tempi di percorrenza: essendo l’unica strada principale che collega l’ovest con l’est della regione, la strada è spesso molto trafficata, anche di camion, che rallentano anche di molto il viaggio.

Viaggiando da Kota Kinabalu, capitale del Sabah nel Borneo malese, a Sandakan sulla costa Nord orientale, la strada asfaltata affronta la dorsale montana del Crocker Range. Qui, dopo una serie di curve, compare in tutto il suo splendore il monte Kinabalu, la vetta più alta dell’isola con i suoi 4.095 metri. La cima, nera e frastagliata, si staglia verso il cielo, circondata da nuvole in rapido movimento. La strada prosegue poi scendendo dalla montagna coperta di vegetazione tropicale di una varietà sorprendente. Alberi altissimi ricoperti di innumerevoli piante parassite. Foglie enormi e fusti slanciati. Di tanto in tanto, qualche piccolo villaggio e alcuni negozi e ristoranti si affacciano sulla statale dove ogni grande rotonda è caratterizzata da un bizzarro e colorato monumento dedicato a un oggetto che contraddistingue il Borneo: dalle mucche alla teiera che versa il tè in una tazza, fino a un cespo di radicchio.

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SEPILOK

Sepilok è una minuscola cittadina famosa tra gli escursionisti vista la presenza di due importanti centri di tutela di specie a rischio di estinzione dove, tramite piattaforme di osservazione, è possibile vedere gli animali nel loro habitat naturale, durante la fase di vita in cui vengono abituati nuovamente alla vita selvatica.

Potete usare un’auto oppure fare una passeggiata a piedi per raggiungere e visitare tre luoghi importanti. L’Orangutan Rehabilitation Centre è la riserva più conosciuta e si occupa di allevare gli oranghi orfani o abbandonati a rischio di estinzione a causa dell’estendersi sempre più massiccio delle coltivazioni di palma da olio. Il Bornean Sun Bear Conservation Centre salva gli orsetti del sole del Borneo da condizioni di pericolo per la loro sopravvivenza: con un massimo di un metro e mezzo di altezza, questi orsi sono i più piccoli al mondo e vivono soltanto in questa regione. Il Rainforest Discovery Centre rappresenta una vera immersione nella foresta pluviale attraverso decine di sentieri, anche se l’attrazione più suggestiva è la serie di passerelle di 150 metri nella volta verde della foresta. C’è poi un bellissimo lago attraversato da un ponte sospeso e un’area dedicata alla flora del Borneo. Serve invece un’auto per raggiungere una terza riserva molto interessante: il santuario delle scimmie con la proboscide, le nasiche, che vivono soltanto in alcune zone del Borneo e si possono osservare a distanza ravvicinata nel Labuk Bay Sancturay.

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Per scoprire l’itinerario di visita completo dove vedere gli animali selvatici nel loro habitat naturale, ti possono interessare anche:

In Borneo nel santuario delle scimmie con la proboscide

Faccia a faccia con gli oranghi del Borneo nel centro di riabilitazione di Sepilok

Vedere gli orsetti del sole nel Borneo malese

SUKAU, IL FIUME E LE PALME

Prima di proseguire e raggiungere Sandakan, è indispensabile una deviazione verso sud per raggiungere il villaggio di Sukau e il Sungai Kinabatangan, il fiume più lungo della regione.

Non appena si comincia a scendere di quota compaiono le prime palme. Non le riconosco subito, inizialmente penso siano anche questa una specie locale. Ma poi mi accorgo che ce ne sono troppe, che sono tutte uguali e che le distese si perdono a vista d’occhio. Sono le palme che producono il famoso olio, ingrediente ormai presente nella maggior parte dei nostri cibi. Continuando a scendere verso la costa, il panorama diventa sempre più uniforme. Filari di palme da olio si susseguono, uno attaccato all’altro e in mezzo la strada asfaltata. Alcuni cartelli indicano le aziende proprietarie dei diversi appezzamenti. In alcuni appezzamenti le piante sono piuttosto alte, in altri le palme sono ancora basse, mentre altre aree sono state recentemente ripulite e si presentano come distese brulle. Sulla strada incontriamo autobotti, che invece di trasportare carburante, riportano la scritta «Palm oil» oppure camioncini che trasportano le palme appena tagliate.

