I georgiani sostengono di essere i primi vignaioli della storia: quel che è certo è che in questo Paese del Caucaso la viticoltura esiste da circa ottomila anni. E sono davvero parecchi. Dei vini profumati e frizzanti di questa regione parlava già Omero nell’Odissea.
In Georgia si è sviluppato un ampio assortimento di varietà di uve e metodi tradizionali di vinificazione. Sembra che in Georgia siano state catalogate oltre 500 varietà autoctone di uve, un numero davvero elevato, anche paragonato alle 350 dell’Italia.
La regione in cui si produce il 70% del vino è quella del Kakheti, estende a est di Tbilisi ed è nota per le sue aziende vitivinicole e per la sua antica tradizione di viticoltura. La Georgia ha un’ingente varietà di uve indigene. Tra le più notevoli ci sono la Saperavi rossa e la Rkatsitell bianca.
Probabilmente proprio grazie a questa straordinaria produzione vinicola, il Kakheti mi è sembrata la regione più turistica della Georgia. Dimenticate quindi le strade sterrate o piene di buche presenti in gran parte del resto del Paese. Nel Kakheti dove troverete strade perfettamente asfaltate, negozi e bancarelle di souvenir e prodotti locali, ma anche prezzi leggermente più alti rispetto al resto del Paese.
È una zona perfetta da esplorare in auto, che permette di fare tappa per le degustazioni nelle aziende vinicole. Assolutamente da provare il vino di quelle che utilizzano il metodo di vinificazione tradizionale chiamato qvevri o kvevri, dal nome delle tipiche anfore di terracotta custodite sottoterra in cui viene lasciato fermentare il vino. Dal 2008 è stato avviato un presidio Slow Food per il vino in anfora georgiano.
Il villaggio di Sighnaghi
È il villaggio più noto della regione del Kakheti: Sighnaghi sorge in cima a un colle, è un luogo pittoresco, più turistico rispetto alla media delle località della Georgia e rappresenta un’ottima base per visitare la regione.
Caratterizzato dalle tipiche case con balconi di legno ammirate già a Tbilisi. Sighnaghi è caratterizzato da un bel centro storico pedonale che ospita case tipiche ristrutturate con le tradizionali balconate riccamente intagliate nel legno che risaltano nei loro migliori colori pastello.
Nel villaggio ci sono anche diversi punti panoramici da cui ammirare le colline coltivate a vigneti dalla Valle dell’Alazani al Caucaso. Vale la pena fare una passeggiata esplorando tutti i vicoli, perché quando insospettabili stradine possono condurre a luoghi da cui ammirare viste mozzafiato.
Sighnaghi (dal turco signak, ovvero “rifugio”) venne fondata nel XVIII secolo da re Erekle II e doveva servire ancora come rifugio per la popolazione dalle incursioni nemiche. Gran parte della cinta muraria lunga quattro chilometri fatta costruire dal re è ancora in piedi, con 23 torri e sei porte, ognuna chiama come un villaggio della zona.
Arrivare a Sighnaghi dalla capitale Tbilisi è facilissimo: ci si mette meno di due ore per percorrere 110 chilometri lungo la strada più veloce. Vale la pena però, all’andata o al ritorno dalla capitale, percorrere la strada del vino di Kakheti che attraversa Telavi, facendo qualche deviazione, per visitare antichi castelli, chiese e monasteri, oltre che fare qualche degustazione nelle famose cantine.
Le tappe lungo la strada del vino del Kakheti
Percorrendo la strada del vino di Kakheti si attraversano villaggi tipici, disseminati di antiche chiese e castelli fortificati.
Partendo da Sighnaghi, ho percorso un itinerario di 5 tappe:
Gurjaani
A Gurjaani si trova la chiesa di Kvelatsminda, ovvero della Dormizione della Vergine Maria, dell’VIII secolo, l’unica chiesa a due cupole della Georgia.
Si raggiunge dopo aver lasciato l’auto al termine della strada asfaltata e aver percorso a piedi un sentiero. Sono sufficienti tre minuti e di solito non c’è nessuno, ma la chiesa è aperta e vale la pena ammirarne l’interno per apprezzarne le cupole affrescate.
Tsinandali
A Tsinandali, un villaggio a 60 km e un’ora di auto da Sighnaghi e 7 km a sud-est di Telavi, viene prodotto un famoso vino bianco.
Qui si trova la Tenuta Chavchavadze, il palazzo che prende il nome dal principe figlio dell’ambasciatore del Kakheti in Russia, uno dei personaggi più influenti della storia georgiana e oggi uno dei luoghi più noti in cui si possono degustare vini.
Purtroppo il giorno della mia visita la tenuta era chiusa per un evento privato.
Telavi
Un tempo capitale del regno di Kakheti, oggi Telavi è il centro amministrativo della regione. È la città più grande della regione del Kakheti e sorge nella Valle dell’Alazani, immersa nei vigneti tra i monti Gombori e il Cuacaso.
Nel Medioevo subì la furia dei Mongoli e all’inizio del XVI secolo venne devastata per due volte dallo shah di Persia Abbas I, responsabile del massacro di circa 60mila abitanti del Kakheti e del trasferimento forzato di altri 100mila in Persia.
Nel 1744 lo shah di Persia insediò Nadir insediò il principe locale Erekle II per governare la regione. Erekle II unificò il Kakheti al Kartli, situato a ovest, facendone uno stato semi autonomo, governandolo con una politica progressista ispirata all’Occidente e lasciando di sé un ottimo ricordo.
Per questo motivo sulla piazza della cittadina svetta ancora oggi la grande statua in bronzo del sovrano.