L’immersione nella natura continua poi nel villaggio di Sukau e lungo il fiume Sungai Kinabangan, a una trentina di chilometri da Sepilok: il più lungo fiume della zona si può solcare a bordo di alcune piccole lance, guidate dagli esperti barcaioli locali che conducono gli escursionisti all’alba e al tramonto ad osservare la flora e la fauna della giungla. Dalla barca sul fiume color cioccolato si possono osservare varie specie di uccelli, vari tipi di scimmie, comprese le nasiche, che giocano sugli alberi, oranghi che costruiscono il nido e addirittura coccodrilli lunghi diversi metri che emergono dal fiume.

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La deforestazione del Borneo

Il Borneo è un territorio davvero incredibile: è stato calcolato che, nonostante l’isola costituisca soltanto l’1% dell’intero pianeta, ha originato sul suo territorio una biodiversità pari al 6% dell’intero pianeta: l’isola ospita ben 8 ecosistemi, dalla foresta tropicale, a quella pluviale, fino a quella di mangrovie.

All’inizio del Novecento circa il 96% della superficie del Borneo era ricoperta dalla foresta. Una percentuale scesa al 71% nel 2005 e al 55% nel 2015. Dal report del Wwf del 2016 si scopre che quasi la metà della superficie del Borneo purtroppo è oggi deforestata con la conseguenza che molta di questa biodiversità è andata perduta per sempre. Come si può ben immaginare, la deforestazione è iniziata per scopi commerciali, con le attività di vendita di legni pregiati e la produzione della gomma a inizio Novecento.

Il colpo di grazia è arrivato però a fine anni ’90 e all’inizio del 2000 con la diffusione a livello mondiale del consumo di olio di palma, vista come una grande opportunità, dopo che la crisi dell’estrazione della gomma aveva creato molta disoccupazione. Nel 2007 è stato calcolato che Indonesia e Malesia producono quasi il 90% di olio di palma consumato nel mondo. Oltre 7 milioni di ettari del Borneo sono coltivati con palme da olio e la deforestazione continua senza sosta con azioni già programmate fino al 2020.

Da dati del Wwf emerge che sono 40 milioni gli ettari di foresta rimasti, non tutti ancora completamente intatti: di questi, soltanto il 31%, pari al 17% dell’intera isola, sono destinati ad aree protette. Per fortuna ci sono ancora alcune «isole» protette di foresta primaria, ovvero quella foresta pluviale mai tagliata e ripiantata, ultimo rifugio di piante e animali selvatici. Nel 2007 Malesia, Indonesia e Brunei hanno firmato l’Heart of Borneo (HoB, Cuore del Borneo), per garantire il mantenimento di un’area di circa 240 mila chilometri quadrati (pari a due terzi l’Italia) composta da diverse zone di foresta pluviale da proteggere, in modo da conservare la biodiversità, tramite una rete di aree protette e, in parte, l’utilizzo sostenibile di terra forestale. Non si tratta di un unico parco naturale, ma di una situazione a macchia di leopardo. Sicuramente un primo passo anche se, ormai, il mito della giungla incontaminata del Borneo di Sandokan resta soltanto un ricordo.

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Per scoprire l’itinerario di visita completo a Sukau e lungo il fiume:

–  Tra coccodrilli e scimmie lungo il fiume Kinabatangan

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SANDAKAN

Dal nome di questa località il grande Emilio Salgari creò il suo intramontabile pirata Sandokan. Per chi, come me, ha letto i suoi libri da bambino, questa meta è assolutamente doverosa. Attenzione però a non rimanere delusi, perché la città è molto diversa da quello che ci si potrebbe aspettare. Sulla stretta imboccatura della Sandakan Bay, affacciata sul Mare di Sulu e verso le Filippine, la città di Sandakan si trova in una posizione strategica e, forse proprio per questo motivo, venne distrutta durante la Seconda Guerra Mondiale. La ricostruzione postbellica, molto frettolosa, sui terreni recuperati dal mare, seguì una griglia di edifici di grigio cemento, tutti uguali. Alcuni di questi, in particolare quelli affacciati al mare, negli ultimi anni sono stati dipinti con colori pastello che rendono più allegra l’atmosfera del lungomare, sicuramente la zona più bella da vedere in città. Nessun turista si ferma in città, usata soprattutto per il comodo aeroporto, a 11 chilometri a nord di Sandakan e a breve distanza da Sepilok: di conseguenza, i pochi viaggiatori che trascorrono qui anche soltanto poche ore, come abbiamo fatto noi, diventano un po’ un’attrazione per gli abitanti. Ad ogni passo che facevamo c’era qualcuno che ci salutava e ci sorrideva, da vicino o da lontano: bambini e ragazzi soprattutto, ma anche abitanti più anziani. Dedicare almeno qualche ora di visita a questa città può essere quindi una bella immersione nella realtà urbana del Borneo di oggi.

La storia moderna della città cominciò a fine Ottocento, quando il sultano del Brunei affittò la zona del Borneo nordorientale, tra la baia del Brunei e il Suingai Kinabatangan, all’American Trading Company, che però non riuscì a creare un insediamento nella città. ci riprovò qualche anno più tardi una società anglo-americana che nominò l’inglese William Pryer primo residente della costa orientale. Nel 1884 Sandakan era la capitale del British North Borneo e in poco tempo divenne un fiorente centro mercantile. Nel 1942 l’esercito giapponese occupò l’area, creando un campo di prigionia da cui cominciarono le tristemente famose marce della morte: nel 1942 circa 2700 soldati inglesi e americani vennero trasportati da Singapore a Sandakan e usati per costruire una pista d’atterraggio. A causa delle terrificanti condizioni di vita, cominciarono a morire a centinaia, quando fu deciso di spostarli a Ranau, a 260 chilometri di distanza attraverso la giungla. Morirono tutti, a parte 6 australiani. Oggi al posto del campo di prigionia c’è il Sandakan Memorial Park per non dimenticare questi orrori.

Si possono poi visitare due luoghi di culto molto diversi tra di loro ma ugualmente interessanti. Il Sam Sing Kung Temple è un tempio taoista, completato nel 1887 e dedicato a tre divinità (Lui Bei, Guan Gong e Zhang Fei), gli eroi del Romanzo dei tre regni del XIV secolo. A nord-ovest, dopo aver percorso una breve salita tramite una scalinata pedonale, si giunge alla St. Michael’s and All Angels Church, un tipico edificio inglese in pietra del 1893. Potrebbe essere interessante anche arrivare fino alla Agnes Keith House (ma noi non ce l’abbiamo fatta per motivi di tempo), un museo sulla vita e le opere della scrittrice americana i cui testi hanno introdotto molti occidentali alla storia e alla cultura del Borneo.

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DOVE DORMIRE

Siamo nella foresta pluviale, il clima ha un tasso di umidità elevatissimo e spesso la sera ci sono alcuni rovesci di pioggia, che durano soltanto qualche ora. Le giornate sono scandite dalla luce del sole, le notti cominciano presto e si trascorrono in spartani ma comunque comodi bungalow di legno, in cui all’inizio non è facile dormire, rapiti dai rumori della giungla, dagli scoiattoli che camminano sopra il tetto o dal rumore della pioggia e del vento. Dopo aver trascorso la prima notte in un piccolo hotel a Kota Kinabalu, abbiamo scelto due bungalow per le tre notti successive.

Ecco quali sono stati i nostri alloggi durante il nostro viaggio nel Borneo malese. Mi sento di consigliarveli sia per il costo sia per il servizio.

Kota Kinabalu

Hotel Kooler Inn – 1 notte 110 MYR

Sul viale centrale della città, facile da raggiungere e da trovare provenendo dall’aeroporto. Si può parcheggiare direttamente sul viale (la domenica il parcheggio è gratuito, solitamente l’autonoleggio fornisce anche alcune tessere per parcheggiare). L’hotel è piccolo ma funzionale, si trova al primo piano di un edificio. Le camere non sono enormi, ma sono pulite e hanno tutto quello che serve per un breve soggiorno, compreso asciugacapelli e bollitore per il tè. Il bagno è spazioso. Lo staff cortese e pronto a soddisfare ogni esigenza. Ve lo consiglio, mi è sembrato un ottimo rapporto qualità-prezzo.

Sepilok

Paganakan Dii Tropical Retreat – 2 notti 324 MYR

Non ci sono molti alloggi da queste parti. La maggior parte sono dislocati a due passi dal centro per la tutela degli oranghi, in modo che, chi non dispone di un’auto, possa raggiungere questi centri anche a piedi. Noi invece abbiamo optato per un bungalow a un paio di chilometri di distanza, immerso completamente nella giungla. Per raggiungerlo serve un’auto privata o un taxi. I bungalow sono spartani ma davvero belli, con zanzariera, aria condizionata e bagno privato. C’è anche la colazione inclusa nel prezzo del soggiorno e, volendo, si può anche pranzare o cenare nel piccolo bar-ristorante. Lo staff è piuttosto taciturno, però il luogo secondo me è davvero speciale per un viaggio nel Borneo. Le aree comuni ospitano anche alcune amache e panchine dove si può trascorrere qualche ora di relax ammirando la giungla. Di notte, se avete il sonno leggero, aspettatevi di sentire tutti i rumori della giungla, ma l’esperienza consiste anche in questo. Al mattino è probabile che appena aperta la porta vi troviate di fronte alcuni scoiattoli.