Telavi ospita un museo storico ed etnografico e non ha molte attrattive se non il castello di re Erekle II, che nacque e morì in questa cittadina. Il palazzo, che si trova sulla piazza principale della città, alle spalle del monumento equestre raffigurante il sovrano, conserva una copia del Trattato di Georgievsk, con il quale il regno del Kartli-Kakheti venne posto sotto il protettorato della Russia zarista. Il manoscritto originale è custodito a Tbilisi.
Monastero di Ikalto
A 15 km da Telavi, si trova il monastero di Ikalto: fondato nella seconda metà del VI secolo da Zenone, uno dei Tredici Padri Siri, è situato in una posizione panoramica su una collinetta in mezzo ai boschi e si raggiunge comodamente in auto.
Il complesso è formato da tre chiese. La chiesa principale, dove è anche sepolto Padre Zenone, venne costruita nell’VIII-IX secolo sulle fondamenta della chiesa più antica. Poi ci sono la chiesa della Trinità della seconda metà del VI secolo e la chiesa dell’Assunzione della Santa Vergine del XII-XIII secolo.
Il monastero è importante anche perché nel Medioevo ospitò una delle più importanti accademie religiose e culturali del Caucaso e venne fondata tra l’XI e il XII secolo. I ritrovamenti archeologici, ancora visibili, mostrano che qui c’erano anche laboratori artigianali e cantine. Alcuni resti delle vecchie cantine con i tipici kvevri sono ancora oggi ben visibili.
Cattedrale di Alaverdi
A 14 minuti dal villaggio di Alaverdi, si trova questa bellissima cattedrale, costruita nella prima metà dell’XI secolo. La grandiosità della struttura è valorizzata anche alla posizione panoramica in cui è stata costruita.
La chiesa originaria, sulle rovine della quale fu costruita l’attuale cattedrale, fu fondata nel VI secolo, da uno dei Tredici Padri Siri, giunti in Georgia dalla Mesopotamia nel VI secolo. La cattedrale è la più alta della Georgia, grazie alla sua struttura centrale di 50 metri.
Oltre alla cattedrale, il complesso monastico è formato dalle rovine della residenza estiva di inizio XVII secolo del governatore locale, da un refettorio, da una torre campanaria e dai resti di un marani, ovvero l’edificio utilizzato per custodire le anfore di vino. Il complesso, che in passato fu un importante centro ecclesiastico ed educativo, è ben protetto da mura fortificate costruite tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo.
IL VINO GEORGIANO
Il metodo tradizionale di vinificazione dei vini georgiani prevede la fermentazione anche di bucce, vinaccioli e spesso raspi in grandi anfore di argilla chiamate qvevri, sepolte nel terreno. La presenza delle bucce spiega il colore particolarmente ambrato o aranciato di alcuni vini bianchi georgiani. Da questo metodo deriva anche la produzione della potente acquavite locale, la chacha, distillata dalle vinacce dopo l’estrazione del succo.
Nonostante la fermentazione in stile europeo, del succo d’uva senza le vinacce, sia praticata in Georgia a partire dal XIX secolo, il semplice metodo tradizionale usato da tutti i vignaioli del Paese è rimasto invariato.
Il vino qvevri, definito anche “non filtrato”, è apprezzato oggi dagli estimatori del cosiddetto vino “biologico” perché non contiene additivi come lieviti, zucchero o zolfo o ne contiene in bassissima quantità. I vini qvevri hanno aromi molto diversi dalla maggior parte dei vini del mondo, che rientrano nella categoria dei vini definiti “naturali”.
Numerose aziende vinicole in Georgia oggi producono vini sia nello stile tradizionale sia in quello europeo.
Delle circa 2000 varietà di uve esistenti al mondo, 500 provengono dalla Georgia, anche se oggi le più usate sono le bianche Rkatsiteli, Mtsvane e Kisi e la rossa Saperavi.
Le cinque principali qualità di vino del Kakheti sono:
- Tsinandali: bianco secco di uve Rkatsiteli e dal 15% al 20% di Mtsvane
- Mukuzani: rosso secco di uva Saperavi
- Kindzmaruli: rossi secco e semisecco Saperavi
- Akhasheni: rosso secco Saperavi
- Napareuli: bianco e rosso di uve Saperavi
Ulteriori informazioni sui vini georgiani si possono trovare sui siti web della Georgian Wine Associatione della National Wine Agency purtroppo solo in georgiano.
LE CANTINE DOVE DEGUSTARE I VINI
Twins Old Cellar
L’azienda Twins Old Cellar si trova nel villaggio di Napareuli, 23 km a nord di Telavi.
È un’azienda a gestione familiare che produce vino qvevri ed europeo. Le degustazioni, accompagnate da formaggi e verdure alla griglia, comprendono tre vini e una chacha, ovvero la tradizionale acquavite.
C’è anche un piccolo museo dedicato al vino, oltre a un ristorante e a un hotel affacciati sui vigneti.
Shumi
Nel villaggio di Tsinandali si trova Shumi, un piccolo produttore con un vigneto con circa 400 varietà di viti e un museo che espone utensili antichi per la lavorazione del vino.
Il tour prevede una degustazione di 4 vini.
Winery Khareba
A 4,5 chilometri a est dal centro del villaggio Kvareli, la Winery Khareba è un’azienda che ha a disposizione 7,7 chilometri di cantine, scavate in una collina nei primi anni ’60. Oggi in quelle gallerie sono presenti oltre 25mila bottiglie di vini, sia europei sia qvevri.
Il tour prevede la degustazione di due vini europei e due qvevri, si svolge nelle cantine. C’è anche un ristornate.
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