Sukau

Sukau Backpackers B&B – 1 notte 67,50 MYR

Questo è forse uno dei primi B&B sorti in questa zona e l’ho scelto proprio per l’esperienza storica che poteva vantare, oltre che per il costo davvero basso. Anche in questo caso il bungalow è dotato di bagno privato e aria condizionata. Le camere e il bagno sono spartani ma assolutamente funzionali. C’è un bellissimo giardino all’esterno e un’ampia area comune con bar e ristorante. La colazione è compresa nel prezzo e si può anche cenare a buffet, al rientro dall’escursione al tramonto. Lo staff è giovane e simpatico. Banco escursioni in lancia sul fiume e a piedi nella foresta con diverse possibilità e combinazioni per chi si ferma una o due notti. Un’esperienza indimenticabile, ve lo consiglio assolutamente.

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Puoi cercare in questa mappa altri hotel e alloggi dove dormire nel Sabah del Borneo malese



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Che ne dite di questo piccolo pezzo del Borneo malese che vi ho raccontato? Ci siete stati? Potrebbe essere una meta che vi ispira?

Se avete dubbi o volete chiedermi altre informazioni, scrivetemi!

Post Author
RitagliDiViaggio
Giornalista, blogger e autrice di guide di viaggio, non riesce ad immaginare una vita senza viaggi per scoprire nuovi luoghi e conoscere culture diverse. Ama l'arte, la natura, la fotografia, i libri e il cinema. Appassionata di Balcani e di Europa dell'Est, di Medio Oriente e Sud Est asiatico, spera di riuscire a vedere tutto il mondo possibile.

Comments

1 commento
  1. posted by
    fedevs86federico
    Mag 28, 2019 Reply

    Buongiorno

    io e la mia ragazza andremo in malesia ad agosto e volevamo fare 4gg nel borneo. Sono troppo pochi per vedere le principali attrattive del Sabah magari?

  2. posted by
    RitagliDiViaggio
    Mag 28, 2019 Reply

    Ciao Federico, noi siamo rimasti 5 giorni nel Sabah del Borneo, ma secondo me anche con 4 giorni riesci a vedere molte cose, soprattutto se ti concentri nella zona di Sepilok dove ci sono tutti i principali centri di tutela degli animali e magari scendi anche fino al fiume per un’escursione. Ti consiglio di volare sull’aeroporto di Sandakan, evitando Kita Kinabalu, così sicuramente risparmi un po’ di tempo. Se scorri l’articolo trovi i link a tutti i centri di tutela degli animali che ho visitato io, così ti puoi fare un’idea più specifica. Sono convinta che il Borneo vi piacerà molto!

  3. posted by
    Angelica
    Giu 2, 2019 Reply

    Ciao! Io e mio fratello andremo nel borneo ad agosto per 14 giorni (viaggio escluso).
    Ho pensato al seguente itinerario
    -partenza da singapore a kota kinabalu il 22 ora di pranzo
    -da kota kinabalu il 22 alle 19.30 prendiamo un bus notturno che intorno alle 4 di mattina ci fa arrivare a semporna
    -da semporna si prende lo scafo che ci porta a mabul dove quindi restiamo dal 23 al 27
    – da mabul andiamo a sepilok dove restiamo dal 27 al 29
    -da sepilok andiamo a kopel dove restiamo fino all’1 settembre, quando da sandakan prendiamo il volo per kuching
    -a kuching il 4 settembre prendiamo il volo per singapore, da cui prendiamo il volo a mezzanotte per l’italia

    Tu che ne pensi? È fattibile? Non ho mai fatto un viaggio simile.

    Grazie mille per il tuo blog, è molto utile!

    • posted by
      RitagliDiViaggio
      Giu 5, 2019 Reply

      Ciao Angelica, mi fa piacere che tu abbia trovato i miei articoli sul Borneo interessanti ed utili! Da quanto leggo il tuo itinerario mi sembra molto bello, però non avendo fatto tutte le destinazioni di cui parli, non ti so dire con certezza se è fattibile o meno. In ogni caso non ho avuto difficoltà a girare il Borneo, ho trovato gente accogliente e disponibile e le strade sono in buono stato, quindi penso che anche in caso di qualche imprevisto all’ultimo minuto, non dovresti avere problemi a riadeguare il tuo programma. Se vuoi, fammi sapere com’è andata al ritorno!

  4. posted by
    Elisa Rossi
    Ago 25, 2019 Reply

    Siamo appena ritornati da due settimane trascorse nel Borneo Malese, Sabah. La Natura è spettacolare, primordiale, affascinante, ma tutto costa troppo, si vedono pochissimi animali rispetto a quanto decantato, a parte primati e uccelli, la barriera corallina non ha nulla a che vedere con quella delle Maldive, della Polinesia o del Mar Rosso, le città sono bruttissime e ovunque (nelle città, sulle spiagge e in mare) c’è una sporcizia incredibile, soprattutto plastica. Non capisco perché in molti blog venga data una descrizione quasi fiabesca del Borneo, quando la realtà è altro. Anche sui costi non mi sono ritrovata per niente. Neanche con la Lonely Planet, la cui ultima edizione è del 2016, quindi non aggiornata. Tutto a dimensione di turisti cinesi o di ricchi anglosassoni. Due notti e due giorni nella Tabin Reserve 1500 euro x tre persone! Permesso x andare a Sipadan 250 euro a testa per un solo giorno, viaggio da Semporna o Mabul escluso. Danum Valley inarrivabile. Pacchetto offertoci dalla Sticky Rice di Kota Kinabalu x 12 giorni: 4.000 euro a testa. I resort x backpapers spesso sporchissimi. Il nostro a Mabul aveva vomito secco sulle pareti della stanza. In 30 anni di viaggi io e mio marito abbiamo girato mezzo mondo, visto e dormito e mangiato in luoghi stupendi o fatiscenti, ma mai abbiamo trovato una discrepanza tale tra prezzi e servizio offerto. E mai una tale impossibilitá a muoverci un minimo autonomamente. Informatevi bene prima di partire!

  5. posted by
    Federica
    Gen 1, 2020 Reply

    Ciao e complimenti per il blog! Il tuo itinerario è esattamente quello che vorrei fare io, ma sto avendo difficoltà a trovare una compagnia per affittare una macchina che accetti il drop off in una città diversa da quella di partenza. Ad esempio noi vorremmo affittare l’auto a Kota Kinabalu e lasciarla a Sandakan/Lahad Datu. Voi come avete fatto? Secondo te è fattibile?
    Grazie mille per

    • posted by
      RitagliDiViaggio
      Gen 4, 2020 Reply

      Ciao Federica, mi fa piacere che tu voglia visitare questi luoghi del Borneo, non ci vanno in molti ma secondo me sono molto interessanti. Capisco la difficoltà del drop off, l’abbiamo avuta anche noi ed eravamo parecchio disperati. Due sono i consigli che ti posso dare. Il primo: insistere con qualcuna delle compagnie di autonoleggiok locali, dicendo che ormai hai il biglietto per il volo di rientro da Sandakan e non puoi riportare l’auto a Kota Kinabalu (è quello che abbiamo fatto noi e non era una scusa, ormai dovevamo per forza fare così. Alla fine abbiamo trovato una piccola compagnia locale che è venuta a riprendersi l’auto a Sandakan applicandoci il costo del viaggio in bus di uno di loro da KK a Sandakan). La seconda: immaginare di volare sia all’andata che al ritorno su Sandakan. Con il senno di poi, ti dirò, potrebbe essere un’opzione che valuterei anch’io. Kota Kinabalu è una città interessante, con un mercato sul porto tra i più belli in assoluto, ma oltre a quello c’è poco altro e il percoso da KK a Sandakan è piuttosto lungo e non ci sono tappe interessanti lungo la strada (a meno che voi non vogliate scalare la montagna). Quindi potrebbe essere valida l’idea di guadagnare un po’ di tempo e magari esplorare la zona a sud del fiume Kinabatangan per poi comunque rientrare a Sandakan

  6. posted by
    Federica
    Gen 6, 2020 Reply

    Grazie infinite per la tua risposta. Sto ancora organizzando tutto, vediamo come va! 🙂

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